mercoledì 30 giugno 2010

Valentina Idini "defende" Saramago


Em resposta aos artigos de Claudio Toscani (L'Osservatore Romano) e de Lidia Lombardi (Il Tempo) a nossa aluna Valentina Idini escreveu este texto, que nos deu autorização de publicar.



Gentili Lettori,
Vi scrivo in qualità di studentessa in Lingua e Letteratura Portoghese e soprattutto in quanto cittadina e lettrice perché sento il bisogno di difendere la memoria di un grande scrittore e al contempo di contestare due interventi parziali e fuorvianti, che denunciano in più punti l’ignoranza e la supponenza di chi li ha scritti. Mi riferisco a Claudio Toscani (L’Osservatore Romano) e Lidia Lombardi (Il Tempo).
Il primo ha pubblicato un lungo articolo intitolato L’onnipotenza (presunta) del narratore. E già da qui si possono evincere due cose: 1) Toscani non si è mai interrogato sulle dinamiche della narratologia. 2) Toscani è un paranoico dell’onnipotenza. A parte l’ingenuità del titolo, condita da un pizzico di insano rancore, l’articolo è veramente brutto. Vi si leggono frasi come: «Sia pure scomparso alla rispettabile età di 87 anni, di José Saramago non si potrà dire che il destino l’abbia tenuto in vita a tutti i costi». Ma è pazzo? Cosa intendeva dire Claudio Toscani con questa infelice frase? Segue una biografia striminzita e condita da frasi poco coese come «Non particolarmente complessa né movimentata, la sua vita veniva registrando vari lavori, tra cui l’editoria» e sintagmi audaci quali “la Storia maiuscola” e i “cespiti conduttori”. Ed ecco una bella contraddizione: uno dei capisaldi della narrativa di Saramago sarebbe (cito) una struttura autoritaria totalmente sottomessa all’autore, più che alla voce narrante. Ma come! Nel titolo aveva parlato di un’onnipotenza presunta del narratore, ora ci dice che il narratore in realtà se ne sta ai margini mentre l’autore fa il bello e il cattivo tempo. L’impressione è che Toscani, accecato da un rancore da cattolico ferito, faccia fatica a maneggiare l’argomento letteratura. Ma andiamo avanti. Tralasciando l’appellativo di eterno marxista, passerei al tono da inevitabile apocalisse che Saramago avrebbe, sempre secondo il “critico” Toscani, nelle sue opere. Tutte. Al concetto di Apocalisse poi, il giornalista è profondamente legato. Il termine ricorre tre volte nell’articolo. Un tantino ridondante ma abbiamo afferrato il concetto. A Toscani non va giù l’ateismo di Saramago. Me lo immagino con la carotide gonfia per la rabbia mentre ricorda la militanza dello scrittore nel Partito Comunista, gli attacchi al creazionismo, la sua destabilizzante banalizzazione del sacro. Ed eccolo che inizia a sproloquiare, definisce lo scrittore un populista estremistico che ha dato la colpa di tutti i mali del mondo a un Dio in cui non ha mai creduto, tira fuori mirabili termini propri del linguaggio filosofico con i quali si riempie la bocca, dimostrandoci così che la lezione l’ha imparata per benino: metafisica, ontologia, logica, dialettica. Wow. Impressionante. Tutte queste vacue considerazioni, Toscani le alterna con riassunti folgoranti di alcune opere dello scrittore. Immagino che li abbia presi da wikipedia e che non abbia letto neppure un romanzo di quelli citati. Il cuore non gli avrebbe retto. La ciliegina sulla torta, devo dire, è rappresentata da un’affermazione spiazzante: Saramago ha condannato l’Inquisizione ma ha dimenticato i gulag, i genocidi , le purghe e altre violazioni dei diritti umani per le quali la Chiesa non era direttamente responsabile. Interessante. Ora, io non ho mai sentito Saramago dire che i gulag sono stati esempi di umana virtù. Mai. Cosa c’entravano i gulag? E allora perché non dire il nazismo o le foibe o Chernobyl o l’11 settembre, o i desaparecidos? Ecco un tipico esempio di chi spara parole in libertà, oltretutto puntando il dito sull’uomo (giusto il contrario dell’insegnamento cristiano) e non tenendo minimamente in considerazione l’opera.
José Saramago è stato uno scrittore straordinario, dai molteplici argomenti e dallo stile personalissimo. Quello che più trovo sconcertante è che in questi articoli l’opera letteraria sia passata totalmente in secondo piano. Questi signori si scandalizzano per il trattamento letterario di alcune tematiche care al cristianesimo. Eppure i personaggi storici (così come quelli mitologici) sono continuamente entrati nella letteratura profana, sia per via intertestuale che per via diretta. Toscani ce l’ha con il romanzo Il Vangelo Secondo Gesù Cristo, che definisce «sfida alle memorie del cristianesimo». Saramago però non ha scritto un trattato di teologia. Ha scritto un romanzo. In un romanzo l’autore può dire quello che vuole, come e quando vuole. Non ha una pretesa scientifica, non asserisce una verità assoluta. Racconta una storia. Idem dicasi per Caino, che Toscani ha definito inaccettabile.
Se mi si parla di opere, io pretendo argomentazioni serie e sensate, non giudizi buttati a caso. Può essere verosimile attaccare Tolstoj perché ha fatto morire suicida Anna Karenina? O parlare di Dante in termini ideologici trascurando il suo contributo culturale? Toscani mi sembra un superficiale, un Osservatore Distratto, ma posso ancora capire le sue cattoliche motivazioni per un articolo così infelice. Mi è invece pressoché impossibile capire l’insulsaggine di Lidia Lombardi, la quale esordisce così: «Sapete che cosa impressiona degli intellettuali di sinistra? Che sono sempre uguali a sé stessi, granitici nelle convinzioni. Duri e puri. Dunque, prevedibili» Intanto complimenti per l’acuta ed originale osservazione per nulla banale. Una volta a scuola ci insegnavano a non generalizzare mai. Anche perché cosa vuol dire, allora? Che invece gli intellettuali di destra cambiano idea continuamente? Che chi rimane fedele a un’idea per tutta la vita è un cretino? È un’affermazione pericolosa, che darebbe luogo a tutta una schiera di illustri cretini morti per una buona causa. E come la mettiamo con chi per tutta la sua vita è stato cattolico o di destra? Secondo la Lombardi – che a quanto pare Saramago lo conosceva come le sue tasche, lo scrittore era esattamente così.
La coerenza in questi ultimi tempi non è vista di buon occhio, soprattutto da chi non se la può permettere. Ecco che Saramago diventa uno scrittore aggrappato alle proprie idee, quando invece io direi che da quelle idee era sostenuto. Erano le sue solide basi, non il suo scoglio. Ma ancora: «il suo ateismo tocca eccessi accecati. Un delirio di onnipotenza che si risolve nell’autoinnalzamento a Dio quando imputa al Creatore le stragi di innocenti, le tragedie della Storia». Questa, la Lombardi ce la dovrebbe proprio spiegare perché non l’abbiamo capita. Delirio di Onnipotenza. Ecco un’altra fanatica che parla a vanvera.
E qui arriva il top: «Ma l’incapacità di affrontare il Mistero è forse il suo peccato più grande, quello che nega la sua intelligenza. É un boomerang, perché ottunde la mente, invece di aprirla». Ma che fine psicologa, che maestra di vita, questa Lidia Lombardi! Lei sì che deve avere una mente aperta. Si vede da come scrive. Soprattutto si vede da come conclude sparando a zero anche su Saviano – poco originale anche in questo, signora Lombardi.
«Il portoghese non argomenta, parla per slogan», scrive la illuminata giornalista. E qui la saggezza popolare direbbe “Il bue che dice cornuto all’asino” e sul non-argomentare capisco una volta per tutte che la Lombardi non ha mai letto Saramago.
Ma ora vorrei rivolgermi ai lettori: leggete Saramago. Lasciate perdere le chiacchiere e godetevi un bel prodotto della mente umana. Pensate in termini di Letteratura.
Lancio infine un accorato appello a Toscani e Lombardi – non in senso geografico, ovviamente: scrivete solo di cose che sapete. Non inerpicatevi in territori a voi sconosciuti. Non vi conviene, fate solo delle pessime figure.
Comprendo perfettamente che l’immortalità conquistata da Saramago possa farvi rodere il fegato. Lui, un ateo che ha vinto la morte. Ma siate caritatevoli e perdonategli quest’ultima eterna birichinata.

Grazie per la vostra pazienza.

Valentina Idini

martedì 29 giugno 2010

Monsenhor Agostinho Borges e Maestro Giampaolo Di Rosa agraciados em Roma com a Ordem do Infante D. Henrique






Portugal reconheceu publicamente os méritos de Monsenhor Agostinho da Costa Borges, Reitor do Instituto Português de Santo António em Roma, e de Giampaolo Di Rosa, Organista Titular da igreja nacional de Santo António dos Portugueses. A insígnia da Ordem Nacional do Infante D. Henrique foi-lhes conferida pelo Embaixador Rocha Páris, numa bonita cerimónia que teve lugar em Roma, no passado dia 27 de Junho.

