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Il libro Da Bollati Boringhieri il «Quaderno» rifiutato da Einaudi
Saramago e il Cavaliere: italiani, fino a quando?
Saramago e il Cavaliere: italiani, fino a quando?
MILANO - «I fatti di questi mesi confermano quello che penso: Berlusconi è, o dovrebbe essere, la vergogna dell' Italia. So che la maggioranza degli italiani continua a sostenerlo. E io mi domando: fino a quando?». José Saramago non ha cambiato idea rispetto al maggio scorso, quando il suo libro, Il quaderno, raccolta dei testi scritti per il suo blog, venne rifiutato da Einaudi per i giudizi durissimi sul presidente del consiglio italiano, paragonato a un «capo mafioso». Ora il libro esce da Bollati Boringhieri (prefazione di Umberto Eco) e Saramago rilancia. «Forse, a dispetto della mia età e dell' esperienza sono un po' ingenuo - dice al «Corriere» - . Non mi aspettavo certo una censura dopo vent' anni di collaborazione. La paura, che riesco anche a capire, ha offuscato gli occhi dei responsabili di Einaudi». Nel libro Saramago mostra tutta la sua delusione verso il nostro Paese. «Il più offeso - scrive - sono io. Offeso nel mio amore per l' Italia, per la sua cultura, per la sua storia, offeso, anche, nella mia pertinace speranza che l' incubo abbia fine». Un giudizio di cui non si pente. «Credo di non essere stato severo, ma giusto. Continuo a sperare che Berlusconi diventi, in un prossimo futuro, il personaggio principale di un' opera buffa su cui ci si possano fare delle grandi risate». L' attacco al premier non stupisce in un libro che unisce riflessioni filosofiche, tributi ai grandi della letteratura (da Pessoa ad Amado, da Machado a Fuentes), divagazioni e che gronda indignazione nei confronti della politica. Il blogger Saramago attacca l' atteggiamento di Israele verso i palestinesi, descrive Bush come un uomo «di intelligenza mediocre» e «ignoranza abissale», che «si è presentato all' umanità nella posa grottesca di un cowboy che avesse ereditato il mondo e lo confondesse con una mandria di buoi». Da ateo militante, che neppure la grave malattia del Natale 2007, quando è «morto per nove ore», ha piegato («negherei la mia vita, i miei sentimenti, il mio lavoro se mi convertissi. Mi piace guardarmi allo specchio e vedere sempre la stessa faccia»), scrive che se Dio esiste «non ha mai parlato con Ratzinger», attacca il fondamentalismo di tutte le religioni mentre si prepara ad affrontare le polemiche che susciterà il nuovo libro, «Caim», cioè Caino, reinterpretazione del primo fratricidio della storia. Neppure alla sinistra Saramago risparmia aspri rimbrotti. «Sono, finché vivo, di sinistra - spiega il premio Nobel - ma questo non mi impedisce di criticarne gli errori, le carenze, l' impotenza, spesso suo riprovevole corollario». Ricorda quando dichiarò che «la sinistra non ha la più schifosa idea del mondo in cui vive» e nessun partito comunista, «neppure quello di cui sono membro scese in campo per ribattere». Tutt' ora vede uno schieramento che «codardamente continua a non pensare, a non agire, a non arrischiare un passo». Una situazione che riguarda tutta l' Europa, anche il suo Paese che domenica andrà al voto: i socialisti del primo ministro José Socrates, che alle passate elezioni avevano ottenuto la maggioranza assoluta, ora sono solo lievemente in vantaggio sul centro-destra di Manuela Ferreira Leite, la Thatcher portoghese. «Sono tranquillo: la destra perderà. Socrates avrà i numeri per governare. In ogni caso la sinistra mondiale deve risolvere un problema, da cui deriva la sua sopravvivenza: avvicinandosi al centro non si è accorta che si avvicinava alla destra. I canti delle sirene capitaliste, il progresso materiale, la manipolazione continua da parte dei media hanno catturato molti degli elettori tradizionalmente di sinistra. Oltretutto la sinistra, soprattutto quella sindacale, è entrata in un processo di devitalizzazione ideologica che ha annullato la sua capacità di intervento, come dimostra la crisi attuale. La destra non ha bisogno di idee per governare, la sinistra non può sopravvivere senza».
Cristina Taglietti
Pagina 15 (25 settembre 2009) - Corriere della Sera
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