giovedì 26 febbraio 2009

Quadro de Vieira Portuense, bolseiro de Portugal em Itália


Súplica de D. Inês de Castro, de Vieira Portuense


Francisco Vieira de Matos, que escolheu o nome artístico de Vieira Portuense (Porto, 1765 - Funchal, 1805) foi um dos introdutores doneoclassicismo na pintura portuguesa, juntamente com Domingos de Sequeira. Iniciou os seus estudos no Porto e em Lisboa, continuando-os em Itália, como bolseiro da Companhia Geral das Vinhas do Alto Douro, tendo sido vencedor de vários concursos em Roma. Partiu então para a Veneza e Parma, onde foi nomeado professor da Real Academia e retratista da Corte.

Voltando a Portugal em 1801, foi nomeado professor de desenho e figura na Academia Real de Marinha e Comércio do Porto, e mais tarde pintor da corte, dirigindo os trabalhos do Palácio da Ajuda.Com a saúde abalada, o pintor partiu para a ilha da Madeira, onde morreu tuberculoso.



Foi hoje notícia no Diário de Notícias do regresso a Portugal de um importante quadro de Vieira Portuense:

«O ministro da Cultura, José António Pinto Ribeiro, deverá dizer hoje, pelas 15.00, na cerimónia de apresentação de um quadro do pintor Vieira Portuense - comprado a 25 de Junho do ano passado num leilão de Pierre Bergé & Associés, em Paris -, que a obra foi adquirida por 258 mil euros pela Caixa Geral de Depósitos, mas que ficará no Museu Nacional de Arte Antiga para que possa ser apreciado pelo público.
(...)
O quadro em causa, de grandes dimensões (196 por 150 cm), é considerado muito importante pelos especialistas, por se tratar de um tema histórico excepcional, que ilustra um mito da História de Portugal e, também, porque a obra-prima de Vieira Portuense, D. Filipa de Vilhena armando seus filhos cavaleiros (1801) ter sido destruída num incêndio ocorrido há dois anos em casa do seu proprietário.
O quadro que o Ministro da Cultura conseguiu resgatar num leilão em Paris foi executado para o Palácio da Ajuda, tendo sido perdido o seu rasto desde 1807. Sabe-se que permaneceu no Rio de Janeiro, no Palácio de São Cristóvão, até à proclamação da República, tendo regressado depois à Europa, não se sabendo em que condições.»

LEONOR FIGUEIREDO
http://dn.sapo.pt/2009/02/26/artes/cgd_paga_quadro_vieira_portuense.html

mercoledì 25 febbraio 2009

Benedetto XVI ha promosso all'Ordine dei Vescovi del Collegio cardinalizio il cardinale José Saraiva Martins


Benedetto XVI ha promosso all'Ordine dei Vescovi del Collegio cardinalizio il cardinale José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, assegnandogli il Titolo della Chiesa Suburbicaria di Palestrina.


SARAMAGO E PESSOA - la Repubblica, 24 febbraio 2009

(estátua de Pessoa, no Chiado, da autoria de Lagoa Henriques- ver artigo precedente)


IN
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/02/24/saramago-pessoa.html

SARAMAGO E PESSOA
Repubblica — 24 febbraio 2009 pagina 37 sezione: CULTURA

Pubblichiamo la prefazione di José Saramago al libro "Poesie" di Fernando Pessoa (Bur pagg. 152, euro 4,90)


Era un uomo che conosceva le lingue e scriveva versi. Si guadagnò il pane e il vino mettendo le parole nel posto delle parole, scrisse versi come i versi si devono scrivere, come se fosse la prima volta. Iniziò chiamandosi Fernando, pesso a, persona come tutti. Un giorno gli venne in mente di annunciare l' imminente apparizione di un super Camões, un camões molto più grande del primo, ma, poiché era risaputo che egli fosse una persona discreta, solita passare per via dei Douradores con un impermeabile chiaro, cravatta a farfalla e cappello senza piume, non disse che il super Camões era lui stesso. In fondo un super Camões non è altro che un Camões più grande, e lui stava in riserva per diventare Fernando Pessoa(s), person e, fenomeno mai visto prima in Portogallo.