Por sugestão do Embaixador de Portugal junto da Santa Sé, Dr. João da Rocha Páris, e nas vésperas do seu regresso a Portugal em fim de missão e de carreira, o Presidente da República Portuguesa condecorou Monsenhor Borges, Reitor de Santo António dos Portugueses desde 1995 e Adido Cultural da Embaixada de Portugal junto da Santa Sé com o grau de Comendador da Ordem Nacional do Infante D. Henrique e o Maestro Di Rosa com o grau de Oficial da mesma Ordem.
A Ordem do Infante D. Henrique, criada na efeméride dos 500 anos da morte do “Navegador”, em 1960, visa distinguir aqueles que prestam “serviços relevantes a Portugal, no País e no estrangeiro”, mormente na “expansão da cultura portuguesa ou para conhecimento de Portugal, sua história e seus valores”.
Durante o discurso que precedeu a investidura solene, por volta das 13.30 horas de domingo, 27 de Junho, num dos salões da Embaixada de Portugal junto da Santa Sé, a belíssima Villa Lusa, em Roma, o Embaixador Rocha Páris sublinhou a importância que a actividade do Instituto Português de Santo António em Roma tem tido nestes últimos anos, não só para os Romanos, que através dela podem contactar mais de perto com a nossa língua e com o nosso País, mas particularmente para Portugal, “porque tem aqui um farol potente para trazer a luz da cultura portuguesa e da presença portuguesa”.
Antes da entrega da cruz pátea de esmalte vermelho filetada de ouro, foram ainda relevadas as qualidades profissionais e humanas de Monsenhor Agostinho da Costa Borges, um Reitor com “uma capacidade de organização extraordinária, um sentido do arriscar que às vezes implica muita coragem e com uma generosidade humana que lhe permite superar as dificuldades todas”, que foi na Embaixada, acrescentou, “para além de amigo, um excelentíssimo adido cultural”.
Depois, e envolvendo já nas suas palavras o agradecimento a Giampaolo Di Rosa, o Embaixador ainda disse que “a aventura do órgão revelou todas as capacidades (de Monsenhor Borges): coragem, visão de futuro, determinação e generosidade”. De facto, foi no fim de um dos concertos da Integral de Bach a que assistiu na igreja de Santo António dos Portugueses, que o Embaixador Rocha Páris teve a ideia de sugerir que o “Estado reconhecesse publicamente o muito que deve aos dois”.
Uma festa revestida de solenidade, certamente, mas também cheia de calor humano. É que, para além deste acto oficial, coincidia com esta a data do quadragésimo aniversário de casamento dos Embaixadores João e Ana da Rocha Páris – bodas de esmeralda. Os Embaixadores foram surpreendidos com a celebração religiosa da renovação dos votos matrimoniais no oratório privado da Villa Lusa e com a bênção de duas imagens dos seus santos patronos que lhes foram oferecidas por Monsenhor Borges e pelo Conselheiro Eclesiástico da mesma Embaixada, Padre Fernando Matos. A bonita cerimónia foi presidida por D. Manuel Monteiro de Castro, Secretário da Congregação para os Bispos e Secretário do Colégio dos Cardeais.

Francisco de Almeida Dias
Cultor de Português - Università degli Studi di Roma Tre

28.06.2010

lunedì 28 giugno 2010

"Nel giorno della morte di José Saramago" di Igino Camerota


Recebemos esta ebla mensagem do nosso amigo Igino camerota, que aqui agradecemos e publicamos:


"Amici di Via dei Portoghesi,

Nel giorno della morte di Josè Saramago...ho scritto una mia testimonianza. Il Portogallo è parte di me. Saramago è stato uno dei motivi per cui ho imparato ad amare questo paese."Cecità", il libro che più ho amato. E poi tanti altri. Mi andava di condividere con tutti voi. Aveva 87 anni. E ancora voglia di scrivere, indignarsi, vivere. un abbraccio. saudade...

Igino Camerota"


Eis o texto publicado em:




Nel giorno della morte di José Saramago

Scritto da Igino Camerota

Nel giorno della morte di José Saramago, non posso non fermarmi, anche solo per un secondo, a guardare il cielo e cercare di scrutare la nuvola più bella. E farlo con gli occhi della moglie del dottore: l’unico personaggio che in Cecità non perdeva la vista e che, attraverso le sue intatte pupille, raccontava ai lettori di ogni angolo di mondo l’angoscia e gli orrori di una società cieca. In tutti i sensi. “Cecità”,”Il Vangelo secondo Gesù Cristo”, “Nell’anno della morte di Ricardo Reis”, “Saggio sulla lucidità” e, nel 2009, “Caino”: questi sono alcuni dei romanzi di Josè Saramago, pubblicati e tradotti in chissà quantI idiomi.
Il Portogallo è un paese particolare: una lingua di terra ai margini dell’Europa. Lo sguardo verso l’Oceano: un occhio per l’Africa, l’altro per il Sud America; le spalle al Vecchio Continente.Passato glorioso, imperiale; presente da…paese tra i più poveri del mondo occidentale; futuro incerto.Josè Saramago: scrittore, poeta, critico letterario.Premio Nobel per la letteratura nel 1998.E’ morto ieri all’età di 87 anni. Aveva ancora tanta voglia di scrivere, indignarsi, vivere.Conosceva le nuove tecnologie o, perlomeno, ne conosceva il grande potenziale; per questo, per un bel po’, ha avuto anche un suo personale blog.Josè Saramago l’ho ascoltato all’Università di Coimbra, centro nord del Portogallo, alla facoltà di Economia: aula stracolma e studenti estasiati.Parlo di sei anni fa e, nel frattempo, leggevo e chiedevo di lui.Vive a Lanzarote, nelle Canarie: come mai? Perché molti portoghesi lo criticano? Quale il suo ruolo durante la Rivoluzione dei Garofani?Un’altra volta, con la mia compagna, andammo a vederlo al Festival delle Letterature di Roma, alla Basilica di Massenzio. Non arrivò. Fu un vero peccato.Io posso solo dire la mia: è stato uno scrittore tra i più grandi della letteratura mondiale. Fernando Pessoa e Josè Saramago: due stili diversi, due facce dello stesso paese.Il Novecento portoghese.Il primo morto a neanche cinquant’anni, quando il secondo aveva…appema tredici anni e, forse, neanche sognava che sarebbe diventato il grande scrittore che oggi, in tanti, piangiamo.E sicuramente, del primo, già aveva letto qualcosa.Josè Saramago il suo messaggio ai giovani lo ha inviato, semplicemente, vivendo. Ancor prima che scrivendo.Sino all’ultimo giorno, sempre vivo: nel senso più intimo della parola.Scrivere per raccontare e, quando necessario, per resistere.Al brutto, all’indifferenza, all’ipocrisia, alla banalità e alla sciatteria.Undici o dodici anni fa uscivo dal Liceo Classico: sono convinto, ancora oggi, che sia la scuola più bella.Se dovessi rinascere…rifarei il Classico.Però, perché nessuno, quando ero studente, mi fece studiare questo scrittore?Non mi piace scrivere senza documentarmi allora, chiedo a te che sei uscito quest’anno dal liceo: “ti hanno fatto leggere qualcosa di Saramago?”.Spero di sì, altrimenti…corri in libreria.Così, anche tu, potrai crescere e, in questo modo, contribuire a non farci sentire, da oggi in poi, la sua mancanza.Nel frattempo sono certo che questo incredbile “velho” avrà già trovato, ovunque sarà, una penna e un foglio.Per continuare a scrivere, comunicare, insegnare.Con il suo stile.Unico.Trovata la nuvola più bella. Riabbasso gli occhi, mi guardo intorno: sorrido.Adeus Josè e obrigado!Muito obrigado.


Igino Camerota

18 giugno 2010

mercoledì 23 giugno 2010

Saramago por Vilma Gidaro

uma fotografia dum "meu" dia com Saramago


A nossa aluna VILMA GIDARO diz-nos: "escrevi como habitualmente um texto onde há sensações pessoais... não podia com certeza fazer uma critica literária ao Nobel Saramago.. eu não sou ninguém para falar dele, mas eu sei que o amei muito e assim será para sempre."

Aqui publicamos a sua homenagem ao grande escritor e a fotografia que a Vilma também nos enviou, de quando em Lisboa viu a exposição "A Consistência dos Sonhos".



