martedì 9 dicembre 2008

Francisco José Viegas por Elisa De Nicola


Agradecemos a Elisa De Nicola, aluna e amiga, o belíssimo texto e as fotografias feitos por ocasião da vinda de Francisco José Viegas à feira "Più libri, più liberi" no fim-de-semana passado. Em seu redor, e em redor da exímia apresentação feita pelo Prof. Giorgio de Marchis se reuniu um grupo de estudantes de Português, de que fica aqui um testemunho.
Cinque motivi per i quali
Francisco José Viegas
è uno scrittore di romanzi polizieschi.

All’interno dello spazio dedicato al genere del “giallo-noir”, durante la fiera della piccola e media editoria “Più libri più liberi” è stato presentato il romanzo” Un cielo troppo blu” di Francisco José Viegas, nella versione italiana di Serena Maggi pubblicata dalla casa editrice La Nuova Frontiera.
Durante la presentazione del libro, curata dal prof. Giorgio De Marchis, Francisco José Viegas, parlando del suo romanzo, ha spiegato le motivazioni che lo hanno spinto a divenire un autore di romanzi polizieschi.

In primo luogo l’autore ci parla della genesi di questa scelta. Ci racconta di quando durante un soggiorno nelle isole Azzorre, non potendo tornare a Lisbona a causa di una burrasca, trovandosi solo su un’isola semideserta dell’arcipelago, abbia cominciato a scrivere spinto dalla riflessione, di cui l’autore parla con ironia, che l’unica cosa che avrebbe potuto fare in quella situazione sarebbe stato uccidere qualcuno. Pensò così di scrivere il suo primo romanzo poliziesco.

In secondo luogo l’autore elenca brevemente le cinque motivazioni che lo hanno portato ha scegliere il genere del romanzo poliziesco.

Lo scrittore giustifica la scelta di un genere letterario come quello del giallo, facendo riferimento alla propria “pigrizia”: scegliere “un modello letterario pronto” con regole e schemi prefissati, che ha già offerto grande letteratura, è per l’autore un grande vantaggio dato che gli offre la possibilità di poter giocare col modello letterario, di poterlo parodiare, stravolgere e plasmare in base alle proprie necessità.

La seconda motivazione che lo ha spinto a divenire autore di romanzi polizieschi è l’insonnia: l’autore, che ha sofferto per molto tempo d’insonnia, scrive per provocarla negli altri.

Il terzo motivo riguarda il processo creativo che si trova alla base della costruzione dell’intreccio. L’autore ama le storie ma confessa di non conoscere a priori la conclusione della vicenda che si accinge a narrare. Scrive quindi per scoprire il finale, per sapere come la storia si concluderà.

Il quarto motivo è che scrivere romanzi polizieschi gli consente di poter “uccidere chiunque” con la propria immaginazione: lo scrittore può giocare col destino e con le vite degli altri. Non è la possibilità di indagare il crimine, o la malvagità umana a spingerlo a scrivere ma la possibilità di investigare sul mistero che ha fatto sì che qualcuno venisse ucciso.

La quinta motivazione è legata alla passione che l’autore nutre per la descrizione dei paesaggi. Nel momento in cui si accinge a creare un intreccio, l’autore non ha una storia già pronta, ma dei luoghi che gli ispirano la trama. La storia nasce all’interno di un paesaggio: è come se l’autore avesse bisogno di un grande palcoscenico dove far agire i suoi personaggi. Questo spiega anche una delle caratteristiche peculiari dei suoi romanzi dove la descrizione del paesaggio è effettuata con grande attenzione, tanto da costituire un elemento che conferisce un aspetto di veridicità alle sue storie. Come sostiene l’autore “non esistono le persone ma i luoghi”.

Infine l’autore ci spiega come lo scrivere rappresenti per lui un modo per evadere dalla realtà quotidiana, un modo per “salvarsi” e parla del rapporto che ha con il personaggio di Jaime Ramos, con cui sostiene, sorridendo, di aver stipulato un contratto. Descrive inoltre il suo personaggio presentandocelo come un commissario di polizia conservatore e un “po’ borghese” che proviene dalla città di Porto, che ama la buona cucina, i sigari cubani, la pesca, la propria casa e a cui a volte “piace la propria fidanzata”. Un personaggio quindi, come sottolinea l’autore molto lontano dal cliché del detective solitario e smarrito dalla vita tormentata tipico del noir americano degli anni ’30.

ELISA DE NICOLA

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