Naturalmente, la sua vita era fatta di giorni, e dei giorni sappiamo che sono uguali ma che non si ripetono, per questo non dobbiamo sorprenderci se un giorno, mentre passava davanti a uno specchio, Fernando vi abbia intravisto, per un attimo, un' altra persona. Pensò si trattasse di una delle tante illusioni ottiche che succedono di continuo senza che si presti loro troppa attenzione, o che l' ultimo bicchiere di acquavite gli avesse assestato un colpo al fegato e alla testa, ma, prudentemente, fece un passo indietro per confermare se, come è opinione corrente, gli specchi non sbagliano quando mostrano. Ma in questo, almeno, si era sbagliato: c' era un uomo che guardava da dentro lo specchio, e quell' uomo non era Fernando Pessoa. Era persino un po' più basso, il viso tendente al moro, tutto rasato. Con un movimento istintivo, Fernando si portò la mano al labbro superiore, poi respirò a fondo con infantile sollievo, i baffi c' erano ancora. Ci si può attendere molte cose dalle figure che appaiono negli specchi, tranne che parlino. E affinché queste, Fernando e l' immagine, che non era la sua, non restassero lì eternamente a fissarsi, Fernando Pessoa disse: «Mi chiamo Ricardo Reis». L' altro sorrise, fece un cenno di assenso con la testa e scomparve.

Per un momento lo specchio restò vuoto, nudo, ma subito dopo, apparve un' altra immagine, quella di un uomo magro, pallido, con l' aspetto di chi non ha più molto da vivere. A Fernando sembrò che costui avrebbe dovuto essere il primo, però non fece nessun commento, disse solo: «Mi chiamo Alberto Caeiro». L' altro non sorrise, fece soltanto un uguale, lieve cenno di assensoe se ne andò. Fernando Pessoa restò in attesa, aveva sempre sentito dire che non v' è due senza tre. La terza figura tardò solo pochi secondi. Era un uomo di quelli che sembrano avere salute da vendere, con l' inconfondibile aria da ingegnere laureato in Inghilterra. Fernando disse: «Mi chiamo Álvaro de Campos», ma questa volta non aspettò che l' immagine sparisse dallo specchio, si allontanò lui: probabilmente si era stancato di essere stato tanti in così poco tempo. Quella notte, cominciava ad albeggiare, Fernando Pessoa si svegliò pensando se il tal Álvaro de Campos fosse rimasto nello specchio. Si alzò, e quello che stava lì era il suo stesso volto. Allora disse: «Mi chiamo Bernardo Soares», e tornò a letto. Fu dopo questi nomi e alcuni altri che Fernando pensò fosse giunta l' ora di essere anch' egli ridicolo e scrisse le lettere d' amore più ridicole del mondo. Quando era già a buon punto nei lavori di traduzione e di poesia, morì. Gli amici gli dicevano che aveva un grande futuro davanti, ma lui non deve averci creduto, tanto che decise di morire ingiustamente, pensate un po' , nel fiore dei suoi 47 anni di età.

Un momento prima della fine chiese che gli dessero gli occhiali. «Dammi gli occhiali» furono le sue ultime e formali parole. Finora nessuno ha mostrato interesse a sapere per che cosa li volesse, al tal punto si ignorano o disprezzano le ultime volontà dei moribondi, ma potrebbe essere abbastanza plausibile che la sua intenzione fosse quella di guardarsi in uno specchio per sapere, infine, chi vi fosse lì. Non gli dette il tempo la parca. Fra l' altro, neanche c' era uno specchio nella stanza. Questo Fernando Pessoa non riuscì mai a essere davvero sicuro di chi fosse, ma grazie al suo dubbio possiamo riuscire a sapere un po' di più chi siamo noi.

