Um nome de rua, no centro histórico da Cidade Eterna, que marca a presença de Portugal e a ligação antiga de dois povos e duas culturas. Nesta outra "Via dei Portoghesi" queremos falar de Portugal em Roma e de Itália em Portugal.
martedì 27 giugno 2017
venerdì 23 giugno 2017
Lo spettacolo Skies di João Garcia Miguel al Teatro India di Roma il 6 e 7 luglio
Un “solo” ispirato alle Baccanti di Euripide, nel quale si indaga la vita e la morte, la distruzione e la rinascita del divino che è in ogni essere umano. A partire dall’unione di Eros e Thanatos, così bene illustrato dalla tragedia euripidea, prende corpo una fisicità intensa, spasmodica, lirica e energica allo stesso tempo. Una performance intensa e vibrante, in cui corpo, spazio scenico e vocalità si intrecciano nella creazione di un immaginario in grado di far dialogare antico e moderno, classico e contemporaneo, attraverso le metafore che il corpo struttura.
Uno spettacolo vibrante, in cui corpo, spazio scenico e vocalità si intrecciano creando una fisicità intensa, spasmodica, lirica e energica allo stesso tempo.
Liberamente ispirato a Le Baccanti di Euripide
Ideazione, drammaturgia e regia João Garcia Miguel
Coreografia e interpretazione Lara Guidetti
musica originale Sara Ribeiro
luci João Garcia Miguel
regia del suono Cristovao Faria Carvalho
sound designer Italia Marcello Gori
produzione Cia JGM e Sanpapié
in coproduzione con Teatro Cine de Torres Vedras
Teatro Ibérico, Centro Cultural Vila Flor, Centro Culturale de Ílhavo
con il contributo di Governo de Portugal - Direção General das Artes
MiBACT – Direzione Generale Spettacolo dal Vivo
Teatro India
Lungotevere Vittorio Gassman, 1 • Roma
6 luglio ore 21.00
7 luglio ore 20.00
https://www.roma.embaixadaportugal.mne.pt/it/l-ambasciata/notizie/1129-lo-spettacolo-skies-di-joao-garcia-miguel-al-teatro-india-di-roma-il-6-e-7-luglio
Il fado di Cristina Madeira all'Accademia Filarmonica Romana. Lunedì 3 luglio
Lunedì 3 luglio 2017 alle ore 21.45 avrà luogo il concerto di FADO della cantante Cristina Madeira, accompagnata da Lelo Nogueira e da Pedro Marques.
In questa notte di Fado, un viaggio attraverso le melodie più belle della tradizione portoghese, dai classici intramontabili di Amália Rodrigues all’apertura a nuove sonorità.
Nell'ambito del Festival “DESIDERIA” dell’Accademia Filarmonica Romana, con il patrocinio dell’Istituto Camões IP e dell’Ambasciata del Portogallo, e la partecipazione di Austria, Brasile, Giappone, India, Iran, Maghreb, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia.
ore 21.45
NOTTE DI FADO
Cristina Madeira voce
Lelo Nogueira chitarra classica
Pedro Marques chitarra portoghese
BIOGRAFIA ARTISTI
http://www.filarmonicaromana.org/index.php/calendario-concerti/item/352-desideria
https://www.roma.embaixadaportugal.mne.pt/it/l-ambasciata/notizie/1128-il-fado-di-cristina-madeira-all-accademia-filarmonica-romana-roma-lunedi-3-luglio
mercoledì 21 giugno 2017
FIORELLA IALONGO sulla tragedia portoghese
La giornalista e amica FIORELLA IALONGO, «in punta di piedi, con discrezione ed immenso
dolore», come lei stessa ci scrive, ci invia i link dei suoi articoli sulla tragedia portoghese.
La ringraziamo di tutto il cuore.
http://www.matchnews.it/it/tematiche-sociali/1437-tragedia-in-portogallo-la-redazione-di-matchnews-ha-un-coinvolgimento-particolare.html
http://www.26lettere.it/incendio-a-pedrograo-grande-26lettere-vicina-al-popolo-portoghese/
Vi sono eventi drammatici che, pur lontani fisicamente, si avvertono in maniera particolarmente sentita e vicina. Uno di questi è il furioso incendio che ha colpito la zona vicino Pedrograo Grande, non lontano da Coimbra. La redazione di “26lettere” esprime profondo cordoglio per il gravissimo lutto nazionale al Popolo portoghese, alle Comunità lusitane presenti in Italia, in particolare all’Istituto Portoghese di S. Antonio a Roma con cui condivide l’amicizia e l’amore per la cultura, e vivo apprezzamento per l’opera che può essere definita eroica da parte dei soccorritori i quali hanno operato in condizioni disperate con un altissimo prezzo personale.
