Marchesa
Maria Grazia Ceccaroni Morotti Cambi Voglia
ved. Maliani
(2.5.1924 - 21.11.2014)
È scomparsa ieri mattina, nella sua casa a Roma, avendo accanto tutti i
suoi cari, Maria Grazia Ceccaroni, pittrice romana nata a Foligno nel 1924, da
una famiglia aristocratica di artisti marchigiani.
Le esequie nella Chiesa di Santa Maria Maddalena, piazza della Maddalena, Roma, lunedì 24 Novembre alle ore 9.00, la Benedizione nel Cimitero di Recanati.
Maria Grazia ha riempito con la gioia, l’ironia, l’immensa acuta
intelligenza con cui osservava e viveva la vita, Via dei Portoghesi l’anno
scorso - quando, in coincidenza con il suo 89º compleanno, si è inaugurata
nella galleria dell’Istituto Portoghese di Santo Antonio in Roma - spazio
istituzionale legato all’Ambasciata del Portogallo presso la Santa Sede - la
sua prima mostra personale (foto sopra)
Dato che l’emozione di questo momento non ci permette di essere più fluenti
nelle parole, riproduciamo qui l’intervista fatta per il catalogo della mostra “Cronache
ad Olio”, curata dal Prof. Andrea Romoli Barberini:
Maria Grazia, quale è la molla che ti spinge a dipingere?
Io penso che ci sia un forte
desiderio di osservare ciò che mi circonda e le persone che incontro. Ciò
produce un’ emozione che vorrei fermare.
E allora è qui che esce fuori il taccuino?
Si. Il carnet, la lastra di
zinco, un cartoncino, ogni supporto è utile per prendere l’appunto, fermare
l’idea. È un po’ come stenografare.
Dopo dipingi il quadro?
L’olio per me è la più
benedetta delle unzioni, è un’ occasione per immergersi nel colore, scivolarci
su, godere dello slalom, e qui, a volte, la scivolata non sa fermarsi al tempo
giusto. (“Fermati ! ”, mi consiglia il mio amico pittore Mario Verolini).
Continuare a scavare è più forte di me, mi è molto difficile dominare
l’accavallarsi delle immagini!
E quali sono i luoghi dove trovi più ispirazione?
Privilegio luoghi ove ho più
tempo per osservare: riunioni familiari (infatti ho dipinto molte zie...),
salotti, sale di conferenze e anche sale da concerto. Certo, che per
avvicinarsi col pennello alla musica ci vuole un bel coraggio, anche solo per
riprodurre il violino o le canne dell’organo! E allora quando vado al concerto
comincio con l’osservare la gente in sala, mi immedesimo con loro
nell’aspettativa. Le luci vengono accese , e purtroppo troppo presto spente ,
entrano gli orchestrali. Alzo gli occhi verso il palco (ho, come sai, un posto
in prima fila...) e guardo le gambe del direttore d’orchestra, i leggii e
allora comincia la musica: la padrona assoluta.
Scarabocchiare al buio è una
gran gioia.
Perché non avevi ancora fatto una mostra?
Non lo so, forse uno
sbagliato istinto di protezione. Comunque, anche se tardi sono uscita fuori...
(intervista fatta da Francisco de Almeida Dias ,
dal catalogo)
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