(Traduzione di Orietta Abbati) - JOSÉ SARAMAGO


Poesie di: Fernando Pessoa
A cura di: P. Ceccucci
Editore:
BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
Collana:
Poesia
ISBN: 8817028827

Morte do Escultor Lagoa Henriques


"O grande problema do nosso tempo é conciliar a técnica com a ética, a estética e a poética" (Lagoa Henriques)

O Presidente da República Portuguesa referiu-se-lhe como um mestre que "marcou gerações de artistas de quem foi professor, sendo mesmo responsável por uma mudança importante na forma como a escultura é ensinada em Portugal", e como um artista com "uma vasta obra na escultura, no desenho, mas também na poesia" (Lusa). Nas palavras de Mário Soares (Diário de Notícias, 24.02.09), seu “amigo e fiel admirador”, Lagoa Henriques era um “Homem de imensa cultura e de extrema elegância no convívio. Deixa muitas saudades”.

O Mestre Lagoa Henriques faleceu a 22 de Fevereiro, aos 85 anos, "um homem fascinado pelas artes e que conseguiu transmitir aos alunos qualquer coisa de dinâmico e válido” para o escultor João Cutileiro (Lusa).

Lagoa Henriques (nascido em Lisboa a 27 de Dezembro de 1923) foi o autor da celebérrima estátua de Fernando Pessoa, na esplanada do Café Brasileira, no Chiado, em Lisboa, e de uma vasta obra poética, teórica, artística no senso mais lato do termo.

O que poucos sabem é que ele viveu em Roma cerca de um ano, bolseiro do Estado Português, frequentando a Accademia Nazionale delle Belle Arti (onde foi aluno de Marino Marini) e tendo estado instalado no Instituto Português de Santo António entre Abril de 1955 e Junho do ano seguinte. Daqui partiu para viagens de estudo por toda a Itália, mas também pela Grécia e até Egipto. No fim da sua estadia, deixou como recordação, um estudo para uma cabeça feminina que se conserva entre o acervo artístico do IPSAR.


O Instituto Português de Santo António em Roma, na pessoa do seu Reitor, Monsenhor Agostinho da Costa Borges, une-se ao luto da família e dos amigos de Lagoa Henriques.

in
http://www.ipsar.org/modules.php?name=News&file=article&sid=33

VER também
http://www.lagoahenriques.com/

martedì 24 febbraio 2009

Carlo Giacobbe e Isabella Mangani, portugueses na alma



Na passada segunda-feira, 16, a Aula di Storia della Musica «Nino Pirrotta»da Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza encheu-se de Portugal na voz de dois portugueses pelo coração: Carlo Giacobbe e Isabella Mangani. A sala estava repleta.

O primeiro, professor e conferencista naquela tarde, ilustrou com as suas palavras doutas e a sua bela voz de barítono a balada de Coimbra; cheia de graça e com uma voz extensa, rica, potente e muito sensível, Isabella Mangani trouxe Lisboa a Roma.

Os cantores foran acompanhados pelo "Conjunto Romano", constituido por Felice Zaccheo à guitarra portuguesa e por Franco Pietropaoli na guitarra clássica, outros dois italianos apaixonados por Portugal e virtuosos na sua arte.

Parabéns aos 4 pelas belíssimas actuações, e, esperamos, até muito breve!


Fradique Mendes chega a Itália


Eça de Queirós
La corrispondenza di Fradique Mendes


Memorie e note a cura di Roberto Vecchi e Vincenzo Russo



La vita e la corrispondenza di Carlos Fradique Mendes, l’immaginario poeta satanico inventato e
reinventato dalla penna di Eça de Queirós, in un gioco di finzione che precede di una generazione quello di Fernando Pessoa, sono mirabilmente narrati in questo romanzo pubblicato nel 1900 e finora inedito in Italia.
Il protagonista è un personaggio straordinario: aristocratico, dandy raffinato e erudito, instancabile viaggiatore e onnivoro conoscitore di ogni civiltà, leggiadro amatore, aperto spirito cosmopolita.
Questa biografia immaginaria viene ricostruita per frammenti: dall’ironico racconto della eterogenea formazione intellettuale fatta da preti di provincia e fervidi giacobini al ricordo delle prime prove letterarie alla Baudelaire, dal viaggio egiziano del 1871 alla quotidianità eccezionale vissuta tra Parigi, Lisbona e Londra.