http://storiacostumeculturasocieta.blogspot.it/2017/06/tragedia-in-portogallo.html
La ringraziamo di tutto il cuore.
http://www.matchnews.it/it/tematiche-sociali/1437-tragedia-in-portogallo-la-redazione-di-matchnews-ha-un-coinvolgimento-particolare.html
L’immane
dramma che sta colpendo il Portogallo con gli oltre 60 morti
nell’incendio boschivo a Pedrogao, nella parte centrale del Paese, per
la redazione di Matchnews ha un coinvolgimento particolare.
Nel
tempo, infatti, essa ha stabilito un’intensa amicizia con l’Istituto
Portoghese di S. Antonio a Roma che sostiene nella diffusione della
cultura lusitana e rafforzamento dei suoi legami con quella italiana.
Per questo la redazione di Matchnews esprime profondo dolore per la
tragedia, si stringe forte all’amico Prof. Francisco Dias, al Rettore
Mons. Agostinho da Costa Borges, all’Ambasciatore del Portogallo presso
la Santa Sede Dott. Antonio de Almeida Ribeiro, a tutto il popolo
portoghese ed invita i lettori ad unirsi nel rispondere all’appello di
Papa Francesco in Piazza San Pietro ad una preghiera silenziosa.
La
redattrice Fiorella Ialongo esprime il cordoglio della redazione anche
al Presidente della Repubblica Portoghese Professor Marcelo Rebelo de
Sousa che ha avuto l’onore di conoscere personalmente e di cui ha
scritto sul nostro giornale in riferimento alla sua visita di Stato in
Italia, ed a cui esprime vivo e profondo apprezzamento per la grande
umanità ed alto esempio di vicinanza al suo popolo dimostrati sia in
eventi gioiosi come il centenario dell’apparizione della Madonna di
Fatima, sia dolorosi come l’incendio devastante di Pedrogao.
http://www.26lettere.it/incendio-a-pedrograo-grande-26lettere-vicina-al-popolo-portoghese/
Vi sono eventi drammatici che, pur lontani fisicamente, si avvertono in maniera particolarmente sentita e vicina. Uno di questi è il furioso incendio che ha colpito la zona vicino Pedrograo Grande, non lontano da Coimbra. La redazione di “26lettere” esprime profondo cordoglio per il gravissimo lutto nazionale al Popolo portoghese, alle Comunità lusitane presenti in Italia, in particolare all’Istituto Portoghese di S. Antonio a Roma con cui condivide l’amicizia e l’amore per la cultura, e vivo apprezzamento per l’opera che può essere definita eroica da parte dei soccorritori i quali hanno operato in condizioni disperate con un altissimo prezzo personale.
http://storiacostumeculturasocieta.blogspot.it/2017/06/tragedia-in-portogallo.html
Una immane tragedia ha
colpito il Portogallo ed il Popolo di questa Nobile Terra.
Uno spaventoso rogo,
alimentato da forti venti e temperature eccezionalmente calde, pare innescato
da una scarica elettrica, ha scatenato un vero e proprio inferno nel quale
hanno trovato una morte terribile almeno 64 persone, atrocemente carbonizzate o
soffocate dal fumo : tra queste, intere famiglie, molti bambini.
A questa tragedia, che ha
letteralmente divorato i boschi di Pedrógão Grande, non lontano da Lisbona - ,
gli Italiani che sono sospinti da quel sincero Amore Fraterno che non conosce
confini e che si nutre dei Sacri Principi originati dalla Vitale Scintilla
Divina, esprimono i più vivi sentimenti di sincero e profondo cordoglio e di umana vicinanza: anche attraverso questa
pagina Internet.
In particolare, alle Famiglie delle vittime, a tutto il caro
Popolo Portoghese, ed al suo rappresentante Presidente Marcelo Rebelo de Sousa,
alla cospicua Comunità Portoghese in Italia, mirabilmente rappresentata
dall'Istituto Portoghese di S. Antonio a Roma.