Morte de José, dia 18 de Junho 2010


No dia 18 de Junho, ao levantar-me, senti uma leve tristeza. Nesse dia seria o aniversário da minha mãe. Nesse mesmo dia, para que eu nunca me pudesse esquecer disso, ao princípio da tarde, chegou-me, pela minha amiga Federica, a noticia da morte de José Saramago.
Eu sabia que não era possível que ela brincasse com este assunto e por isso era verdade... uma terrível verdade.
Tinha conhecido a sua maneira de escrever directamente em português, em 2005, iniciando a estudar a língua portuguesa, quando li “O Conto da Ilha Desconhecida” - um conto breve, de que gosto muito, e que depois li muitas vezes, também em voz alta. Gostei da ironia e da metáfora com que o Saramago contava a burocracia, da descrição do personagem principal e da mulher de limpeza: corajosos e obstinados, ingénuos e sonhadores, qualidade que levam o género humano a poder mudar as coisas. Outro elemento de que gostei foi da capacidade de escrever um diálogo duma forma narrada.
A sua maneira de escrever, com parágrafos longos e pontuação mínima, é incrivelmente bela e é um prazer para mim ler os seus escritos. Outro livro que amei muitíssimo foi “As Pequenas Memórias”, um livro de recordação, escrito para nos fazer conhecer de onde vinha o homem que ele era (isso era o que ele dizia), e, lendo o livro, a sensação é mesmo a que ele queria que fosse. Cresceu desta maneira a vontade de continuar a ler os seus livros e muitas vezes de ler outra vez algumas partes deles, como sucedeu com “Objecto Quase” .
Poderia falar muito sobre as sensações e a magia que me deram os seus livros, mas não é isso que interessa agora. A única coisa que interessa é que ele é para sempre o grande Ser que foi. Quero sublinhar finalmente uma imagem da cerimónia que me impressionou: o olhar de Pilar para ele, o grande amor do seu olhar para ele, que para mim é a imagem da grandeza pessoal de Saramago, além daquela do escritor.


Vilma Gidaro

Na véspera de S. João


A 13 de Junho
Santo António se demove
São João a 24
E São Pedro a 29



Na véspera da festa de S. João, aqui reproduzimos o artigo publicado em
que nos explica um pouco das festas juninas em Portugal...







O mês de junho é tido por 'mês dos Santos Populares'. Referência por nele se celebrar três santos de carisma bem popular: Santo António (dia 13), São João (24) e São Pedro (29).
No entanto, não se julgue que esta constitui uma tradição unicamente portuguesa. Nada disso. Aliás, estas festas acontecem em diversos países, associadas ao costume pagão de festejar o solstício de Verão, celebrado a 24 de Junho. São habitualmente designadas as 'festas juninas', como acontece, por exemplo, no Brasil.O primeiro a ter festa em Portugal, porém, é bem lusitano. Trata-se, inclusive, do único santo nascido em Lisboa. De nome de baptismo Fernando Bolhão (ou de Bulhões), nasceu em finais do século XII e aos 20 anos decidiu enveredar pela vida religiosa, optando, anos depois, por ser padre franciscano, dedicando-se assim aos pobres. E mudando o nome de Francisco para (irmão) António, percorrendo mundo. Também ficou conhecido como Santo António de Pádua, por nessa região de Itália ter vivido nos últimos anos antes de morrer em 1231. A 13 de Junho, pois. Hoje.
Se Santo António está associado a Lisboa, São João encontra-se ligado à cidade do Porto. Atenção, São João do Porto, padroeiro da cidade, e não São João Baptista. Uma personagem que remonta ao século IX, eremita, de nome João. Só que tal história nunca foi bem aceite e, assim, o 'São João do Porto' é comemorado no mesmo dia que São João Baptista… também eremita. Nascido a 24 de Junho.
O mais antigo santo da Igreja Católica, Pedro, nasceu como Simão mas foi Jesus a lhe mudar o nome por analogia com 'pedra' - a 'pedra' sobre a qual se iria construir a Igreja Católica. Tendo, por isso, o primeiro dos Apóstolos de Jesus sido considerado o primeiro Papa. Por ter morrido muito velho - pelo menos para a época - é habitualmente representado com barbas brancas e como se apresenta como guardador das 'portas do céu' ei-lo de chaves na mão…
História
O que é um manjerico?

Qual a diferença entre manjerico e manjericão? Manjerico, de nome científico 'ocimum basilicum minimum', é uma planta que pertence à família das 'lamiaceae'. Apresenta folhas ovadas, verde claras, com cheiro intenso, dá flores em fascículos e aromáticas. Por tradição, é muito utilizado nas Festas de Santo António e de São João, com os namorados a ofertarem às suas amadas uma planta, num pequeno vaso, e com uma quadra escrita em papel. O manjerico tanto pode ser utilizado como erva aromática na culinária ou como elemento meramente decorativo. Da mesma família e de sabor idêntico, a grande diferença que o manjericão apresenta do manjerico é que as folhas daquele são maiores e mais tenras.
Português
Qual a origem da palavra 'manjerico'?

'Manjerico' vem do grego 'basilikón', ou seja, 'erva do palácio'. No latim, recebeu o nome de 'ocimum basilicum'. Até chegar ao português, desde o grego 'basilikón' - que no latim 'deu' basilicum', palácio/edifício público - passou a ser pronunciado 'masilicum', cuja variante resultou em 'magiricum'. Em francês, manjerico é ´basilic' e em italiano 'basilico'. Curiosamente foi um português, o padre Manuel Bernardes, quem registou pela primeira vez esta planta num clássico da literatura.


Pergunta & resposta


Como é que surgiram as marchas populares?

Esta é uma tradição portuguesa que começou em Lisboa. Precisamente por ocasião das Festas de Santo António, acontecidas a partir do século XVI. Então, como agora, com muita animação e com cada bairro a tentar ser melhor que o outro. Exactamente como sucede nos dias de hoje, desta feita de um modo mais elaborado, com a organização do desfile das Marchas Populares.
Porque motivo Santo antónio é considerado 'santo casamenteiro'?

Não há qualquer explicação fundamentada para tal. Apenas a associação de que na altura em que se festeja o Santo António é uma época relacionada com a fecundidade. Muito conhecida em Portugal, a iniciativa 'Noivas de Santo António', que realiza anualmente em Lisboa, teve início em 1950, numa iniciativa do já extinto Diário Popular, que ajudava os pobres a fazerem uma festa no dia do casamento.
O que é que fogueiras e balões têm a ver com os santos populares?

As fogueiras fazem parte da tradição pagã de celebrar o solstício de Verão. É assim que a tradição da fogueira acontece em vários países no dia de São João (24 de Junho). Já os balões inserem-se na mesma lógica das fogueiras, ou seja, da luz e seus efeitos visuais. Antes os balões eram lançados para anunciarem o início das festas.


venerdì 11 giugno 2010

Mangani nella Luna



Associazione Lorenzo Cuneo Onlus


11º Concerto alla Luna

per Lorenzo


Concerto al silenzio
LA 'NTISA STESA



in rete con:
Associazione ”Tam Tam Brasile” Onlus
Fondazione “Bambini in Emergenza” Onlus
Rivista “Prospettiva Persona” Centro Ricerche Personaliste

Apriranno la serata
Animazione per Bambini con Mikela Policastro
Lettura di Poesie con Beatrice Cosentino
accompagnate dalla chitarra di Guido Padrono
sconfinamenti fra musica popolare e musica colta
Pietanze e dolci casarecci

sabato 26 giugno 2010
dalle ore 19.00
(Notte del Plenilunio)


parco della Caffarella
con ingresso da Largo Tacchi Venturi


Ingresso a sottoscrizione
Il ricavato della serata sarà destinato ai progetti dell’Associazione
campo scuola estivo 3 ragazzi di famiglie disagiate
retta 2010-2011 scuola ragazza disabile
aiuto famiglia bisognosa con 2 gemelli nati prematuri


Associazione “Lorenzo Cuneo” Onlus – via Latina 73 – 00179 Roma – tel. 06/7800135
e-mail: claudioclac@hotmail.com - ccp: 42945006

per Lorenzo
11° Concerto alla Luna


Il titolo che da 11 anni porta questa manifestazione è dovuto al fatto che viene organizzata sempre in concomitanza del plenilunio di giugno: inizieremo a suonare in attesa del sorgere della luna piena, che ci farà compagnia, senza luci elettriche, fino a fine concerto. Per guardare meglio le stelle.


Per ricordarci che la semplicità è una buona cosa, da sempre il Concerto alla luna è completamente in acustico e anche noi abbiamo deciso di rispettare questa tradizione avviata dagli Acustimantico!


Il sottotitolo dello spettacolo recita “Sconfinamenti fra musica popolare e musica colta”: ci muoveremo fra villanelle cinquecentesche e canti popolari delle nostre tradizioni, ma faremo anche qualche piccola deviazione nel tempo e nello spazio...Vi inviteremo ad avvicinarvi a noi il più possibile, in un'atmosfera speriamo molto confidenziale e coinvolgente.


Portatevi un plaid o un telo per stare comodamente sul prato e indumenti per contrastare il fresco notturno del parco.
L’ingresso è a sottoscrizione per finanziare i progetti dell’Associazione (nell’allegato ne saprete un po’ di più).
Il concerto sarà preceduto da altre iniziative e si potranno anche assaggiare “pietanze e dolci casarecci”, come da locandina.

Mensagens pela morte de Saramago


Da nossa antiga aluna e amiga, Laure Cavanié (via e-mail):

"Stamani, leggendo Le monde su internet ho scoperto questo articolo. Sono solo banalità sul vostro grande autore, però mi sembra abbastanza interessante la descrizione del suo stile letterario.
http://www.lemonde.fr/carnet/article/2010/06/18/la-virgule-de-jose-saramago_1375262_3382.html#ens_id=1375172"


Da nossa amiga Lucia Sabatini Scalmati (via sms):

Il mio cuore piange, Saramago non c'è più"



Pedimos a todos os admiradores de Saramago e leitores do blog "Via dei Portoghesi" que queiram enviar uma mensagem em recordação do grande escritor, que escrevam para viadeiportoghesi@yahoo.it ou que publiquem aqui directamente, no espaço "Comentários".