Eça de Queirós

Riconosciuto come uno dei grandi maestri del romanzo europeo dell’Ottocento – come lo definiva, con una certa precocità storica, negli Anni Venti, Valéry Larbaud nei suoi appunti portoghesi – José Maria de Eça de Queirós (1845-1900) è il maggior scrittore della letteratura portoghese del XIX secolo: giornalista, diplomatico, saggista, e soprattutto romanziere. La sua vastissima opera in prosa comprende, fra l’altro: Il crimine del Prete Amaro, 1868; Il Mandarino, 1880; I Maia, 1888, L'illustre casa dei Ramires, 1900.


Collana Al Buon Corsiero
Formato 13 x 21
Pagine 180
Prezzo di copertina: € 16,00
ISBN: 978-88-8103-523-6

Edizioni Diabasis

via Emilia S. Stefano, 54 Reggio Emilia - Italia

• tel. 0522 432727 • fax 0522 434047 • info@diabasis.it • www.diabasis.it

venerdì 13 febbraio 2009

Associação italo-portuguesa em Turim

Recebemos agora uma mensagem da leitora de Português na Università degli Studi di Torino, Drª Filipa Lacerda, que nosdá notícia da constituição da associação ítalo-portuguesa Tu-Cá-Tu-Lá:



A vontade de fazer alguma coisa para dar a conhecer a língua e acultura portuguesa também era muita e, conversando com diversas pessoas, proporcionou-se a formação de uma pequena associação: a associação ítalo-portuguesa Tu-Cá-Tu-Lá.


Com o principal propósito de promoção e divulgação da língua portuguesa e das culturas por ela veiculadas, mas também aquela de incentivar encontros interculturais e agregar a comunidade portuguesa, fazemos diferentes actividades como encontros literários, gastronómicos ou visualização de filmes.

Muitos parabéns à Drª Flipa Lacerda e aos membros desta jovem associação!




VER
http://associazionetucatula.wordpress.com/

16 de Fevereiro - Fado na Sapienza


COLLOQUIA
2008-09

Carlo Giacobbe
Università La Sapienza

Il fado di Coimbra
dal postribolo all’accademia


ascolti musicali dal vivo con:
Isabella Mangani, voce - fado di Lisbona
Carlo Giacobbe, voce - fado di Coimbra

Conjunto romano

Felice Zaccheo, guitarra portuguesa

Franco Pietropaoli, chitarra classica

Lunedì 16 febbraio 2009, ore 17.00,
Aula di Storia della Musica «Nino Pirrotta»

Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza

P.le A. Moro 5, 00185 Roma


75 anos de La Salle em Portugal

A nossa aluna Roberta Spadacini, colaboradora da Congregação dos Irmãos De La Salle aqui em Roma, enviou-nos a notícia das comemorações do 75° aniversário da presença de La Salle em Portugal.
Enviou-nos também dois artigos (em italiano e em português) publicados no internet sobre as comemorações, em Braga e Barcelos, dos 75 anos da chegada dos primeiros Irmãos das Escolas Cristãs a Portugal.


Aqui publicamos um deles.
Obrigado, Roberta!

Em ambiente de festa, e com a presença de várias autoridades e convidados, deu-se início, no passado sábado, às comemorações dos 75 anos da chegada dos primeiros Irmãos das Escolas Cristãs a Portugal, mais concretamente a Braga. O encerramento está previsto para finais de Maio no colégio La Salle de Barcelos.

O actual director do colégio de S. Caetano, o barcelense José de Figueiredo, natural de Gamil, abriu a sessão para dar as boas vindas a todos os que se deslocaram a Braga para marcar presença nas bodas de diamante e recordar que o colégio de São Caetano fundado há mais de 200 anos, tem beneficiado muito da dedicação e criatividade de muitos Irmãos e educadores da comunidade dos Irmãos de La Salle, os quais “dedicados de alma e coração tudo fizeram para que nada faltasse aos alunos”.

