http://www.letturefantastiche.com/breve_storia_della_fantascienza_e_del_fantastico_in_portogallo_parte_3.html
Stefano Valente, «soma e segue» come si dice in Portogallo!
Tanti, tantissimi complimenti!
«Breve storia della fantascienza e del fantastico in Portogallo»
Dopo...
Gli esordi
il cuore "antico" della fantascienza portoghese
III. L'ombra dell'Estado Novo sulla neonata SF portoghese
Il padre (misconosciuto) della fantascienza portoghese: Romeu de Melo
Alcune edizioni delle opere a firma di Romeu de Melo
Come visto nel precedente capitolo, tra gli anni Ottanta e Novanta la «Colecção Azul» dell'Editorial Caminho dà vita a un'operazione basilare nella storia del fantastico in terra portoghese: nei suoi titoli la collana recupera - e quindi fa conoscere ai lettori lusitani - tutta una produzione narrativa che altrimenti non sarebbe venuta mai alla luce. Sono così pubblicati romanzi e racconti assimilabili a temi fantastici e misteriosi, spaziando da autori il cui genere non è certo il Mystery o il Weird (si pensi ai citati Um Jantar Muito Original di Fernando Pessoa, o a A Estranha Morte do Professor Antena dell'altro modernista Mário de Sá-Carneiro) per arrivare a opere di chiara connotazione fantascientifica (per esempio i menzionati Casi di diritto galattico di Mário-Henrique Leiria).
Fondamentale (ri-)scoperta della «Colecção azul» è senza dubbio Romeu de Melo (1933-1991). Lo scrittore, storico e saggista contemporaneo Álvaro de Sousa Holstein lo definisce «o pai da ficção científica portuguesa» (
nota 1).
Economista e autore di saggi filosofici, nelle sue opere di narrativa Romeu de Melo "sconfinò" in soggetti di indiscutibile marca fantascientifica. Fino a divenire, negli anni '73-'74, argomento di studio alla cattedra di Letteratura Portoghese dell'Università dell'Arizona a Tucson, corso tenuto da Timothy Brown e Leo Barrow (
nota 2).
Lettore di Clifford D. Simak, Ray Bradbury, Isaac Asimov, con i suoi romanzi
AK - A Tese e o Axioma (1959) (
nota 3),
A Buzina (1972) (
nota 4)e l'antologia di racconti
Não Lhes Faremos a Vontade (1970) (
nota 5), de Melo si muove agevolmente dai viaggi interstellari all'esplorazione aliena del nostro pianeta, da visioni distopiche alla Orwell fino al dominio dei robot. Ma la sua scrittura è anche fortemente critica e affronta la complessità delle relazioni sociali e delle strutture di potere.
Un racconto di de Melo, Os Anões Cegos ('I nani ciechi'), ben evidenzia queste linee conduttrici della sua opera: la storia si impernia sull'esistenza di una specie superiore che tutela e protegge - ma sarebbe meglio dire sfrutta - una seconda specie, inferiore e subalterna, perché questa la diverta con l'astrusità delle sue conversazioni. In conclusione, la vicenda narrata ne I nani ciechi è un'allegoria dell'umanità, delle sue dinamiche e dei suoi discutibili equilibri, della contrapposizione fra classe politica e intellettuali. I fondamenti su cui si basa il predominio della specie dominante sono fragili, ingiustificabili.
Il volto paternalistico del regime: Salazar accanto a una bambina - 1938.
Romeu de Melo, con l'adozione dei temi classici della SF di lingua inglese, "traghetta" in definitiva l'ancora incerta
ficção científica verso la svolta degli anni '60. In questo senso non è forse un caso che, nello stesso anno della pubblicazione di
AK - A Tese e o Axioma, il 1959, l'editrice Atlântida di Coimbra dia alle stampe l'antologia
O que é a Ficção Científica? (
nota 6), curata dal poliedrico Victor Palla (1922-2006), pittore, architetto, fotografo e scrittore che fece parte del gruppo di artisti noti come gli Independentes (che esposero in una serie di mostre collettive, dal '43 al '50): il genere fantascientifico in Portogallo è ormai una realtà con cui fare i conti, su cui interrogarsi.