Obrigado

Roberto Saviano su José Saramago


Agradecemos a seguinte assinalação da nossa aluna Roberta Spadacini:


"Presto il blog sarà inondato di articoli, lettere, riflessioni, ricordi sullo scrittore Josè Saramago.
La notizia della sua morte ha molto colpito l'opinione pubblica italiana e diversi intellettuali lo hanno voluto ricordare. Segnalo questo articolo pubblicato dal nostro scrittore Roberto Saviano:
http://it-arti.confusenet.com/showthread.php?t=560574"


Aqui está:


Il mio maestro José


di ROBERTO SAVIANO


Di tutte le cose che poteva fare Josè Saramago morire è quella più inaspettata. Se conoscevi Josè proprio non lo mettevi in conto. Sì, certo tutti muoiono, anche gli scrittori.

Ma lui non ti dava proprio alcuna impressione di essersi stancato di vivere, respirare, mangiare, amare. Si era consumato negli ultimi anni, tra la carne e le ossa sembrava esserci sempre meno spessore, la sua pelle sembrava un sottile mantello che ricopriva il teschio. Ma diceva: "Potessi decidere, io non me ne andrei mai".

Parlare della morte di qualcuno cui si è voluto bene, molto bene, rischia di essere solo un esercizio retorico, una proclamazione di memoria e virtù del defunto. L'unico modo che si ha per mantenersi sinceri, è quello di tentare di descrivere lo spazio di vita in più che ti ha dato chi ha finito di respirare. Questo vale la pena fare. Vedere quanto ti è stato sommato alla tua vita, ciò che ti è rimasto dentro, che riuscirai a passare a chi incontrerai, e questo sì, ha il sapore della vita eterna. In fondo molto non è andato via, se molto sei riuscito a trattenere.Avevo conosciuto Saramago per la prima volta come tutti, leggendolo. Il Vangelo secondo Gesù era il suo libro che mi aveva cambiato, trasformando il modo di sentire le cose. Quel Gesù uomo, che sbaglia, ama, arranca, cerca di essere felice, mi era sembrato essere un personaggio del tutto nuovo nella storia della letteratura. Era una sintesi dei vangeli apocrifi, dei vangeli ufficiali, dei racconti pagani e delle leggende materialiste sul Cristo socialista. Era il Gesù dell'amore carnale verso Maria Maddalena. Su questo Saramago ha scritto parole incantevoli come solo il Cantico dei Cantici era riuscito a creare: "Guarderò la tua ombra se non vuoi che guardi te, gli disse, e lui rispose "Voglio essere ovunque sia la mia ombra, se là saranno i tuoi occhi"".E' un Gesù umano che non vuole morire: è il contrario della santità, è uomo con i suoi errori, peccati, talenti e con il suo coraggio. Sembra dire al lettore che basta esser fedeli a se stessi per conoscere la vita e non diventare dei servi, o degli schiavi. "Allora Gesù capì di essere stato portato all'inganno come si conduce l'agnello al sacrificio, che la sua vita era destinata a questa morte, fin dal principio e, ripensando al fiume di sangue e di sofferenza che sarebbe nato spargendosi per tutta la terra, esclamò rivolto al cielo dove Dio sorrideva, Uomini, perdonatelo, perché non sa quello che ha fatto". Proprio così: il Gesù di Saramago rivolgendosi all'uomo chiede di perdonare Dio, ribaltando la versione evangelica del "Padre perdona loro".E poi ho letto Cecità, altro suo romanzo che ho amato molto e che spesso mi torna in mente. In una frase. Pronunciata da lui per rispondere a me che maledivo certe scelte che mi avevano rovinato la vita. "Arriva sempre un momento in cui non puoi fare altro che rischiare". E la parola di Saramago era sempre una parola rischiosa, non cercava mai di farsi comoda.Sognavo di trasferirmi da lui, come mi aveva consigliato, esprimendomi solidarietà nei giorni più difficili. Non lo dimenticherò mai. E non dimenticherò mai l'imbarazzo estremo in cui mi trovai quando mi definì "maestro di vita". Io che da lui cercavo continuamente indicazioni, esperienza, per galleggiare in un oceano di difficoltà, bile, rabbia, ostilità. Lui era un maestro che insegnava per farsi a sua volta insegnare. A Stoccolma disse che nella sua vita le persone più sagge che avesse mai conosciuto erano i suoi nonni. Entrambi analfabeti. La loro saggezza era stata costretta a rinunciare per povertà al libro, alla musica, ai teatri, ai dipinti, ma che era riuscita a conoscere la vita, a sentirne con generosità quello che José chiamava sussurro. "Tutte le cose, le animate e le inanimate, stanno sussurrando misteriose rivelazioni".Una volta scambiandoci alcune riflessioni sullo stile, citai Albert Camus convinto che "lo scrittore che decide di scrivere chiaro vuole lettori, lo scrittore che scrive oscuro vuole invece interpreti". E la risposta fu: "ecco cos'hanno di simpatico le parole semplici, non sanno ingannare". Trovare parole semplici è il mestiere più complicato che sceglie di fare uno scrittore. Avevi ragione, José: "il viaggio non finisce, solo i viaggiatori finiscono". E ora tocca a noi qui. Continueremo a camminare con le tue parole a indicarci la strada senza fine.


Roberto Saviano

Morte di saramago in "Il Messaggero"


Addio a Saramago, scrittore scomodo

Nobel per la letteratura



ROMA (18 giugno) - Lo scrittore portoghese e premio Nobel Josè Saramago è morto oggi intorno alle 12.45 (le 13.45 in Italia) nella sua residenza della località di Tias, nelle Isole Canarie: lo ha annunciato l'edizione elettronica di El Pais. Saramago aveva 87 anni. Nato ad Azinhaga nel novembre del 22, nel 1924 si trasferisce con la famiglia a Lisbona dove il padre trova lavoro come poliziotto. A causa delle difficoltà economiche, Saramago fu costretto ad abbandonare gli studi all'Istituto Tecnico. Dopo occupazioni precarie di ogni tipo, trovò un impiego stabile nel campo dell'editoria. Nel 1944 si sposa con Ida Reis, dalla quale ha una figlia nel 1947, Violante.Nel 1947 pubblica anche il suo primo romanzo, in stile realista, “Terra del peccato”. Nel 1959 si iscrive al Partito Comunista che, sotto il regime di Salazar, opera in clandestinità. Negli anni Sessanta diventa uno dei critici più seguiti del paese e nel '66 pubblica la sua prima raccolta di poesie, “I poemi possibili”. Diventa quindi direttore letterario e di produzione per dodici anni di una casa editrice e dal 1972 al '73 curatore del supplemento culturale del Diario de Lisboa. Sino a metà anni '70 vive un periodo di formazione e pubblica poesie, cronache, testi teatrali, novelle e romanzi, ma è solo dopo la Rivoluzione dei Garofani, quando diventa vice direttore del quotidiano Diario de Noticias nel '75 e quindi scrittore a tempo pieno, che nasce un Saramago diverso, che libera la narrativa portoghese dalle radici del passato. È anche per questo nel 1998 gli viene conferito il premio Nobel per la letteratura. Nel 1980 pubblica “Una terra chiamata Alentejo” sulla rivolta della popolazione della regione più ad est del Portogallo. Ma è con “Memoriale del convento” (1982) che arriva il grande successo, seguito da “L'anno della morte di Riccardo Reis”. Negli anni '90, grazie al pubblica “L'assedio di Lisbona”, “Il Vangelo secondo Gesù”, quindi “Cecità”, “Tutti i nomi”, “La caverna”, “L'uomo duplicato”, “Le intermittenze della morte” e “Le piccole memorie”.È stato uno dei sostenitori dell'iberismo, il movimento che propugna l'unificazione di Spagna e Portogallo, i due paesi della penisola iberica, cui dedica anche il romanzo “La zattera di pietra”. Per le sue posizioni sul conflitto Medio oriente verrà accusato di antisemitismo, mentre per il Memoriale, ma soprattutto per il suo Vangelo e il testo teatrale “La seconda vita di Francesco d'Assisi” ha subito gli attacchi dalla Santa Sede.



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http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=107123&sez=HOME_SPETTACOLO

Morte di Saramago nel "Corriere della Sera"


avrebbe compiuto 88 anni il prossimo 16 novembre
Addio al Nobel José Saramago
Lo scrittore portoghese è deceduto nella sua casa alle Isole Canarie, dove risiedeva dal 1991


Lo scrittore portoghese e premio Nobel José Saramago è morto nella sua residenza a Tias, località di Lanzarote, nelle Isole Canarie. Affetto da leucemia cronica, l'autore è deceduto intorno alle 13 e al suo capezzale c'era la moglie, Pilar del Rio. Aveva trascorso una notte tranquilla e fatto colazione. Poi si è sentito male. Saramago avrebbe compiuto 88 il prossimo 16 novembre. La camera ardente è stata aperta nel pomeriggio nella biblioteca Josè Saramago a Lanzarote. Poeta, romanziere e giornalista, è stato l’unico autore di lingua portoghese ad avere ricevuto il Nobel per la Letteratura. Ateo confesso, ebbe problemi con il governo portoghese che rifiutò di presentare il suo Vangelo secondo Gesù Cristo al Premio Letterario Europeo, abbandonando per protesta il Paese e trasferendosi a Lanzarote.