Acrescentou ainda que as comemorações funcionam como um ponto de chegada, mas fundamentalmente como um ponto de saída porque “as exigências dos novos tempos vão exigir a remodelação das estruturas e a adaptação dos projectos educativos-pastoriais, em sintonia com as principais linhas orientadoras da Congregação”. Frisou ainda que “estes 75 anos têm o brilho do diamante, reflectido nas suas faces multicolores, símbolo de tão belos testemunhos que muitos conhecem e alguns dos presentes poderiam apregoar”. Foi o que fez o Ir. Iglésias, o mais português dos Irmãos espanhóis, que leva 64 anos a trabalhar no nosso país, com a sua intervenção, mais de cariz histórica, recordou aos presentes as diferentes fases desde a fundação do Instituto, chegada dos Irmãos a Portugal, sua expansão até à actualidade.

Álvaro Rodriguez, superior geral da Congregação dos Irmãos das Escolas Cristãs, difundida por 82 países, engrandeceu, com a sua presença as cerimónias e deixou bem vincado que “as crianças e os jovens mais desfavorecidos são a razão de ser” da missão dos Irmãos no mundo. Referindo-se à efeméride disse que “ têm sido 75 anos cheios de vida e criatividade para que as crianças e os jovens de ambos os sexos possam desenvolver e colocar ao serviço da sociedade os dons que Deus lhe confiou”. Sobre o papel do Instituto no mundo afirmou que “hoje, damos muita importância à educação não formal e somos cada vez mais sensíveis à formação das minorias étnicas, aos mais desfavorecidos e às vítimas de múltiplos abusos”, vincando a importância de continuar o bom entendimento com a Segurança Social e Ministério da Educação que com os dois colégios têm estabelecidos protocolos de colaboração.

Arcebispo de Braga, D. Jorge Ortiga, enalteceu missão no colégio dos órfãos e agradeceu o trabalho desenvolvido pela Comunidade de Irmãos de La Salle, considerando-o “imprescindível pra Braga e para Barcelos e para o mundo inteiro”. Dirigindo-se ao Superior Geral disse que ele “bem pode orgulhar-se dos filhos que tem em Portugal”. Falando dos órfãos referiu que hoje “órfão não é apenas quem não conhece os pais, mas também os que conhecendo os pais se sentem abandonados.

O capelão do colégio de São Caetano, cónego Jorge Coutinho, foi homenageado no passado sábado, pelo Instituto que lhe atribui das próprias mãos do Superior Geral, que foi visto como m privilégio, o título de afiliado. A distinção pelos cerca de 40 anos de serviços prestados pelo sacerdote foi atribuída pelo Instituto dos Irmãos das Escolas Cristãs, na pessoa do seu Superior geral que fez questão de expressar a sua “alegria por poder distinguir pessoalmente o homenageado”.

Ao acto assistiram várias personalidades da Arquidiocese de Braga, representantes das Câmaras Municipais de Braga, Alfredo, e de Barcelos, Jorge Cruz; os presidentes de junta de Maximinos e Barcelinhos. Marcaram presença, também, representantes de departamentos governamentais e de instituições de solidariedade social, educadores, crianças e jovens. Muitos dos antigos educadores, antigos irmãos compareceram e aproveitaram para reviver tempos passados. Álvaro Rodriguez, superior-geral da congregação dos Irmãos de La Salle, com a sua presença, muito prestigiou as comemorações, fez-se acompanhar por Jesus Miguel, provincial do Distrito de Valladolid, ao qual pertencem as duas comunidades portuguesas, de Braga e Barcelos. Também engrandeceram as festividades a presença de ilustres Irmãos, assim como a presença de antigos educadores e directores.

Ao cair da noite, houve um porto de honra servido no átrio do colégio para as autoridades, diversos convidados e alunos. Ainda houve o descerrar da lápide por parte do Superior-geral, Álvaro Rodrguez, assinalando a efeméride.

lunedì 2 febbraio 2009

De mês em mês: muita e boa música em Santo António dos Portugueses

Mendelssohn-Bartholdy

De semana em semana e de mês em mês: o novo órgão da igreja nacional dos Portugueses, em Roma, está a dar que falar. Um programa musical intenso, ao melhor nível europeu, torna cada vez mais participados os concertos pelo Reitor do Instituto Português de Santo António, Monsenhor Agostinho da Costa Borges, e pelo organista titular Maestro Giampaolo Di Rosa.

