martedì 11 giugno 2013

Caterina Cucchi porta Saramago all'Istituto Portoghese



Il romanzo dell'inesistente nella città dell'esistenza
Lisbona, José Saramago “L'anno della morte di Ricardo Reis”
Lisbona non è solo una città. E' un luogo dell'esistenza. Un posto dove la vita scorre tra il mare ed il fiume e dove gli uomini e le donne respirano il cielo, la brezza e la poesia.
Città multiculturale, Lisbona è stata ispiratrice di poeti, di narratori, di pittori. Tra le viuzze dell'Alfama, tra le curve strette che nascondono sorprese ad ogni viandante, si celano storie e vite vissute. Si celano dolori, malinconie e sogni.


Il Rettore dell’Istituto Portoghese di Sant'Antonio in Roma,
Mons. Agostinho da Costa Borges,

sotto l’alto patrocinio
di S. E. l’Ambasciatore del Portogallo presso la Santa Sede
Dott. António de Almeida Ribeiro

ha il piacere di invitare la S. V.
all’inaugurazione della mostra

Il romanzo dell'inesistente nella città dell'esistenza
Lisbona, José Saramago “L'anno della morte di Ricardo Reis”

di Caterina Cucchi


che avrà luogo mercoledì 19 Giugno 2013, alle ore 18.30
Istituto Portoghese di Sant'Antonio in Roma
Via dei Portoghesi, 6.


La mostra rimarrà aperta sino al 7 Luglio 2013
dal mercoledì alla domenica, dalle 17.00 alle 20.00.



Il romanzo dell'inesistente nella città dell'esistenza
Lisbona, José Saramago “L'anno della morte di Ricardo Reis”

Lisbona non è solo una città. E' un luogo dell'esistenza. Un posto dove la vita scorre tra il mare ed il fiume e dove gli uomini e le donne respirano il cielo, la brezza e la poesia.
Città multiculturale, Lisbona è stata ispiratrice di poeti, di narratori, di pittori. Tra le viuzze dell'Alfama, tra le curve strette che nascondono sorprese ad ogni viandante, si celano storie e vite vissute. Si celano dolori, malinconie e sogni.

Caterina Cucchi ha voluto impregnarsi dei muri lacerati di Lisbona, di più, della sua eterna lacerazione esistenziale. Perchè Pessoa, Saramago piuttosto che l'italiano Tabucchi, hanno eletto la città portoghese a centro delle loro contrastate riflessioni culturali. Il sole che spesso la bacia, i riflessi argentati del suo mare e del suo immenso fiume non riescono a nascondere il tormento di cui vive Lisbona. Che è il tormento di chi vive non cessando mai di interrogarsi. Di interrogarsi sulla vita, la morte, l'amore e il dolore. Per questo il viandante che l'attaversi, sente in questa città ai confini dell'oceano infinito, il senso dei limiti. I limiti dell'uomo che non voglia percorrere la vita senza interrogarsi. Tra le note del fado, tra i rumori di un traffico da metropoli moderna, tra lo sferragliare dei tram che si inerpicano per salite improbabili, tra le grigliate di pesce improvvisate sui marciapiedi delle strette vie, tra i garofani che si affacciano ai balconi, emerge il senso di un'adesione alla vita che è anche dubbio, domanda. Una domanda simile a quella che ci poniamo, ad esempio, scorgendo tra le acque del mare che bagna la città, il volto di una donna che Caterina Cucchi ci consegna, enigmatica, irrisolta, inquietante. Come è la nostra esistenza.

                                                                                                  Riccardo cucchi


“...L'anno della morte di Ricardo Reis è tutto un luogo' di inesistenze: non esiste "The God of the Labyrinth", non esiste Ricardo Reis, e neppure Fernando Pessoa esiste più, al momento della narrazione...” José Saramago

“Qui il mare finisce e la terra comincia. Piove sulla città pallida, le acque del fiume scorrono limacciose di fango, la piena raggiunge gli argini. Una nave scura risale il flusso tetro, è la Highland Brigade che va ad attraccare al molo di Alcantara...”