AUTORE IRRIVERENTE - Irriverente verso l’autorità e profondamente intriso di umanesimo, Saramago ha creato una prosa unica, fatta di una sorta di continuo dialogo interiore nel quale non trovano spazio i vincoli più rigidi della punteggiatura. Il discorso, nelle sue opere, fluisce continuo in una massa armonica di parole che assumono, pagina dopo pagina, la struttura concreta di un edificio superbo e forse difficilmente accessibile. Italia sono note soprattutto le sue polemiche con Silvio Berlusconi, che tra l’altro lo scrittore ha definito «un delinquente». Per l’accusa di diffamazione nei confronti del Cavaliere una edizione del suo Quaderno è stata rifiutata da Einaudi.
IL RICORDO DI DARIO FO - «Nel suo Paese era ritenuto un uomo di grande valore civile, oltre che un artista. Per me e Franca è una perdita grandissima - ha detto Dario Fo all'Ansa -. Eravamo legati a lui e alla moglie: la nostra non era un'amicizia di mestiere, stavamo bene insieme». Nel 1997 Fo e Saramago erano stati entrambi candidati al Nobel, poi vinto dall'italiano e in più occasioni lo scrittore portoghese aveva raccontato con soddisfazione della previsione profetica che gli fece Fo: «Vincerai l'anno prossimo». «Lui - ha ricordato Fo - era felicissimo. Ci teneva». La profezia si è puntualmente avverata e loro hanno continuato a vedersi e sentirsi.
DALLA MILITANZA AL NOBEL - L’intera carriera di Saramago è stata costellata di polemiche per le sue prese di posizione senza compromessi, tanto in tema di politica quanto di religione. Saramago era nato ad Azinhaga, in Portogallo, nel 1922. Il suo primo romanzo in stile realista, Terra del peccato, è del 1947. Nel 1959 si iscrisse al Partito Comunista che, sotto il regime di Salazar, operava in clandestinità. Negli Anni Sessanta Saramago divenne uno dei critici più seguiti del suo Paese e nel '66 pubblicò la sua prima raccolta di poesie, I poemi possibili. Divenne quindi direttore letterario e di produzione per dodici anni di una casa editrice e dal 1972 al '73 curatore del supplemento culturale del Diario de Lisboa. Sino a metà degli Anni Settanta visse un periodo di formazione e pubblica poesie, cronache, testi teatrali, novelle e romanzi, ma è solo dopo la Rivoluzione dei Garofani che pian piano nacque un Saramago diverso (vice direttore del quotidiano Diario de Noticias nel '75 e quindi scrittore a tempo pieno), capace di liberare la narrativa portoghese dalle radici del passato. Anche per questo ricevette nel 1998 il premio Nobel per la letteratura. Nel 1980 la pubblicazione di Una terra chiamata Alentejo sulla rivolta della popolazione della regione più ad est del Portogallo.
IL SUCCESSO - Il grande successo arrivò nel 1982 con Memoriale del convento, seguito da L'anno della morte di Ricardo Reis. Negli anni '90, grazie al Nobel, Saramago raggiunse fama internazionale e pubblicò L'assedio di Lisbona, Il Vangelo secondo Gesù, quindi Cecità,'Tutti i nomi, La caverna, L'uomo duplicato, Le intermittenze della morte e Le piccole memorie. È stato uno dei sostenitori dell'iberismo, il movimento che propugna l'unificazione di Spagna e Portogallo, i due paesi della penisola iberica, cui dedica anche il romanzo La zattera di pietra. Per le sue posizioni sul conflitto mediorientale verrà accusato di antisemitismo, mentre per il Memoriale, ma soprattutto per il suo Vangelo e il testo teatrale La seconda vita di Francesco d'Assisi ha subito gli attacchi dalla Santa Sede.


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Morte di Saramago in "La Repubblica"


LETTERATURA
Addio a José Saramago
poeta, visionario ed "eretico"
Lo scrittore portoghese, premio Nobel nel 1998, aveva 87 anni. Ha avuto un malore nella sua casa di Lanzarote. I capolavori, da Memoriale del Convento a Cecità. Gli ultimi anni segnati dalle polemiche con la Chiesa fino alla rottura con "Caino"


di OMERO CIAI


Se n'è andato ad 87 anni il primo e unico Premio Nobel per la Letteratura in lingua portoghese. José Saramago è morto oggi, poco dopo le 13, nella sua casa di Tiàs, a Lanzarote (una delle Isole Canarie), dove risiedeva dal 1991 insieme alla moglie, Pilar del Rio, e alla fedelissima segreteria Pepa. Nato il 16 novembre del 1922 ad Azinhaga, un piccolo villaggio a nord di Lisbona, ottenne il Nobel per la letteratura nel 1998 dopo una esistenza segnata a lungo dalla provvisorietà e dalla povertà. La sua famiglia di braccianti agricoli si trasferì nella capitale dove suo padre ottenne un posto come agente di polizia ma per le difficoltà economiche e la morte improvvisa del fratello maggiore Saramago dovette lasciare gli studi e cercare lavoro prima come fabbro e poi come meccanico. Riuscì a pubblicare il primo racconto, "Terra del Peccato" nel 1947. Lo scarso successo però lo costrinse a fare altri lavori (impiegato in una agenzia di assicurazioni, tecnico amministrativo in una casa editrice), finché non divenne giornalista al "Diario de Lisboa". Dopo alcuni libri di poesia raggiunge una certa notorietà a metà degli anni Settanta, quando la "Rivoluzione dei garofani" portò via la dittatura militare, con la pubblicazione del "Manuale di pittura e calligrafia", cui seguiranno due dei suoi romanzi più famosi: "Una terra chiamata Alentejo" nel 1980 e "Memoriale del convento" nel 1982. Due anni dopo la consacrazione con "L'anno della morte di Ricardo Reis" e, più tardi, con un la "Storia dell'assedio di Lisbona" che esce nel 1989.Ateo e comunista (si iscrisse al Pcp clandestino durante la dittatura di Salazar), ruppe con il governo del suo paese nel 1991 quando pubblicò "Il Vangelo secondo Gesù", un romanzo eterodosso sul Messia che scatenò una gran polemica. Il Portogallo rifiutò di presentare il libro in un premio letterario europeo e Saramago, infuriato, lasciò Lisbona per trasferirsi, ed autoesiliarsi, con la sua seconda moglie (e traduttrice), Pilar, alle Canarie. Il primo ministro di allora è il presidente portoghese di oggi: il conservatore Anibal Cavaco Silva. Ma eretico e scomodo, Saramago, lo è stato sempre, in tutte le sue riflessioni ed in tutti i suoi romanzi tanto da diventare un punto di riferimento per la sinistra radicale in tutto il mondo. E' stato accusato di antisemitismo per le sue posizioni a favore dei palestinesi in Medio Oriente e, l'anno scorso con la sua ultima opera, "Caino", è tornato a scontrarsi con la Chiesa cattolica portoghese. Dello stesso periodo la battaglia con la sua casa editrice italiana, Einaudi, che rifiutò di pubblicare un libro, "Il Quaderno" tratto soprattutto dal suo blog, perché molto critico con Berlusconi. Nel 2004, dopo la primavera "negra" di Cuba, ruppe anche con Fidel Castro ma in seguito ci ripensò. La politica è stata l'altra sua grande passione dopo la scrittura. In una intervista, concessa a Francesc Relea de El Pais l'anno scorso, Saramago ammise che forse il partito nel quale militava dagli anni Sessanta, (l'ultima formazione comunista europea che conserva "l'iconografia dei bolscevichi", bandiera rossa e falce e martello), era "ancorato nel passato". Ma aggiunse: "Abbiamo una eredità dalla quale non riesco a liberarmi. Ed è possibile che questa eredità storica non abbia molto a che fare con la realtà di oggi. Ma perché la realtà di oggi avrebbe ragione? I sentimenti sono importanti. Non riuscirei a riconoscermi in nessun altro partito che non fosse quello comunista portoghese: ci resto per rispetto di me stesso". Con "Cecità", del 1995, il racconto di una epidemia che fa diventare ciechi tutti gli abitanti di una città, che è considerato il suo capolavoro, si apre la sua ultima tappa di scrittore. E' quella più critica sulla società di massa, la globalizzazione, il consumo e lo stesso funzionamento del sistema democratico europeo. Nel suo ultimo blog, pubblicato stamattina, Saramago scrive: "Penso che la società di oggi abbia bisogno di filosofia. Filosofia come spazio, luogo, metodo di riflessione, che può anche non avere un obiettivo concreto, come la scienza, che avanza per raggiungere nuovi obiettivi. Ci manca riflessione, abbiamo bisogno del lavoro di pensare, e mi sembra che, senza idee, non andiamo da nessuna parte".