Aqui se publicam dois artigos, anteriormente publicados em www.ipsar.org acerca das últimas e das próximas manifestações culturais na verdadeira Via dei Portoghesi, no centro histórico de Roma.

A não perder!


Ciclo comemorativo de Mendelssohn-Bartholdy traz a Santo António três jovens músicos Portugueses

Daniel Ribeiro, Bruno Baptista e Tiago Ferreira, a par do organista titular da igreja nacional de Santo António dos Portugueses, Maestro Giampaolo Di Rosa, vão celebrar o 200° aniversário do nascimento de Felix Mendelssohn-Bartholdy com quatro concertos de órgão, de 3 a 8 de Fevereiro.

Os jovens artistas Ribeiro, Baptista e Ferreira frequentam a classe de órgão e improvisação com o Maestro Di Rosa na Escola das Artes da Universidade Católica Portuguesa. Ferreira (já licenciado em música sacra) e Ribeiro são finalistas do master em música sacra; Baptista frequenta o primeiro ano da licenciatura. Os três têm já notável curriculo em Portugal e no estrangeiro.

O ciclo inicia terça-feira próxima, 3 de Fevereiro, às 21 horas: Giampaolo Di Rosa vai interpretar, em sucessão, quatro duetos de J. S. Bach (1685-1750) e três prelúdios e fugas de F. Mendelssohn-Bartholdy (1809-1847), ao que se irá seguir um momento de improvisações sobre o nome de Bach.

Três dias depois, a 6 de Fevereiro, à mesma hora, é a vez dos jovens portugueses executarem as Sonatas op. 65 n. 1, 2 e 3 de Mendelssohn-Bartholdy e o Preludio e fuga in do maggiore BWV 547 de Bach. O programa é completado no dia seguinte, sempre às 21 horas, com as Sonatas op. 65 n. 4, 5 e 6, e algumas improvisações.

O Maestro Di Rosa fecha o ciclo domingo, dia 8, às 18h30, com improvisações sobre temas de Mendelssohn-Bartholdy.

Mais uma oportunidade a não perder: vir à bela igreja barroca que a Comunidade lusitana de Roma engrandeceu ao longo de cinco séculos, para ouvir o grande órgão de Santo António dos Portugueses, a mais recente e importante obra que assinala, e tão dignamente, a presença nacional em Itália.

VER:
http://www.ipsar.org/modules.php?name=Calendar&op=modload&file=index&type=view&eid=334
http://www.ipsar.org/modules.php?name=Calendar&op=modload&file=index&type=view&eid=336
http://www.ipsar.org/modules.php?name=Calendar&op=modload&file=index&type=view&eid=337
http://www.ipsar.org/modules.php?name=Calendar&op=modload&file=index&type=view&eid=338

Fim-de-semana musical em Santo António dos Portugueses
http://www.ipsar.org/modules.php?name=News&file=article&sid=30

Sob o signo de São Paulo e da festa litúrgica da sua conversão, no âmbito das comemorações do ano paulino, a igreja de Santo António dos Portugueses acolheu mais um concerto de órgão pelo seu organista titular, Maestro Giampaolo Di Rosa. Desta feita, porém, tratou-se de um concerto especial, e mais que especial, de um concerto excepcional.

Houve de três momentos de improvisação vigorosa, sob temas da tradição portuguesa e italiana (Salve Regina, ora pro nobis Maria de Fátima, O sanctissima... siciliana, ...Salve Regina do canto gregoriano) em que o artista demonstrou o seu génio e a sua capacidade de criação improvisada, ao que o novo grande órgão da igreja nacional portuguesa respondeu com toda a sua cor, subtileza, multiplicidade, potência.

