lunedì 6 dicembre 2010

Dois artigos de Igino Camerota sobre o Fado

Dois interessantes artigos sobre o fado, publicados pelo lusófilo Igino Camerota, que saudamos com amizade. Foram publicados em (i)* - (iniziativa)* agenzia di informazione politica esociale.

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Alla scoperta del fado portoghese/1


Per Eduardo Lourenço, scrittore e filosofo, "il passato monumentale dell'impero, che ha disseminato le vestigia della sovranità portoghese nel mondo intero, risulta ipertrofico e schiacciante per una nazione in fondo esigua, confinata su una costa estrema d'Europa".
Queste parole riescono, in estrema sintesi, a chiarire un concetto fondamentale per la comprensione di alcune significative sfumature della cultura portoghese.
Importante, in tale contesto, è anche la testimonianza di Gabriel Garcìa Marquez, giornalista e scrittore tra i più incisivi del novecento, che in un suo articolo della metà degli anni settanta, affermava che "per ragioni storiche e geografiche, essendo uno dei paesi più poveri del mondo ma con una posizione geografica fondamentale, il Portogallo è costretto a sedersi alla tavola dei paesi più ricchi [...] ma parla una lingua che nessuno capisce poiché a nessuno conviene capirla, e si presenta con i pantaloni rammendati e le scarpe rotte, ma con la dignità che gli impone l'essere stato in altri tempi il padrone quasi assoluto di tutti i mari. La terribile pressione di tale dramma si riflette su ogni aspetto della vita portoghese".
Acuto e illuminante il contributo dell'autore di Macondo.
Questa particolare caratteristica del popolo lusitano, secondo molti studiosi, semplici turisti e comuni cittadini portoghesi, trova piena espressione nella dolenza e nelle tristi note della musica popolare lusitana più conosciuta al di fuori dei confini nazionali: il fado.
Il Portogallo si affermò come stato sovrano nel 1143, quattro anni dopo la battaglia di Ourique.
Afonso Henriques, subito dopo la vittoria, si autoproclamò re; questo episodio segnò la fondazione del regno e l'inizio di una parentesi monarchica lunga quasi quattrocento anni.
Il passato di grande potenza marittima finì per stimolare non solo le attività legate al commercio ma diede anche nuovi impulsi alla produzione culturale, fornendo spunti originali e interessanti ai numerosi storici e cronisti che, attraverso i loro contributi, hanno dato vita a una vera e propria letteratura memorialista dell'epopea portoghese. Un salto cronologico ci trasporta, così, nella Lisbona del XVIII secolo: un'epoca in cui si era ancora molto lontani dalla sola teorizzazione del concetto di globalizzazione. Ma in cui la capitale portoghese poteva già definirsi globalizzata, vista l'aria..."multietnica" che si respirava tra i vicoli di Alfama e Bairro Alto. Lisbona era una delle città europee più all'avanguardia ma, nel 1755, un potente terremoto ne mise in ginocchio non solo l'economia. La notizia del sisma, rapidamente, si diffuse in tutto il vecchio continente e, non solo per il popolo portoghese, si trattò di un vero e proprio schock...come dimostra il "Poema sul disastro di Lisbona" scritto da Voltaire subito dopo essene venuto a conoscenza. La zona bassa della città (baixa), nei pressi del prosperoso e trafficato porto, venne rasa quasi totalmente al suolo. La cultura è specchio del suo tempo. Lisbona crovevia di merci, monete e, soprattutto, uomini e donne provenienti da ogni angolo di mondo. Da un punto di vista musicale, è significativo sottolineare ai fini del nostro "viaggio" che, non solo nella capitale, ma anche nelle altre principali città del paese, in quel periodo, iniziava a fiorire un'ampia varietà di generi e forme di canzoni e danze popolari. Contemporaneamente, in Brasile, si praticava una "danza cantata" chiamata fado. Sulle origini di questo genere musicale ancora non si è riusciti a fare completa chiarezza. Si sono succedute varie ipotesi e teorie: quella più verosimile è da ricercare proprio in questa forma "danzata". Cultural contact è una parola chiave. La deportazione di migliaia di schiavi in epoca coloniale trasferiti dal continente africano sino in Brasile; la potenza dell'impero portghese e quella del mare. La rotta del fado genere musicale ha interessato tre continenti. All'inizio era danza oscena; poi, giunta in Europa, si è adattata gradualmente ai costumi continentali e ai gusti musicali del tempo, si è impregnata dello spirito del porto di Lisbona, del vino e delle bettole frequentate da donnacce e marinai di ogni angolo di mondo. Poi Amalia si è alzata in canto e tutto il mondo, anche solo per un attimo, ha nuovamente rivolto il suo sguardo verso il Portogallo.
Dei particolari storici e musicali, di Salazar e tutto il resto, avremo modo di parlarne.