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Giulia Lanciani su Saramago




L'autore di ''Cecità'' aveva vinto il Nobel per la Letteratura nel 1998


Letteratura, Lanciani: «Saramago scriveva pensando alla difesa dei diritti dell'uomo»


Muore a 87 anni nella sua abitazione a Tias, nelle Isole Canarie



È morto lo scrittore portoghese Josè Saramago. Premio Nobel per la Letteratura nel 1998, aveva 87 anni; il decesso è avvenuto intorno alle 13,45 nella sua casa nella località di Tias, nelle Isole Canarie. Giulia Lanciani (audio), professore ordinario di lingua e letteratura portoghese e brasiliana presso l'Università degli Studi Roma Tre, ha avuto l'opportunità di conoscerlo di persona, stringendo con il letterato portoghese un'amicizia trentennale: «La sua morte è una grave perdita per il mondo della letteratura. Credo che sia solo un'assenza fisica, resterà tra noi sempre».
«Saramago è stato per la letteratura portoghese una rivoluzione, sia per i contenuti che per lo stile. Utilizzava la punteggiatura in modo particolare, rivoluzionario: i suoi erano pensieri continui, senza argine». Giulia Lanciani, professore ordinario di lingua e letteratura portoghese e brasiliana presso l'Università degli Studi Roma Tre con emozione descrive lo scrittore e amico Josè Saramago, spentosi intorno alle 13,45 nella sua casa nella località di Tias, nelle Isole Canarie.


«Saramago era un autore contro»

«In tutta la sua opera, a cominciare da “Una terra chiamata Alentejo” (saga rurale in cui proseguendo nella lettura, le storie reali si sviluppano in parallelo a quelle ipotetiche) ha tirato fuori il carattere peculiare della scrittura, il suo essere contro un certo modo di pensare, fino ad arrivare alla pubblicazione di “Caino”. So che stava scrivendo un'altra opera, ma credo non l'abbia finita. Era un uomo contro ed ecco perché i portoghesi non lo amavano molto». Il successo italiano arriva subito, sin da “Memoriale del Convento”, che lo rese famoso all'estero, a “L'anno della morte di Riccardo Reis” (omaggio a Pessoa), sino a “Cecità”, storia in cui tutto è vissuto da una serie di persone che, per un'epidemia, divengono cieche evidenziando quanto di irrazionale e suicida c'è nel comportamento dell'uomo.


L'accusa di antisemitismo

Nella sua carriera non sono mancate polemiche e attacchi personali. Con “Il Vangelo secondo Gesù Cristo” Saramago riceve commenti poco lusinghieri dalla Chiesa portoghese, mentre il Vaticano per “Memoriale” e per il suo teatrale “La seconda vita di Francesco d'Assisi” (in cui il santo continua la sua predicazione in un mondo in cui le sue parole non risuonano più) lo definì «vetero-comunista». Per le dichiarazioni sulla situazione palestinese, inoltre, è stato tacciato di antisemitismo. Secondo la Lanciani quello dello scrittore portoghese «non era antisemitismo, era semplicemente un amico dei palestinesi. Non distingueva tra palestinesi terroristi e palestinesi tout court, per lui erano delle vittime. Diciamo che aveva una particolare predilezione verso i palestinesi, senza per questo essere un nemico degli israeliani».

Il ricordo dell'uomo Saramago

«Un uomo di grande generosità - conclude la Lanciani - che si è sempre ricordato di essere scrittore ma anche cittadino. Aveva un particolare senso civico: scriveva sempre pensando all'uomo e alla difesa dei diritti dell'uomo. Difendeva i diritti dell'uomo».
Valentina Venturi

ESTUDOS PESSOANOS E UMA ODE APRESENTADOS EM EDIÇÕES ITALIANAS




ESTUDOS PESSOANOS E UMA ODE APRESENTADOS EM EDIÇÕES ITALIANAS
Quarta-feira 23 de Junho pelas 19h00


Este livro, Studi su Fernando Pessoa, contém onze "estudos", dos quais oito já apareceram há pouco mais de quatro anos na revista Letteratura - Tradizione, sendo incluídos no Speciale: Pessoa (1888-1935), unicità e molteplicità, também organizado por Brunello De Cusatis, que foi a forma que a revista escolheu para participar nas homenagens que por todo o lado, e não só em Portugal, foram feitas a Fernando Pessoa nos setenta anos da sua morte. Os onze autores deste livro miscelâneo, que constam entre os maiores conhecedores de Pessoa do mundo, trabalham em vários centros de pesquisa de diferentes países, desde a "Equipa Pessoa" de Lisboa até algumas universidades portuguesas e italianas, como também brasileiras e americanas. A apresentação deste título contará com as presenças de José Blanco, Ivo Castro, Alfredo Margarido, Fernando J. B. Martinho, Jerónimo Pizarro, Manuel Simões, Brunello Natalle De Cusatis (organizador) e Marco Bucaioni (Edizioni dell'Urogallo). Na mesma ocasião será também apresentado o volume Fernando Pessoa, Alla memoria del Presidente-Re Sidónio Pais, uma ode exemplar de toda a sua produção poética mítico-exotérica.


Câmara Municipal de Lisboa
Casa Fernando Pessoa
R. Coelho da Rocha, 16
1250-088 Lisboa
Tel. 21.3913270
Autocarros: 709, 720, 738 Eléctricos: 25, 28 Metro: Rato
http://casafernandopessoa.cm-lisboa.pt/
http://www.blogger.com/www.mundopessoa.blogs.sapo.pt

Mensagem do Presidente da República às Comunidades Portuguesas - Dia de Portugal


Mensagem do Presidente da República dirigida às Comunidades Portuguesas, por ocasião do Dia de Portugal, de Camões e das Comunidades Portuguesas
Faro, 9 de Junho de 2010




Portugueses e luso-descendentes,
Aos Portugueses da diáspora, dirijo uma saudação calorosa, neste dia que é de todos nós.
O 10 de Junho é a data que convoca todos os Portugueses, onde quer que se encontrem. Todos são chamados a um reencontro com o seu país, com a terra das suas raízes, num dia que é de Portugal, de Camões e das Comunidades Portuguesas.
Como Presidente de todos os portugueses, é com particular satisfação que hoje vos falo. Os portugueses que vivem e trabalham no estrangeiro constituem uma parte da Nação que muito respeito e valorizo.
As comunidades portuguesas, incluindo os luso-descendentes, são um exemplo que muitas vezes tenho sublinhado. Um exemplo que é, ao mesmo tempo, comovente, inspirador e mobilizador.
Ninguém fica indiferente ao ver o modo como os portugueses residentes no estrangeiro persistem em manter vivos os laços que os ligam a Portugal.
Orgulhamo-nos ao verificar como as comunidades portuguesas souberam adaptar-se e estabelecer laços nos países de acolhimento.
Alegramo-nos com o prestígio que aí alcançaram, prestígio que muito contribui para a afirmação de Portugal no Mundo, como em várias ocasiões pude testemunhar.
Reconforta-me, além disso, saber que nelas reina um claro espírito de solidariedade em relação àqueles mais atingidos pelos efeitos da crise que afecta os países onde trabalham.
O vosso exemplo é inspirador e mobilizador para os Portugueses que residem em território nacional. E, sobretudo, nos tempos de crise que vivemos, também a acção da Diáspora pode dar um importante contributo para que Portugal vença as dificuldades do presente e reencontre um caminho de crescimento económico sustentado e de melhoria das condições de vida dos cidadãos.
O vosso contributo representa uma mais--valia para Portugal e pode ser dado aos mais diversos níveis.
Desde logo, os Portugueses da diáspora serão bem-vindos se decidirem apostar no seu país de origem, investindo, criando riqueza, gerando emprego.
Acresce que as comunidades portuguesas podem ser preciosos pontos de contacto para que as nossas empresas aumentem a sua capacidade de colocar produtos nacionais no mercado externo e para que mais estrangeiros visitem Portugal, para negócios ou para conhecerem as nossas paisagens, a nossa cultura, a nossa história.
A chave da recuperação económica de Portugal reside no aumento das exportações de bens e de serviços. A partilha de conhecimentos e informações entre portugueses que vivem no território nacional e aqueles que vivem e trabalham em outras partes do mundo é da maior relevância para a realização deste objectivo.
É hora de apelar à união de todos os Portugueses, onde quer que se encontrem. Em nome das responsabilidades que temos perante o futuro, perante os nossos filhos e netos. Para que as novas gerações nos recordem como aqueles que, nos momentos decisivos, não viraram a cara e estiveram à altura do que a situação lhes exigia.
Os Portugueses da diáspora e os luso-descendentes são um exemplo. É também por isso que vos saúdo e vos dirijo uma especial palavra de apreço e reconhecimento, em nome de Portugal, a nossa terra, a terra onde tudo começou.