Ma si è parlato di svolta degli anni '60: cosa era avvenuto in Portogallo nel frattempo?
È necessario riprendere il filo cronologico degli eventi. E anche a ritroso la figura di Romeu de Melo e la sua biografia letteraria ci appaiono paradigmatici.
Innanzitutto bisogna dire che, per la pubblicazione dei suoi testi, de Melo dovette incontrare non poche difficoltà: spesso fu costretto ad autoprodursi oppure ad affidarsi a piccoli editori, con tirature esigue e distribuzione inesistente (come per i racconti di Não Lhes Faremos a Vontade, dati alle stampe da una certa «Livraria Quadrante»).
Insomma: la sorte delle opere fantascientifiche di Romeu de Melo (in verità e ingiustamente, tuttora misconosciute) è emblematica della condizione in cui versa la letteratura portoghese - tutta la letteratura - per lungo tempo. Una condizione strettamente connessa con la realtà politica.
Dio, patria, umiltà: il Portogallo "chiuso" del fascismo di Salazar
Al potere ininterrottamente dal 1926 al 1974, il cosiddetto «Estado Novo» (
nota 7) - il regime militare che fino al '68 ebbe la guida dell'economista António de Oliveira Salazar - si era dedicato in maniera capillare a uniformare le coscienze lusitane. Ma sarebbe più corretto ad appiattire le coscienze di un Paese. Il Portogallo secondo Salazar è l'applicazione sistematica di una ricetta nazionalistico-cattolica che non può ammettere altre fantasie all'infuori di quelle umili e modeste di un popolo che ha poco o nulla, e che non deve intrattenere contatti con l'esterno; un popolo che, in conclusione, deve celebrare gli unici valori consentiti: quel Dio e quella patria che, l'uno accanto all'altra, in altri tempi dominarono il mondo.
Le forze armate al fianco del popolo: la "Rivoluzione dei Garofani" del 25 aprile '74.
In questo modo la dittatura militare terrà sotto controllo il Paese per quasi cinquant'anni, in primo luogo obbligando gli uomini adulti a una gravosissima leva quadriennale consistente in due anni di servizio militare nei confini portoghesi e in altri due anni nelle colonie dell'Ultramar - ciò che ancora rimaneva dell'antico impero.
La durissima coscrizione imposta ai portoghesi, insieme con le guerre coloniali (
nota 8), sarà tra i motivi principali che porteranno alla «Rivoluzione dei Garofani» dell'aprile '74. La
Revolução dos Cravos vedrà infatti il popolo e le forze armate fianco a fianco nel rovesciare il regime militare.
Nei confronti della letteratura si può affermare che il salazarismo perpetui - e rafforzi - quell'ostilità verso tutto ciò che è novità e rottura. Nella sostanza, la "fisiologica" prosecuzione dell'oppressiva influenza della Chiesa in Portogallo. Influenza che fu un fenomeno senza soluzione di continuità, dagli anni dell'Inquisizione (della messa all'Indice, ad esempio, del
Cyrano de Bergerac, della prigionia di padre Bartolomeu de Gusmão, il citato inventore della
Passarola, e prim'ancora della condanna del millenarismo di Padre António Vieira -
nota 9) fino al Novecento. Il XIX secolo vide le traduzioni portoghesi delle opere dei grandi autori francesi e anglosassoni con le loro suggestioni; tuttavia la cultura e la tradizione lusitana subivano - o avevano ormai radicata in sé - una sorta di diffidenza nei riguardi del cambiamento, delle nuove tendenze. Fu forse proprio per questa ragione che il Portogallo non riuscirà mai a generare né veri e propri corrispettivi letterari né semplici epigoni dei vari Jules Verne e H.G. Wells.