Roma, 19 Giugno 2017
Giuseppe Bellantonio e Fiorella Ialongo
martedì 20 giugno 2017
mercoledì 14 giugno 2017
Fiorella Ialongo sulla mostra di Teresa d'Orey Capucho all'IPSAR
“Ora e prima” in mostra
alla galleria d’arte S. Antonio dei Portoghesi
Pubblicato il 13 Giugno 2017 in http://www.matchnews.it/it/arte-cultura/1423-ora-e-prima-in-mostra-alla-galleria-d-arte-s-antonio-dei-portoghesi.html
Una delle particolarità di un Paese
della Penisola Iberica è che festeggia il Giorno del Portogallo e quello delle
Comunità Portoghesi nel mondo, nella stessa giornata in cui celebra il suo
poeta più famoso: Camoes e non quello in cui fa memoria di una guerra vinta o
di una ricorrenza politica.
Questo dato sottolinea il forte legame del
Portogallo con la cultura, la poesia, analogamente alla forza dell’Oceano
Atlantico che in qualche modo si è trasmessa ai suoi grandi navigatori. In
questa linea la Galleria d’arte S. Antonio dei Portoghesi, nell’omonima via a
Roma, ha inteso sottolineare l’evento con la personale di pittura e disegno di
Teresa D’Orey Capucho intitolata: “Ora e prima”. Per ella si tratta della prima
presenza in Italia e per questo la mostra gode del patrocinio dell’Ambasciatore
del Portogallo presso la Santa Sede Antonio De Almeida Ribeiro.
L’artista si è formata alle principali scuole d’arte di Lisbona e proviene
da una importante famiglia con una forte sensibilità artistica, il padre è
stato uno dei maggiori esponenti dell’espressione artistica che si ispira agli
azulejos (piastrella di ceramica smaltata e decorata). La curatrice della mostra
è stata la prof.ssa della Facoltà di Belle Arti di Lisbona Luisa Arruda, la
sponsorizzazione del “Centro de Investigaçao e de Estudos em Belas-Artes –
CIEBA”. Teresa D’Orey Capucho è una donna della tradizione portoghese, madre di
4 figli ed 8 nipoti.
La sua personale è dedicata alle donne confrontando quelle di ieri con
quelle di oggi attraverso la raffigurazione di donne protagoniste di episodi
biblici dell’Antico Testamento e dell’antichità classica: Penelope, Betsabea,
Dalila. Di loro ha rappresentato un momento particolarmente delicato, difficile
ed intenso della propria vicenda personale. Le donne di oggi sono invece
raffigurate in momenti della loro vita quotidiana cogliendo un’espressione
oppure un’attimo, ad esempio mentre si allacciano dei sandali, o disegnando una
donna vegana, simbolo dell’ attenzione alla natura, all’ecologia. Molte di
queste ultime figure sono ispirate da membri della famiglia dell’artista di cui
ha voluto cogliere un aspetto particolare. Nella sua investigazione Teresa D’Orey
Capucho ha cercato di sottolineare la forza delle donne nelle sfide importanti
della loro vita con i sentimenti più importanti come l’amore e l’odio La tecnica delle opere è mista, sono
disegnate prima a carboncino e successivamente vi è la pittura.
Inoltre, la pittura è preponderante rispetto alla ritrattistica. Nelle tele
esposte vi sono anche i paesaggi del luogo in cui abita l’artista. In piccoli
disegni, infatti, vi è il paesaggio di un promontorio: Capo della Roca con le
sue pietre, il forte vento dell’Oceano Atlantico che scuote le cime degli
alberi, simbolo delle grandi sfide della vita. La mostra è
visitabile fino al 17 giugno dalle 17,00 alle 20,00.
Fiorella Ialongo
Pubblicato il 13 Giugno 2017 in http://www.matchnews.it/it/arte-cultura/1423-ora-e-prima-in-mostra-alla-galleria-d-arte-s-antonio-dei-portoghesi.html
martedì 13 giugno 2017
Santo Antonio da Lisbona e di Padova
È oggi!
Ringraziamo Francesco Paniccia, che ci ha fatto avere questa divertente immagine che concentra le due icone delle feste popolari a Lisbona: il "majerico" profumato e la sardina alla griglia...
Lasciamo anche una selezione di musica per augurare a tutti i nostri lettori una bellissima festa di Sant'Antonio!
mercoledì 7 giugno 2017
Maria Vittoria Querini: «Portogallo, il viaggio continua...»