Dia de Portugal em Roma

O Embaixador Rocha Páris e Senhora


Como habitualmente, o dia 10 de Junho - Dia de Camões, de Portugal e das Comunidades Portuguesas - foi assinalado em Roma com uma recepção na Embaixada de Portugal junto da Santa Sé, uma recepção na Embaixada de Portugal junto do Estado italiano e um concerto na igreja nacional de Santo António dos Portugueses.
Ocasião de encontro entre a Comunidade lusitana que reside em Itália, o mundo diplomático e todos os lusófilos e lusitanistas presentes em Roma. De manhã foi servido um cocktail na magnífica Villa Lusa e à tarde a festa continuou no amplo jardim da Villa Barberini, sedes das duas embaixadas romanas.
Em Santo António dos Portugueses, o organista de St. Gallen (Suíça), Willibald Guggenmos executou Gawthrop, Jaques Vogt, Isaac Albéniz, Johann Sebastian Bach, Mauri Viitali, Joseph Rheinberger, Franz Liszt e Andreas Willscher num concerto diferente e muito agradável.
Este ano, à festa nacional celebrada na Embaixada junto da Santa Sé, juntou-se a saudação aos Senhores Embaixadores Ana e João da Rocha Páris, que vão deixar Roma. Desejamos aos Embaixadores as maiores felicidades no regresso a Portugal.

lunedì 7 giugno 2010

Vilma Gidaro escreve sobre a conferência de Giuseppina Raggi


Assisti, na passada semana, à conferência da Prof. Giuseppina Raggi, que além de ser uma conferência foi uma janela aberta sobre a arte.
A primeira sugestão chegou-me quando a professora disse que iniciou a sua pesquisa universitária para verificar se podia alcançar um pensamento que nunca lhe tivesse vindo.
O assunto era muito interessante: A quadratura no século XVII, que viajou de Itália, com o artista Bacherelli, de formação Bolonhesa e que trabalhara em Florença e Livorno, até Portugal, e de Portugal, com António Simões Ribeiro, seu discípulo, até ao Brasil.
Sucessivas modificações foram introduzidas neste estilo pelos pintores brasileiros que foram influenciados pelos espaços imensos das cidades e dos lugares colonizados que então estavam a ser edificadas.
Temos de considerar também a distância entre uma cidade e outra e as dificuldades que, naquela altura, podiam existir para se chegar de um lado ao outro, numa terra como o Brasil.
Cada ordem religiosa edificou igrejas, colégios e bibliotecas e decorou-as com estas formas “arquitectónico-pictóricas”, pondo no centro imagens sacras, expressão da concorrência entre os vários ramos missionários.
Era a época do ouro e dos diamantes do Brasil. Com esta riqueza o império Português alcançou o máximo fulgor e beleza nas suas cidades coloniais.
Muito interessante acerca desta arte e da sua difusão é que, por exemplo na capela do Mosteiro de São Bento, os tectos foram pintados, sob a coordenação dos monges, por escravos pintores, comprados e enviados do Rio para Olinda.
A professora deixou-nos ainda outra imagem para pensar: o Barroco, chegado no Brasil em época tardia, a uma primeira vista é mal feito; mas para compreender o estilo realizado Além-Mar, não devemos olhar com olhos europeus, pois só assim será possível apreciar a sua beleza e particularidade.
Gostei muito da conferência e de ter podido encontrar a professora Raggi, a quem quero agradecer dizendo-lhe que despertou em mim muito interesse, de tal modo que eu passei o fim de semana lendo sobre a arte da quadratura em Portugal e no Brasil.


Vilma Gidaro

venerdì 4 giugno 2010

Depois da conferência...


Depois do alimento do espírito, o nutrimento do corpo...
Os alunos quiseram agradecer a Giuseppina Raggi e convidaram-na para uma pizza no célebre Montecarlo, perto do Corso Vittorio Emanuele.
Divertimo-nos imenso: muitos brindes e, é claro, fados (estando a Isabella Mangani presente, não podíamos passar sem eles...)
A Ivana Bartolini escreveu o texto que aqui publicamos, com a fotografia feita ontem à noite. Obrigado, Ivana!


A noite de ontem foi uma noite mágica: às vezes acontece. A alquimia entre nós era perfeita, os brindes foram feitos com o coração e...o vinho tinto contribuiu para aumentar o encanto!
A aula de Giuseppina Raggi permitiu que tudo isso se realizasse. O seu olhar sobre Portugal, Brasil e Itália capturou totalmente a minha atenção.
Continuei a falar com ela durante o jantar e fiquei feliz quando trocámos o mail com a promessa de nos reencontrarmos um dia, em Lisboa. Tudo isso me acompanhou até casa, fazendo desta noite uma noite para não esquecer.
Um agredecimento ao nosso Professor que sabe ler nos nossos corações e faz de tudo a fim de que o amor por Portugal seja sempre um amor para sempre.

Um grande abraço,
Ivana

Giuseppina Raggi: ciência e humanismo





Ontem à tarde, no salão nobre do Instituto Português de Santo António em Roma, os alunos do curso e alguns amigos, cerca de 20 participantes, assistiram à magnífica conferência que a Profª Giuseppina Raggi, do Centro de História de Além-Mar da Universidade Nova de Lisboa, intitulada:

Il gioco degli sguardi: cogliere la diversità dentro la medesima cultura.Viaggio tra Italia, Portogallo e Brasile nel XVIII secolo

Já no ano passado, Giuseppina Raggi viera a Roma, a Santo António dos Portugueses, falar de "quadraturas", das arquitecturas fingidas pintadas nos tectos de edifícios religiosos e civis, e de como essa cultura bolonhesa passa a Florença e dali se expande, chegando a Portugal e ao Brasil.

A chegada do toscano Bacherelli a Lisboa, o seu aluno quadraturista António Simões Ribeiro, activo no Brasil, onde, segundo a Historiadora da Arte "a quadratura se revitaliza, porque o Brasil é uma terra ainda para ser edificada".

Num Português perfeito, e durante mais de uma hora, Giuseppina Raggi fez um discurso envolvente, científico e informativo, mas cheio de uma humanidade muito sua. Extrair dos livros o que foi obra de homens e dar uma dimensão humana a uma forma de arte, de nós tão afastada por séculos e quilómetros.

Através desta máxima - "cada contexto produz o máximo que pode produzir" - Giuseppina Raggi ajudou-nos a superar aquela ideia ultrapassada e negativa de que o Barroco brasileiro se reduz à arte de Minas Gerais, de António Francisco Lisboa, o célebre Aleijadinho.

Foi uma generosa iniciativa da Profª Raggi, que queremos agradecer e recordar. Aqui deixamos algumas fotografias da conferência.

Jornal de Notícias: artistas portugueses em Roma

Instalação de Albuquerque Mendes na Igreja de Santo António dos Portugueses (IPSAR)

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Artistas portugueses mostram obra em Roma
Artes plásticas
2010-06-02
AGOSTINHO SANTOS


Albuquerque Mendes, João Louro, Pedro Cabrita Reis e Miguel Ribeiro são alguns dos artistas que estão a expor actualmente em Roma, Itália.
As mostras, individuais e colectivas, contam com o apoio da Embaixada de Portugal na capital italiana. Albuquerque Mendes, artista a viver e a trabalhar no Porto, tem patente uma mostra individual, "A criação", na igreja de Santo António.
Trata-se de um trabalho concebido propositadamente para este local e que consta de sete caixas pretas de madeira, em que dentro de seis se encontram outras tantas pinturas redondas.
Segundo disse, ao JN, Albuquerque Mendes, a obra foi conce bida "a pensar no envolvimento sobre a criação, permitindo um diálogo entre as pinturas e o local onde estão expostas".
Por outro lado, João Louro está a expor "My dark places", nas instalações da Embaixada portuguesa naquela cidade italiana.
Pedro Cabrita Reis integra a exposição colectiva "Spazi", em que participam conhecidos artistas internacionais.
Entretanto, depois de amanhã, o médico-fotógrafo Miguel Ribeiro vai inaugurar a série "Corpo abstracto", na Galeria Ipsar.
Para o final do mês, está prevista, ainda em Roma, uma exposição de Rui Chafes e de Carlos Bunga. Este também estará presente na Bienal de Escultura de Carrara, igualmente em Itália.

CIECHI in scena al Teatro Piccolo Eliseo Patroni Griffi dal 29 giugno al 4 luglio, tratto da José Saramago



Cassiopea Teatro Sperimentazione è lieta di presentare il progetto teatrale CIECHI in scena al Teatro Piccolo Eliseo Patroni Griffi dal 29 giugno al 4 luglio 2010, regia e adattamento teatrale di Tenerezza Fattore, tratto dal romanzo CECITA' del premio nobel Josè Saramago, opera intensa e di profondo valore sociale e civile.


Cassiopea è una comunità artistica, operante nei settori dello spettacolo, della didattica e della cultura, ispirata al principio democratico di partecipazione all'attività da parte di tutti gli associati in condizione di uguaglianza e di pari opportunità, fondato sulla collaborazione e il dialogo fra gli elementi direttivi e l'assemblea dei soci, in un cammino dinamico ed evolutivo di crescita edi sostegno verso il singolo e verso il gruppo.


