lunedì 18 luglio 2016

Tiago Moura: Il Bosco Parrasio



Grazie alla gentilezza della Prof.ssa Rosanna Pettinelli, Custode Generale dell’Arcadia e alla Dott.ssa Giovanna Rak, della Segretaria dell’Istituzione, gli architetti Tiago Moura e Caterina Di Giovanni hanno potuto visitare il Bosco lo scorso 28 giugno. Da questa visita nasce il testo e le fotografie che ora pubblichiamo e ringraziamo di cuore all’architetto Tiago Moura. Un pezzo della Roma lusitana che poche persone conoscono…


Sulle pendici del Gianicolo c’è una porzione di terra che ricorda uno dei tanti legami di Don Giovanni V, re di Portogallo, con Roma: è il Bosco Parrasio, proprietà e antica sede dell’Accademia dell’Arcadia.
Nel 1690, un gruppo di intellettuali fondò questa accademia letteraria al fine di contrastare le esagerazioni della corrente barocca, ma solo nel 1726 gli arcadi riuscirono ad avere una sede propria. Questa occupò i terrreni dell’Orto dei Livi acquistati dal sovrano portoghese per quattromilla scudi e donati all’accademia di cui fu anche membro.
Il Bosco Parrasio fu progettato dall’architetto e arcade Antonio Canevari. Lo stesso che grazie all’incontro con Don Giovanni V progettò diverse cose in Portogallo, tra cui la Torre dell’Orologio del Palazzo Reale nel Terrreiro do Paço distrutto dal terremoto del 1755. Una sua opera tuttora visibile è la famosa Torre dell’Università di Coimbra.
Il Bosco Parrasio fu oggetto di nuovi interventi nel 1838 dall’architetto Giovanni Azzurri.  Nel 1849 questo spazio subì fortemente gli scontri tra francesi e le truppe della Seconda Reppublica Romana. A causa dello stato fatiscente e la mancanza di risorse economiche per ripristinarlo al livello funzionale, l’Arcadia fu costretta, nel 1891, a trasferire la sua sede in un’altra parte. Il Bosco Parrasio fu restaurato e oggi è affidato a privati.
Nonostante i lavori di manutenzione in corso e la vegetazione attuale abbia un carattere quasi selvaggio, questo luogo dimostra una bellezza particolare e conserva ancora un barlume del suo passato. Il giardino si svolge longitudinalmente su tre livelli. Quello superiore corrisponde ad un anfiteatro ovale con tre ordine di sedili in pietra. Sulla facciata concava dell’edificio, da cui si può accedere, sono iscritti in marmo gli articoli che regolano l’Arcadia. Sulle pareti dietro il podio sono dipinte alcune figure canidi argentee ed un gigantesco glicine copre una buona parte del palazzo. Da questo livello si accede al successivo attraverso due scalinate laterali connesse a una fitta vegetazione, nella quale si scorge un’intima radura con una piccola finta grotta che sormonta una vasca d’acqua ovale. Non è sorprendente trovare in questa terrazza intermedia un elemento d’acqua, poichè quasi sempre riveste la parte centrale dei giardini italiani. Altre due scalinate laterali semicircolari conducono al livello inferiore dove si erge un alto cancello, ingresso principale della proprietà. Entrando da questo si può subito osservare una scritta al centro che rappresenta il generoso omaggio di Don Giovanni V all’Arcadia con la donazione del terreno. Sotto questo pannello si trova una bellissima aiuola profusamente riempita con ortensie, specie replicata in tanti altri punti del Bosco, in particolare nei vasi che accompagnano i vari percorsi. Riguardo le altre piante presenti, molte furono ricorrenti nei giardini in Italia durante quel periodo, tra cui lauri, camelie, magnolie, un paio di canfori nel terrazzo intermedio e due alti bagolari vicini al cancello.
 
TIAGO MOURA 

 

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