Segnalando il Giorno del Portogallo, è con grande piacere che pubblichiamo questo bellissimo testo della nostra amica MARIA VITTORIA QUERINI:
Maria Vittoria Querini
PORTOGALLO
Il viaggio continua…
Porto, barco rabelo sul fiume Douro
Siediti al sole. Abdica
e sii re di te stesso.
F.
Pessoa
Il ricordo
Il ricordo più antico che ho del
Portogallo è il giallo luminoso delle ginestre che una volta costeggiavano un
tratto di strada nei pressi della frontiera di Badajoz. E poi si sa, la
ginestra è simbolo di rimembranze.
Vidi per la prima volta il Tejo
dal ponte 25 Abril, che allora si chiamava Salazar. Nessuno avrebbe potuto
dirmi, a quel tempo, che il destino mi avrebbe concesso di attraversare il
ponte infinite volte, tutte le volte che un’ansia tenace di conoscere questa
terra avrebbe reso “viaggio” un’escursione, una gita, un breve tragitto e non
soltanto un percorso che unisce due confini. Perché - e ce lo dice Antonio
Tabucchi[1]
- “Un luogo non è mai solo ‘quel’ luogo:
quel luogo siamo un po’ anche noi. In qualche modo, senza saperlo, ce lo portavamo
dentro e un giorno, per caso, ci siamo arrivati”.
I ricordi di quel primo viaggio
sono vivi e presenti, ancora oggi che l’immagine del Portogallo si è fatta
adulta. Sono tornata dopo molti anni e per molte volte. L'incontro con Lisbona
è sempre stato dall'alto: il grande ponte, la statua di Cristo-Rei che “spalanca ai gabbiani e agli aerei la
misericordia di cemento delle sue braccia”, la torre di Belém, i tetti rossi, le case bianche, la cupola di
Estrela, l'enorme macchia verde di Monsanto li vedo ormai con gli occhi della
memoria, non c'è più bisogno che guardi. Ma lo stupore di allora è rimasto
intatto, il senso di un'infinita scoperta che cambia il modo di viaggiare.
Saramago dice che il viaggio non finisce mai, solo i viaggiatori finiscono.
Lisbona è città che non si
dimentica ma non si può raccontare, come saudade
è parola che non si può tradurre. Nessuno dovrebbe mai chiedere che cosa ci sia
da vedere in una città come questa. Basterebbe percorrere in un giorno di sole
(e in Portogallo ce ne sono tanti) la rua de Ouro, la rua do Carmo fino al
largo do Chiado, il reticolo di stradine in Alfama e basterebbe salire
sull'electrico n. 28, tragitto Estrela-Graça, per avere già una prima risposta.
Le pietre del Terreiro do Paço
ricoprono passi che non si sono perduti, neppure dopo che terremoto e maremoto,
insieme, spazzarono via nel 1755 l'architettura ariosa di questa piazza, “la
più nobile d’Europa”. L’ombra di un giardino vicino alla Sé Catedral invita ad
una sosta prima di raggiungere, poco più in alto, il Miradouro di Santa Luzia.
Proprio in questo belvedere (mai parola fu più calzante) sopravvive uno
grandioso azulejo del Terreiro, così com'era prima che venisse distrutto. Il
fiume che si vede da qui è già premessa di mare, Mar de Palha per via del colore. La luce è intensa e l’oceano “si
sente” vicino.
Mi trovavo in Portogallo, dalle
parti di Tomar, quando la notte tra il 24 e 25 agosto del 1988 scoppiò
l'incendio che distrusse una parte della Baixa Pombalina di Lisbona. C'ero
stata il giorno prima a passeggiare, tornai dopo alcuni giorni dall'incendio. Le
macerie ancora sprigionavano fumo e con il fumo salivano al cielo i frammenti
inceneriti delle stoffe preziose, dei ricami vetusti, degli spartiti gloriosi
di Valentim de Carvalho, dei sigari della Casa Havanesa, insieme con il sospiro
speziato della rua do Alecrim. Dall'alto dell'elevador de Santa Justa, un
balcone provvidenziale salvato al disastro, guardavo una rua do Carmo
sconvolta. Gli eleganti palazzi del settecento erano gabbie vuote, perfino i
muri - i pochi rimasti in piedi - erano deformati per lo sforzo, quello
estremo, di resistere alle fiamme che avevano dilatato di secoli lo spazio di
un giorno. Era un commiato definitivo anche per me, che mentalmente ripetevo
quell'unica parola, Adeus, apparsa a
grandi lettere su un giornale di Lisbona.