L'associazione culturale Cassiopea, giunta al suo dodicesimo anno di vita, nasce nell'ottobre 1997 con l'intento di studiare e rinnovare la comunicazione teatrale, di promuovere e divulgare l'arte del palcoscenico, di proporre ai giovani un percorso di formazione professionale e di formare al teatro nuovi spettatori consapevoli. Il suo progetto culturale si manifesta nelle forme di Scuola d'Arte e di Compagnia Teatrale.



Dott.ssa Jessica Cenciarelli

Organizzazione Cassiopea

tel. 06.5580827 - cell. 340 3029448

(lun-ven 10.30-13.30 e 15.00-20.00)





“ CECITA' ”- IL ROMANZO (1995)

Un terribile contagio


In una società immaginaria, si sviluppa un'epidemia di cecità, un “mal bianco” che avvolge le sue vittime in un candore luminoso, simile ad un mare di latte; la strana malattia si propaga per contagio e in breve tempo colpisce progressivamente tutta la città e l'intero paese.

I contagiati vengono rinchiusi in un ex manicomio, minacciati con le armi e costretti a vivere nel più totale abrutimento da coloro che non sono stati ancora contagiati.

Tra i disperati scoppia ogni forma di violenza, per sopraffare o soltanto per sopravvivere, in una oscurità che sembra coprire ogni regola morale e ogni progetto di vita.

Ma una donna, rimasta miracolosamente immune dalla malattia, si finge cieca per farsi internare e stare vicina al marito. Così, un gesto d'amore individuale, diventa la possibilità di restituire a tutti gli altri uomini una speranza collettiva. Toccherà a lei, che ha ancora occhi per vedere, assumersi la responsabilità della cecità altrui e inventare un itinerario di salvezza, recuperando le ragioni di una solidale pietà.

Josè Saramago, scrittore, poeta e critico letterario portoghese è stato insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1998.


LO SPETTACOLO
Regia:
Tenerezza Fattore
Movimento scenico:
Luca Ventura
Movimento oreografico:
Valeria Baresi
Genere:
Drammatico
Durata:
2h circa, in due atti
Attori sul palco:
30

giovedì 3 giugno 2010

Concerti Giugno - Sant'Antonio dei Portoghesi


VINCENZO CAMUCCINI (Roma 1771 - 1844) Satiro e Pan (matita e carboncino su carta, cm. 57,2x69,9)

L'Organo di Sant'Antonio dei Portoghesi


Rettore: Mons. Agostinho Borges
Organista titolare: Giampaolo Di Rosa


Giugno 2010




Domenica 6.06.2010 Corpus Domini
18.30 Concerto di organo
Organista: Giampaolo Di Rosa
Programma: improvvisazioni sulle Sacre
Scritture e su temi dati


Martedi 8.06.2010
21.00 Concerto di organo
nel bicentenario di nascita di Robert Schumann
Organista: Daniel Ribeiro (Porto, Portogallo)
Programma: opere di R. Schumann, M. Dupré, J. Langlais


Giovedi 10.06.2010 Giornata del Portogallo
21.00 Concerto di organo
Organista: Willibald Guggenmos (St. Gallen, Svizzera)
Programma: opere di D. Gawthrop, L. Kunkel, D. Zsiross,
J. Vogt, P. Eben, F. Liszt, M. Duruflé


Domenica 13.06.2010 S. Antonio
17.00 S. Messa con benedizione e distribuzione
del Pane di Sant’Antonio
Presiede S. E. R. Mons. Manuel Monteiro de Castro
Segretario della Congregazione per i Vescovi


Domenica 20.06.2010
18.30 Concerto di organo
Integrale dell’opera organistica bachiana
Organista: Giampaolo Di Rosa
Programma: BACH, VI concerto


Venerdì 25.06.2010
21.00 Concerto di fisarmonica e flauto
Fisarmonicista: Bruno Maurice (Bordeaux, Francia), Flautista: António Carrilho (Portogallo)
Programma: Opere di J. S. Bach, H. Villa-Lobos,
C. Saint-Saens, G. Fauré, A. Piazzolla

martedì 1 giugno 2010

3 giugno, ore 18.00, IPSAR: Giuseppina Raggi


Il gioco degli sguardi: cogliere la diversità dentro la medesima cultura.
Viaggio tra Italia, Portogallo e Brasile nel XVIII secolo


GIUSEPPINA RAGGI


QUANDO
giovedì, 3 giugno 2010, ore 18.00

DOVE
Salone Nobile
Istituto Portoghese di Sant'Antonio in Roma
Via dei Portoghesi, 2 - 00186 ROMA

L'esperienza di un'italiana di studiare storia dell'arte in Portogallo e Brasile.
Una discussione tra il formale e l'informale, con diapositive brasiliane, italiane e portoghesi. La percezione di affinità ma anche di differenza che la lunga convivenza con una cultura diversa, seppur sempre occidentale, ha suscitato in Giuseppina Raggi.


Si richiede la prenotazione, scrivendo a: viadeiportoghesi@yahoo.it

Noite de Fado IPSAR 2010: "Minha alma cada vez mais portuguesa" de Cristiano Cirillo


O nosso aluno Cristiano Cirillo enviou-nos este bonito texto em que exprime o que sentiu sábado passado, na noite de fado em Santo António dos Portugueses. Muito obrigado!



Sábado fui ouvir o fado ao Instituto Português de Santo António em Roma.
Foi uma noite maravilhosa. No pátio do Instituto foi recreado o ambiente típico português em que se canta o fado.
Para mim, que nunca tinha ouvido o fado senão através da internet, ouvi-lo ao vivo foi uma experiência única.
Naquele pátio reinava uma tal harmonia, que envolveu toda a gente que estava ali e que, como eu, imaginava estar em qualquer lugar de Portugal.
Havia três artistas portugueses, chegados a Roma, para nos fazer ouvir as mais lindas canções de fado.
Cada vez que a fadista cantava meu coração enchia-se de emoções.
Lembro-me de que era tão envolvido que a música, as palavras, o ambiente, e aquela voz me faziam viajar com a fantasia. Parecia que estava à procura daquela “Casa Portuguesa” de que a cantora falava, e encontrava tudo o que ela dizia: as paredes caiadas, o São José de azulejo, até o cheiro do alecrim, para que a minha alma se tornasse mais portuguesa.
E agora, três dias depois, cada vez que ouço uma canção portuguesa, lembro-me daquela “Noite de fado”, em que com a fantasia estava em Portugal, e com o corpo estava sentado num pátio de Roma.

CRISTIANO CIRILLO

Giugno: mese di Lisbona e di S. Antonio

TORNANO I COLORI E PROFUMI DELLE TRADIZIONALI FESTAS DE LISBOA


Il mese di giugno è sicuramente un periodo speciale per visitare Lisbona, lasciandosi coinvolgere nel clima di festa e allegria in occasione delle tradizionali festas dos santos populares. I colori degli addobbi e i profumi delle caratteristiche sardine arrostite invadono la capitale portoghese in particolare il 12 e 13 giugno, vigilia e festa di Sant’Antonio, culmine dei festeggiamenti.

Il patrono ufficiale di Lisbona è San Vincenzo, ma i lisboeti hanno da sempre mostrato una particolare devozione per Sant’Antonio. In Italia è conosciuto come il santo di Padova, ma Sant’Antonio nacque in realtà a Lisbona nel 1195 e da qui partì a 25 anni per svolgere la sua attività missionaria in Francia e Italia. Protettore della città, delle case e delle famiglie Sant’Antonio è invocato in particolare come protettore delle promesse di matrimonio. Per questa ragione il 13 giugno con una suggestiva cerimonia, vengono celebrati decine di matrimoni presso la Sé, la cattedrale di Lisbona, non lontano dal luogo dove si dice sia nato il santo.

In occasione delle festas in ogni angolo di strada si possono acquistare i tipici vasetti di terracotta con le piantine di basilico, decorati con garofani di carta e bigliettini con poesie d’amore. Secondo la tradizione con la piantina cresce anche l’amore di chi l’ha donata e poiché il basilico è una pianta stagionale bisognerà ricordarsi di raccogliere i semi e piantarli ogni anno per ottenere l’amore eterno.

L’allegria e la voglia di festa di Lisbona si manifestano in tutta la sua pienezza la sera del 12 giugno, vigilia della festa del Santo. I diversi rioni gareggiano nelle marchas populares, le tradizionali parate che attraversano strade e vicoli del centro storico inondandole di colori e musica. I vecchi quartieri si animano, il Castello e i vicoli dell’Alfama si colorano di lanterne di carta e nastri e ovunque si diffonde un senso di festa e allegria insieme al caratteristico aroma delle sardinhas assadas le tipiche sardine arrostite alla brace: la città danza, si diverte e brinda fino all’alba.

I festeggiamenti proseguono per tutto il mese di giugno: nei quartieri storici si susseguono spettacoli di teatro e danza, musica classica ed etnica, ma anche jazz e musica popolare, spettacoli circensi, mimi e giochi per tutti.

IN
http://www.visitlisboa.com/Conteudos/Eventos/2010/Junho/Festa-de-Lisboa.aspx