Capodanno del 1935. Da un Piroscafo, partito da Rio De Janeiro, sbarca a Lisbona Ricardo Reis, uno degli eteronimi di Fernando Pessoa, identità che, inizialmente inventate, divengono autentiche attraverso la loro personale attività artistica, diversa e distinta da quella dell'autore originale.
L'eteronimo Ricardo Reis è descritto come un medico che si autodefinisce latinista e monarchico. Secondo Pessoa, Reis si trasferì in Brasile come protesta per la proclamazione della Repubblica in Portogallo, e non si conosce l'anno della sua morte.
Da qui parte José Saramago, continuando l'universo di questo eteronimo e immaginando che Reis torni a Lisbona dopo la morte di Pessoa stabilendo un dialogo con il fantasma del poeta.
Reis vive una vera vita sociale, sessuale e affettiva ed è e ci fa essere testimoni di eventi tragici come la dittatura salazarista, la guerra d'Etiopia e la guerra civile spagnola.

Nei miei quadri Ricardo Reis non ha un volto e il suo corpo si confonde con le architetture della città. A volte la figura di Fernando Pessoa si intravede attraverso i vetri di una finestra o all'interno di un particolare dell'abito di Reis. Tutto si svolge come in un sogno in cui la realtà e la finzione si mescolano e ci portano in una atmosfera inconsistente, dove tutto può accadere.
E a Lisbona tutto può succedere.
La prima volta che ho visitato questa città incredibile era il 2007, da allora ogni anno torno senza mai stancarmi ed è sempre un'esperienza bellissima. Dipingerla è stato per me come esserci, per imprimere dentro di me i suoi vicoli, la sua musica, i suoi profumi e il suo fiume che si confonde con il mare. Ma sopratutto la sua atmosfera magica e coinvolgente, diversa da qualsiai altra città europea. Ha significato per me sentirne meno la mancanza.
I particolari di una fermata dell'autobus, di un elettrico, dell'uomo delle monete alla Feira de ladra, La Rua Do Carmo, vista dall'alto di Santa Justa, una panoramica della città con figure femminili che svolazzano sopra i tetti, ad indicare le caratteristiche essenzialmente femminili di Lisbona, accompagnano lo spettatore dentro alla città, fino all'ultima sala dove ci attende Ricardo Reis, pronto a raccontarci la sua “inesistente” realtà.

“...Un uomo brizzolato, rinsecchito, firma gli ultimi fogli, ne riceve le copie, se ne può andare, uscire, continuare in terraferma la sua vita...” 

                                                                                                                   Caterina Cucchi




Nata  a Roma, Caterina Cucchi si diploma presso il Primo Liceo artistico Statale. In seguito si specializza nelle tecniche dell’illustrazione e della comunicazione grafica, sviluppando la sua particolare sensibilità verso il disegno, la caratterizzazione e l’animazione.
Nella sua attività di illustratrice collabora con diverse case editrici tra cui la Mondadori Scuola, per la quale illustra copertine e racconti pubblicati nelle collane “Le Onde” e “Pane e Cioccolata”.
Fra le altre partecipa nel 2009 ad una mostra collettiva nell’ambito della manifestazione “L’arte che gira in tondo” organizzata  da Deco Art - Arte in Quartiere.
Nel 2010 la mostra “Colore”, dedicata al popolo Rom,  viene presentata, in occasione dell’8 marzo, dalla Provincia di Roma a “Palazzo Valentini” e, ad ottobre dello stesso anno, dal Municipio Roma XI a “Caffè Letterario”, in Via Ostiense.
Nel gennaio del 2011 viene esposta alla Biblioteca Borghesiana,  nel corso dell’evento “In memoria del popolo Rom”.


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