Pessoa
Un giorno, mentre stavo per
entrare al Teatro Sâo Carlos, guardando per caso verso il palazzo di fronte che
chiude la piazza proprio come una quinta di teatro, mi fulminò qualcosa di
familiare, una sagoma nota. Riconobbi all'istante la casa natale di Fernando
Pessoa: perché, prima che l’inquietudine del poeta, mi ha sempre colpito
l’infanzia dell’uomo. I primi anni in Sud Africa, la morte precoce dei fratelli
e del padre, la pazzia della nonna Dionísia, quel trasbordare di casa in casa,
tutto confluiva per me in un affresco di famiglia dal destino severo ma che,
proprio per questo, ha guadagnato il mio affetto. I caffè che Pessoa
frequentava a Lisbona ci sono ancora, certo un po’ trasformati. Passai un
pomeriggio intero al Martinho da Arcada bevendo un caffè dopo l’altro. Ma
il vecchio locale con le pareti di legno, gli specchi e i tavoli di marmo non
trasmetteva nulla, non aveva più incanto. Forse perché, lì fuori, le Ophélie
Queiroz passavano veloci in minigonna e stivali da guerra. E nell'Arcada, con
gli ultimi raggi di sole, entrò solo un sospiro di vento salmastro.
Il primo studioso straniero di
Pessoa, il francese Pierre Hourcade, conobbe il poeta proprio al Martinho da
Arcada nel 1930 e così lo ricorda: «Lo credevo piccolo, malinconico e scuro, soggetto
al funesto fascino della saudade con cui si intossica tutta la sua
razza, e d’improvviso mi imbatto nel più vivo degli sguardi, in un sorriso
sicuro e malizioso, in un volto che trabocca da una vita segreta». E racconta
come si sentisse affascinato dinanzi a lui: «Da quell’uomo malaticcio, i cui
occhi erano protetti da spesse lenti, irradiava un incanto indefinibile fatto
di estrema cortesia, di perfetta semplicità, di buonumore – sì, anche di
buonumore, in quell’uomo disperato e torturato come nessun altro – e di una
sorta di intensità febbrile che ardeva sotto la facciata apparente delle buone
maniere»[2].
E proprio gli occhiali, oggetto
negletto ma indispensabile per guardare la vita, o per vivere visivamente
la propria morte, furono l’ultima angosciosa richiesta di Pessoa prima di
morire: “Dammi i miei occhiali”. Quasi come avvenne per Goethe che,
spegnendosi, chiedeva “Più luce…”.
Oggi Fernando António Nogueira
Pessoa, dopo aver concesso per anni le sue spoglie al Prazeres (nome gentile
per un cimitero), trova finalmente pace e risposte nella quiete del Mosteiro
dos Jerónimos, sotto l'arco di un tempio. Come Corradino di Svevia.
Il mare e la terra
Ma Lisbona non è il Portogallo.
Poco più a nord di Lisbona uno sperone di roccia (Cabo da Roca) segna l'estremo
occidente d'Europa. Qui “la terra si congeda” come dice giustamente Saramago e,
prima di lui, lo ricordò Camôes. Capitai lì, con propositi celebrativi, un
primo dell'anno, con il cappello in mano come suol dirsi, ad esigere la mia
ricompensa di stupore. Di fronte a queste grandiose solitudini di mare -
succede anche a Cabo Espichel, a Cabo Sâo Vicente, soprattutto a Sagres – si
animano le ombre dei primi navigatori portoghesi, in fila composta dietro
l'Infante D. Henrique come nel Padrâo
di Lisbona. Ma ora non ci sono più caravelle, solo qualche petroliera
all'orizzonte e gli uccelli a nidificare nel vento.
Per chi ama i crostacei c’è il
richiamo di Ericeira, una roccaforte assediata dall’oceano che ruggisce sotto i
suoi balconi. A Ericeira c'era una casetta...e sicuramente c'è ancora, se il
mare e le intemperie sono stati magnanimi. Una casa bianca, abbandonata, con
finestre a misura di bambola. Una parte del muro di cinta nasconde un piccolo quintal, e lì dietro è facile immaginare
un grappolo d'uva dorata, un rametto di rosmarino, un Sâo José de azulejo, come
recita una canzone assai popolare. Sotto una finestra c'è una lapide a ricordo
di una breve sosta che qui si concesse la Regina D. Amelia prima di imbarcarsi
per l'esilio, il 5 ottobre del 1910. Ma oltre a una Regina, molti se ne sono
andati da questa Europa “estrema”, spesso approdando sull’altra sponda, che è
poi l’America. Destino amaro questo, narrato e tramandato dal canto portoghese
per eccellenza (il fado) che per la
sua grande interprete, Amalia Rodrigues, fu soprattutto “forma di vita”.