L'ombra dell'Estado Novo sulla neonata SF portoghese
Si deve quindi fare un "salto a piè pari" fino agli ultimi anni Trenta perché il panorama narrativo lusitano produca un'opera che abbia i precisi requisiti della fantascienza.
La copertina di
A.D. 2230 di Amílcar de Mascarenhas: un esordio "di regime" per la SF portoghese.
È il 1938: lo scrittore Amílcar de Mascarenhas dà alle stampe
A.D. 2230. Si tratta di un romanzo perfettamente collocabile nelle
Space Operas del periodo ma, prima ancora, di un'esaltazione del regime. Sulla SF portoghese, appena nata, incombe dunque l'ombra dell'
Estado Novo - salito al potere da poco più d'un decennio - e delle visioni salazariste. La storia di
A.D. 2230 delinea uno scenario futuro nel quale si contrappongono due grandi forze: da un lato l'Impero Portoghese, patriarcale e governato da un duumvirato, dall'altro gli Imperi Inglese e Americano, retti entrambi da sistemi matriarcali. Prevarrà, com'è ovvio, l'Impero lusitano; dalla sua, la potenza di un'arma favolosa ed invincibile: il raggio distruttore «7 a» (
nota 10). Sotto l'egemonia portoghese sarà instaurata la pace mondiale (con tanto di matrimonio finale dei duumviri con le leader inglese e americana).
Come si comprende facilmente, i contenuti dell'opera di Mascarenhas non vanno al di là della celebrazione politica: la ficção científica lusitana è insomma ancora ben lontana dalla dimensione e dal rilievo che il genere, nello stesso periodo, rivestirà in altre nazioni. Né si assiste in Portogallo alla nascita di riviste specializzate - sulla scia delle varie «Amazing Stories» o «Astounding», per citare gli esempi più famosi.
Tutto ciò quando, nella vicina Spagna - anch'essa sotto il giogo di una dittatura ferocemente repressiva, e ancora segnata dalla cicatrice d'una sanguinosa guerra civile - prosperava una produzione pulp che ospitava, con generosità e frequenza, temi della fantascienza epica: le cosiddette «novelas de a duro», libri di circa un centinaio di pagine, edizioni economiche a grande diffusione. In questo contesto sorgeranno in seguito i due grandi cicli della SF in lingua castigliana: la Saga de los Aznar, con ben 56 titoli, del valenciano Pascual Enguídanos (considerato il decano degli scrittori spagnoli di fantascienza), e la Saga del Orden Estelar di Ángel Torres Quesada (alias A. Thorkent). E, di lì a poco, avrebbero visto la luce pubblicazioni come la fondamentale «Nueva Dimensión», fondata da Sebastián Martínez, Domingo Santos e Luis Vigil, pubblicata dal '68 all'83 e premiata all'Eurocon del 1972 come miglior rivista europea di SF.
Per Mascarenhas e il suo A.D. 2230, comunque, vi fu anche una traduzione francese - edizione forse motivata più dall'interesse per la sua adesione al salazarismo che dalla statura letteraria del romanzo.
Il periodo dell'Estado Novo rappresenta dunque una sorta di "zona grigia" per la fantascienza portoghese. Un genere che resta come addormentato nel panorama letterario lusitano. I pochi "risvegli" sono segnati dalle opere di Eric Prince, Luís de Mesquita e Alves Morgado.
Primo contatto: alieni amici
In
Vieram do Infinito (
nota 11) di Eric Prince (pseudonimo di A. Maldonado Domingues), del 1955, assistiamo al primo contatto con una razza aliena della SF portoghese. Turisti dell'universo per mezzo di una tecnologia di teletrasporto, gli extraterrestri giungono sul nostro pianeta e lo salvano dalla catastrofe nucleare. La
ficção científica ritrae quindi per la prima volta una razza aliena come amica e benigna, addirittura come salvatrice dell'umanità.
Tigres no Céu - 'Tigri nel cielo' - di Karel Külle.
