In Portogallo c’è una
profonda recessione. I portoghesi emigrano nelle ex colonie per cercare lavoro.
Nonostante questo gli italiani continuano ad emigrare a Lisbona. Perché? Di
questa scelta in controtendenza racconterà il film in fase di ultimazione, I
figli di Tabucchi. Un documentario girato da un fotografo, un traduttore e un
giornalista, tutti e tre italiani emigrati in Portogallo.
Il film racconterà le storie delle generazioni di italiani emigrati a
Lisbona, dove attualmente i portoghesi stanno cercando di sopravvivere alla
crisi economica. Il titolo racchiude l’omaggio a Antonio Tabucchi, scomparso
nella capitale portoghese il 25 marzo di un anno fa.
“Ci stavamo raccontando di Lisbona, dei tempi trascorsi durante l’Erasmus
fatto anni prima, eravamo ancora a Roma a un compleanno di un amico” spiega il
giornalista Daniele Coltrinari, che sta realizzando il film assieme al
fotografo Luca Onesti e al traduttore Massimiliano Rossi. Anche gli autori,
come le persone che intervistano nel film, sono emigrati la scorsa estate in
Portogallo per realizzare il loro progetto e per trovare altre opportunità di
lavoro. Perché a volte “la perdita di un
lavoro (precario) non può fare altro che farti diventare ancora più precario di
prima e così siamo partiti”, racconta Daniele.
“Mi piacciono le storie. Sono anche un ottimo ascoltatore di storie. So
sempre, anche se a volte resta vago, quando un’anima o un personaggio sta
viaggiando in aria e ha bisogno di me per raccontarsi”, scriveva Antonio
Tabucchi
Massimiliano Rossi, che da diversi anni risiede alcuni mesi dell’anno a
Lisbona dove insegna italiano, ha convito Daniele e Luca a raggiungerlo e a
investire con lui gli ultimi risparmi per iniziare le riprese, che sono
cominciate a settembre del 2012. “Il film sarà una pellicola indipendente che
presenteremo ai festival del cinema portoghesi, italiani e internazionali –
raccontano i tre autori, tutti trent’enni -. Attualmente stiamo completando le
ultime interviste, prima di iniziare la fase di montaggio. Per chiunque voglia
partecipare con un racconto o contribuire in altre forme al documentario, può
contattarci a lisbonablogger@gmail.com”.
Chi sono allora gli italiani che emigrano a Lisbona? Per trovare o
costruirsi un lavoro. Sembra un paradosso, più che mai di questi tempi, ma è
soprattutto di questo che parlerà il film. Una delle principali ragioni è
quella di imparare la lingua, perché il portoghese è parlato da più di trecento
milioni di persone nel mondo e le economie emergenti in questo momento sono i
paesi come il Brasile, l’Angola e il Mozambico in cui si parla il portoghese. Dall’altro lato c’è un fattore legato alla
lingua italiana, che in qualche modo torna utile oltre che per lavori di
traduzione o nella ristorazione, ma anche se si tratta di lavorare per le
multinazionali che delocalizzano nel paese e cercano personale che parli
italiano nei callcenter. Questa situazione la spiega bene la storia di Ilaria
Federici, anche lei trentenne, emigrata a Lisbona per lavorare in italiano nel
callcenter di una multinazionale, con una laurea e un master in tasca e un
lavoro precario lasciato in Italia.
“La notte è calda, la notte è lunga, la notte è magnifica per ascoltare
storie”, scriveva Tabucchi su Requiem
Sono loro i protagonisti del documentario, le generazioni figlie di Antonio
Tabucchi “uno scrittore che riesce a descrivere molto bene lo straniamento di chi
vive fuori dal suo ambiente naturale, declinandolo però in un senso positivo:
ti fa sentire allo stesso tempo lontano e a casa propria – spiega Luca Onesti –
I libri di Tabucchi sono fatti per chi ama viaggiare, per questo più
generazioni di italiani in Portogallo si riconoscono un po’ in lui, perché per
molti la scelta di vivere qui non è stata solo quella delle opportunità di
carriera, di lavoro, di studio. Queste motivazioni sono importanti ma sono
attraversate da situazioni e relazioni più impalpabili, che sono le stesse che
spingono le persone che amano i viaggi a partire, che sono difficili da
spiegare, più facili da provare. Sono le motivazioni di chi cerca di realizzare
il proprio sogno”.
Per raccontare le cronache di Lisbona, Daniele Coltrinari e Luca Onesti
hanno aperto il blog Sosteniamo Pereira. In cui raccontano delle proteste
contro l’austerity, delle alternative che offre il Portogallo e la società
lusitana, dei mezzi di trasporto, di sport e eventi culturali. “Un diario
online su quello che accade nella capitale portoghese che abbiamo aperto quando
avevamo capito che saremo rimasti qui per diversi mesi” spiega Daniele.
Il documentario I figli di Tabucchi sarà anche un viaggio in Portogallo,
nella crisi che stanno vivendo i portoghesi assieme a tutti gli stranieri che
abitano nel paese. Dove accade che “quando le speranze sono finite, non resta
che appellarsi alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo- scrive
Daniele Coltrinari in un articolo su Lettera43 - Succede anche questo nel
Portogallo piegato da cinque anni di recessione, sopraffatto dai debiti e in
cui quasi un cittadino su quattro è senza lavoro. I disoccupati in terra
lusitana sono il 17 per cento della popolazione: il record dai tempi della fine
della dittatura, nel 1974. Allora ci si appellava alla Carta universale per
chiedere libertà e democrazia, oggi s’invoca per chiedere dignità”.
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