Torniamo alla terra. Per
descrivere l’Alentejo in poche parole, quelle di José Saramago, che qui è nato,
sono le migliori: «E' una terra tanto grande, a voler fare confronti, piena
soprattutto di cocuzzoli, con un po' d'acqua torrentizia, ché quella del cielo
può essere che manchi come avanzi, e verso il basso si stempera in pianura,
levigata come la palma di una mano, anche se molte di esse, per destino,
tendono col tempo a chiudersi, adattandosi all'impugnatura della zappa e della
falce e del rastrello… Quanto paesaggio. Un uomo vi può girovagare tutta una
vita e non trovarsi mai, se è nato smarrito»[3].
Io vi entrai per la prima volta
in uno di quei giorni freddi nei quali ci si difende con alimenti vigorosi,
come caldo e broa e vino rosso. Uno
dei piatti alentejani è il maiale con le vongole, un insolito connubio, ma sarà
perché, pur dalla terra, non ci si dimentichi del mare. Nel corso degli anni ho
potuto conoscere quasi tutte le città dell'Alentejo, da Beja a Évora (Ebora Cerealis, tanto per essere chiari) visitata più volte, ad Alter do
Châo, a Portalegre, ad Estremoz. Dalle vallate ogni tanto si erge una collina
coperta di case bianche, come un'altana da cui spingere lontano lo sguardo. Una
di queste è Monsaraz, altana tra le più belle, monumento e sintesi del talento
architettonico degli alentejani.
Le città di Porto, Coimbra,
Aveiro, Valença do Minho, Viana do Castelo, tutta la costa da Sines a Cabo Sâo
Vicente, un po’ di Algarve (quello meno celebrato), la mitica Sagres, dove
Henrique il Navigatore progettava di dominare l’Atlantico, meriterebbero una
descrizione particolare; ma questa non è una guida, è solo volontà di fissare
le immagini prima che si dissolvano col passare degli anni, o prima che le
città e i luoghi cambino, per destino appunto.
Posso dire di conoscere il
Portogallo meglio di altri paesi e di conoscere anche città appena sfiorate.
Come Mértola, che una fittissima nebbia di gennaio sottrasse alla mia vista
quasi per dispetto improvviso, e pensare che la monaca Mariana Alcoforado - che
in verità guardava molto al di là della propria cella - riusciva a vederla dal
convento di Beja. Come Sortelha, tenera e accogliente benché rivestita di
granito. Come Vila Nova de Milfontes, con le sue spiagge dorate. Come Amarante,
dal nome che evoca un tramonto, inserita lassù nel cuore verde del Portogallo.
Come le città e i villaggi del Minho e del Douro “tra i cui vigneti l'Europa
si è smarrita…”, così scrisse qualcuno che aveva capito.
La valle del Douro (coinvolgente
scenario anche per “Vale Abraão” [4]) è
infatti un cosmo primordiale dove il fiume - che ancor prima dell’uomo ha
disegnato questa terra - lambisce i socalcos
di uve pregiate mentre risale, sempre più selvaggio, verso la sua sorgente
spagnola.
E’ vero, il viaggio non finisce
mai. Percorro le vecchie strade sempre in attesa di nuove suggestioni, mentre
gocce di saudade mi colpiscono a
tradimento. Allora mi chiedo perché sia stato un medico alsaziano, e non un
portoghese, ad inventare tre secoli fa la parola “nostalgia”.
[1] A.
TABUCCHI (1943-2012), scrittore e accademico italiano, considerato uno tra i
maggiori conoscitori, critici e traduttori di Fernando Pessoa.