Igino Camerota
13 luglio 2010



Da danza a canto. Sulle origini reali e fantasiose del fado


Dai racconti di numerosi viaggiatori giunti in Brasile nel XVIII secolo, è possibile risalire a quelle che sono le caratteristiche sceniche del fado danzato.
Da questi scritti, emerge che, essendo variabile il numero dei partecipanti, la coreografia non era sempre uguale. Quasi tutti concordavano su due punti: i passi erano difficili e, nel suo insieme, si trattava di una pratica molto "sensuale".
Molti, addirittura, la definivano "oscena".
Il fado che oggi si canta nei locali più e meno turistici di Lisbona e nei teatri di tutta Europa deriva da questa danza.
A quanto pare, è in una testimonianza di Adriano Balbi che nel 1822, per la prima volta, con la parola "fado", nella lingua portoghese, oltre al significato di "destino", si intende indicare una pratica musicale.
Il fado danzato del Brasile coloniale, dunque, costituì il nucleo centrale all'origine dell'attuale genere musicale popolare urbano conosciuto, non solo grazie ad Amalia Rodriguez, in tutto il mondo.
Ma, considerate l'evoluzione intensa e continua che ha interessato la danza, le differenze tra queste due espressioni culturali sono evidenti.
A Lisbona, la diffusione della danza iniziò ad affermarsi durante i primi anni del XIX secolo poiché introdotta dagli ex schiavi giunti in Portogallo che avevano popolato i bassifondi della città.
Insomma, una delle caratteristiche più affascinanti relative a questo genere musicale è che sia nato in ambiente popolare; in quei quartieri tuttoggi ritenuti simbolo della capitale portoghese. Alfama, Bairro Alto, Mouraria, Baixa, Alcantara: qui batte forte il cuore della città, qui si è iniziato a danzare prima e a suonare poi il fado portoghese.
Che sia Napoli, Genova, Anversa, Barcellona, Tunisi o Lisbona, immaginate i rumori e gli odori, quelli buoni e quelli cattivi, del porto e dei quartieri circostanti: luoghi di vita e di morte, dove prostitute, ladri, marinai, commercianti e gente di ogni sorta, quotidianamente, si confonde, si parla, socializza.
Ogni soggetto, portatore di valori e usanze differenti.
Ogni soggeto pronto a cambiare e a far cambiare.
E' così che una danza è divenuta canto.
Sulle reali origini del fado, negli ultii anni, si è sviluppato un acceso dibattito rimasto, come evidenziato dai maggiori esperti del tema, spesso circoscritto ai confini nazionali. Insomma, raramente autori non portoghesi hanno mostrato interesse per tale questione su cui, nel corso degli anni, sono emerse svariate tesi.
A oggi, come detto, non sembrano esserci dubbi: il fado deriva da una danza brasiliana.
Vale la pena, però, ricordare altre ipotesi considerate da alcuni studiosi.
Suggestive la "pista araba" e quella legata alla "medievale tradizione lirica profana".
La più romantica e, senza dubbio, maggiormente carica di fascino, però, è la "tesi marittima".
Il suo maggiore sostenitore fu lo studioso Pinto de Carvalho le cui convinzioni si basavano principalmente sulla constatazione della natura oscillante delle linee melodiche tipiche del fado e sulla ricorrenza del tema, assai caro ai marinai e ai loro cari, della saudade.
Impossibile non citare le parole di questo studioso: "il fado nacque a bordo delle imbarcazioni, nei ritmi infiniti del mare, nelle convulsioni di quella che rappresenta l'anima del mondo, nell'ubriachezza mormorante dell'eternità dell'acqua".
Ok, sicuramente si sbagliava.
Ma che importa, in fondo non succede nulla se, consapevolmente, in casi come questo, si decide di credere a qualcosa di errato.
Anche a me piace pensare che il fado sia nato su qualche vecchia grande o piccola nave di legno dove, in preda alla bufera, marinai e capitani, uniti, pregavano di poter far ritorno a casa.
Finché qualcuno di loro, forse inviato dalla provvidenza, cantava.
Tutti lo ascoltavano, forse qualcuno impugnava la chitarra e, nel frattempo, la tempesta e paura erano già...acqua passata.

Igino Camerota
14 luglio 2010

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