Di ottimo spessore narrativo, i romanzi dei primi anni Sessanta usciti dalla penna di Luís de Mesquita, fra l'altro professore di biochimica all'Università di Lisbona:
Mensageiro do Espaço (1961) (
nota 12) e
Ameaça Cósmica (1962). Il ricco intreccio di Minaccia cosmica si sviluppa dalle scoperte di uno scienziato: all'imminente passaggio di una cometa corrisponderà, secondo i calcoli dello studioso, il susseguirsi di vari cataclismi planetari. Lo scienziato cerca così di mettere al corrente le maggiori potenze mondiali del rischio prossimo venturo. La storia va avanti fra il mancato accordo dei governi e le vicissitudini di protagonisti dalle molte sfaccettature, tra capovolgimenti e colpi di scena; fino alla clamorosa conclusione.
Dopo
O Construtor de Planetas e outras histórias (1956) (
nota 13), S. (Sebastião) Alves Morgado pubblica
A Morte da Terra (
nota 14). Il romanzo è del 1969, e s'incentra sul testo-racconto che l'autore trascrive «sotto dettatura» da un segnale sconosciuto proveniente dal futuro remoto, il XXXI secolo. Incredibile a dirsi ma, più di trent'anni dopo l'uscita di
A.D. 2230 di Amílcar de Mascarenhas siamo di nuovo di fronte a un'opera esaltatrice della futura grandezza lusitana: ancora perfettamente in linea, quindi, con i dettami salazaristi.
In conclusione si può notare come, nella SF portoghese, sia del tutto assente la tematica della creatura mostruosa - e, spesso, gigantesca -, o della razza aliena ostile e teriomorfa che si nutre dei "campioni" del genere umano (il filone dei cosiddetti BEM - acronimo per Bug Eyed Monsters - tanto caro alla produzione pulp anglosassone).
Al contrario, la ficção científica sviluppa prospettive originali o, quantomeno, poco frequentate (è il caso degli alieni amici di Vieram do Infinito, vedi sopra), e, anche a un livello commerciale, un taglio più "autoctono" (si pensi alle tre space operas di Karel Külle - pseudonimo di Carlos Sardinha - uscite nel 1949: Bula Matari, Objectivo - Marte e Tigres no Céu).
Di fatto, però, sono le opere del citato Romeu de Mello - e in particolare AK - A Tese e o Axioma del 1959 - a introdurre la fantascienza lusitana nella feconda stagione degli anni Sessanta.
Note
1. «Il padre della fantascienza portoghese».
2. Si veda anche l'articolo di Timothy Brown Doomsday,
Flying Saucers, and the Golden Age in Six Stories by Romeu de Melo:
http://www.jstor.org/
3. 'AK - La tesi e l'assioma'.
5. 'Non li accontenteremo'. Di Romeu de Melo è anche
Factor Genético, del 1973.
6. 'Che cos'è la fantascienza?'.
8. La «Guerra do Ultramar», anche detta semplicemente «Guerra de África», durò ininterrotta dal 1961 al 1974 sui tre fronti principali dell'Angola, del Mozambico e della Guinea-Bissau
9. Sia per Bartolomeu de Gusmão che per Vieira si rimanda alla parte
I. Gli esordi.
10. Perfettamente in linea con le ipotetiche armi segrete (e letali) di cui avrebbero disposto altri regimi e governi alle soglie del II conflitto mondiale: si pensi al notissimo «Raggio della Morte» del fascismo italiano, attribuito a Guglielmo Marconi, all'omologo «Death Ray» o «Teleforce» che il controverso genio dell'elettromagnetismo Nikola Tesla avrebbe offerto alle autorità statunitensi, o all'altro raggio mortale che l'inventore britannico Harry Grindell Matthews avrebbe proposto - senza successo - alla propria Corona.
11. 'Sono venuti dall'infinito'.
12. 'Messaggero dello spazio'.
13. 'Il costruttore di pianeti e altre storie'.
14. 'La morte della Terra'.