[4] Vale Abraão (Valle di Abramo) è un romanzo della
scrittrice portoghese Agustina Bessa-Luís da cui il
regista Manoel de Oliveira ha tratto l’omonimo film.
martedì 6 giugno 2017
Sabato, 10: giorno del Portogallo segnalato con una mostra a Sant'Antonio dei Portoghese
10 GIUGNO
2017: PERSONALE DI PITTURA DI TERESA D’OREY CAPUCHO
SEGANALA IL
GIORNO NAZIONALE DEL PORTOGALLO
NELLA GALLERIA DELL’IPSAR
Il Rettore dell’istituto Portoghese Di Sant’Antonio In
Roma, Mons. Agostinho da Costa Borges,
sotto l’alto patrocinio di S. E. l’Ambasciatore del Portogallo presso la Santa
Sede, Dott. António De Almeida Ribeiro,
promuove la più recente mostra personale di pittura di Teresa d’Orey Capucho
nella Galleria IPSAR, nella via dei Portoghesi, segnalando il 10 giugno, in cui
si celebra il Giorno del Portogallo, di
Camões e delle Comunità Portoghesi nel mondo.
Dal titolo «ORA E
PRIMA», il disegno e la pittura di TERESA
D’OREY CAPUCHO, artista portoghese per la prima volta presente in Italia,
reinterpreta in modo sorprendente alcune donne che si sono ritrovate
protagoniste di episodi della Bibbia e
delle gesta eroiche dell’Antichità.
Eva che offre ad Adamo la mela domandando e gli piace,
Giuditta che cerca Oloferne o Dalila in fuga - ecco alcune delle eroine che
popoleranno la suggestiva galleria dei Portoghesi, dal 13 al 17 giugno.
La mostra, curata dalla Professoressa Luísa Arruda, dalla Facoltà di Belle
Arti di Lisbona, è sponsorizzata dal «Centro de Investigação e de Estudos em
Belas-Artes - CIEBA», una unità di
ricerca e sviluppo negli ambiti della Cultura e della Scienza che appartiene
alla stessa Facoltà (http://www.belasartes.ulisboa.pt/investigacao/cieba/).
TERESA D’OREY CAPUCHO (Lisbona, 1946) ha iniziato i suoi studi artistici presso la Sociedade
Nacional de Belas-Artes de Lisboa, proseguendo la sua formazione nella Escola
Superior de Belas-Artes de Lisboa, che ha concluso con una tesi in teoria
dell’arte, dedicata a una delle più internazionali artiste portoghesi: Paula
Rego («Paula Rego: o desenho como ponto de referência - o desenho como factor
de mudança», 2001). Ha fondato gli “Ateliers de S. Paulo” e appartiene
all’Academia de Letras e Artes, a Monte Estoril. Nell’ottobre 2015 esordisce
come scrittrice, con il libro di memorie O
Chalet Maria Amália (Chiado Editora).
ORA E PRIMA
PERSONALE DI
PITTURA DI TERESA D’OREY CAPUCHO
A CURA DI LUÍSA
ARRUDA
INAUGURAZIONE:10.06.2017,
ore 18.00
ORARIO DI APERTURA: martedì - sabato, 17.00 - 20.00
fino
al 17.06.2017
INGRESSO LIBERO
Exposição de pinturas e desenhos de Teresa Capucho
Junho (10-17)
Ora e Prima
Grandes desafios / pequenas contrariedades é o subtítulo
dado pela pintora a esta exposição, que consideramos um olhar particular sobre
a permanência do feminino na pintura contemporânea.
Teresa Capucho, na sequência de outras exposições de pintura em torno
do feminino, interessa-se agora por histórias das mulheres da Bíblia e das
heroínas da Antiguidade, como Eva: na pintura Ti piace?, Judite, na pintura Dov’è Oloferne? ou Dalila na
pintura, Fugge, Dalila!
De facto, sob uma perspectiva decididamente feminina, pinta
as mulheres e inventa-lhes falas em textos que fazem parte da imagem e sobretudo
integra-as num tempo presente. Como se fossem mulheres de hoje, as heroínas
exprimem a sua angústia, espontânea e coloquialmente em frases de tragicomédia.
A sedução está por detrás destas histórias. Por detrás ainda, o amor ou o ódio.
Com esta exposição no Instituto de Santo António em
Roma e também patrocinada pela Faculdade de Belas Artes de Lisboa, reata-se uma
tradição de mostra de trabalhos de artistas formados pela instituição que a
antecedeu, a Escola Superior de Belas Artes de Lisboa, destacando-se Leopoldo
de Almeida e mais tarde Lagoa Henriques que aí deixaram obras de arte.
Luisa Arruda
Estoril, 15 de Março de 2017
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