Esta improvisação era feita a par e passo com a leitura e breve interpretação de textos de S. Paulo (Conversione di Saulo, Att 9, 1-6, Come amare, Rm 12, 9, Inno alla Carità 1Cor, 13, 1-8), feita pelo Reitor de Santo António dos Portugueses, Mons. gostinho da Costa Borges.

Um concerto especial e excepcional, portanto, destes que fazem história, a um mês da sua inauguração. Assistiu o Senhor Embaixador de Portugal junto da Santa Sé, Dr. João da Rocha Páris, e um grupo significativo de melómanos, que no fim do espectáculo vieram saudar Giampaolo Di Rosa.

Fim-de-semana, de resto, todo ele marcado pela excelente música na Via di Portoghesi, Na véspera deste concerto, apesar da incessante chuva que tantas vezes desmoraliza o povo romano, uma igreja cheia e entusiasmada assistiu ao concerto que o Maestro português Álvaro Lopes Ferreira dirigiu.

A orquestra a plettro C. Bertucci – 15 virtuosos dos mandolini, mandole, chitarre, arpa, mandoloncello e contrabasso – interpretou temas portugueses de grande leveza e alegria (João Domingos Bomtempo, Carlos Seixas) e ainda Cauciello, Falbo, Copertini, Calace, Rotondi e Mereu.

Na primeira fila estavam, entre outros, o novo Conselheiro Cultural da Embaixada de Portugal junto do Estado italiano, Dr. Paulo Cunha e Silva, e a jovem artista plástica portuguesa Joana Vasconcelos, consagrada em Itália e presente, entre outros certames, na Bienal de Veneza de 2005.


"A cultura como factor da identidade Nacional e desenvolvimento de Cabo Verde"


Ontem, 1 de Fevereiro, às 16.00, na Embaixada do Brasil junto do Estado Italiano, Palazzo Pamphilj na Piazza Navona, foi apresentado o tema do V Congresso della Diaspora Capoverdiana: "A cultura como factor da identidade Nacional e desenvolvimento de Cabo Verde".

Uma hora depois foi apresentado o livro "Chiquinho" de Baltasar Lopes da Silva, o pai da literatura caboverdiana que se poderá ler finalmente em Italiano. A trdaução é do Professor Vincenzo Barca, docente da Faculdade de Letras da Università degli Studi di Roma La Sapienza.


Agradecemos a assinalação à aluna de Português da Università Roma Tre, Alessandra Silos de Brito.


VER:


VER também:


Baltasar Lopes, Chiquinho, romanzo capoverdiano, a cura di Vincenzo Barca, collana L'altra riva 76, Edizioni Lavoro, Roma, ottobre 2008.

"Lisboa", de Ivana Bartolini


Ivana Bartolini, estudante de Português e grande amante da cidade de Lisboa, foi uma dos alunos que viram este domingo de manhã Lisboa, no programa exibido pela RAI, e anteriormente noticiado em Via dei Portoghesi. Aqui estão as poéticas evocações que Lisboa lhe sugeriu e sugere: obrigado e parabéns!


Esta manhã, à hora do pequeno-almoço, vi na televisão um documentário sobre a capital de Portugal: Lisboa! Foi um belo despertar para mim, porque gosto muito desta cidade.

O programa foi só cerca de meia hora. Com certeza não foi suficiente para falar duma cidade, mas bastante para encantar mais uma vêz quem, como eu, ama Lisboa e quem ainda não a conheça.

Em frente dos meus olhos passaram imagens de ruelas, escadas, praças, igrejas, azulejos, monumentos, gaivotas e do rio Tejo que abraça a cidade toda.

Passaram também as imagens de Sintra, que foi a residência do Verão da família real. Ali não há a luz de Lisboa, só a cor cinzenta do nevoeiro. Todavia Sintra é igualmente encantadora, misteriosa e mágica.

Um pouco de historia, o fado de Amália e a voz de Mafalda Arnauth fecharam o programa.

Acho que voltar a Lisboa é como reencontrar um amor perdido que está lá sempre à nossa espera.


IVANA BARTOLINI