L'autore di ''Cecità'' aveva vinto il Nobel per la Letteratura nel 1998
Letteratura, Lanciani: «Saramago scriveva pensando alla difesa dei diritti dell'uomo»
Muore a 87 anni nella sua abitazione a Tias, nelle Isole Canarie
È morto lo scrittore portoghese Josè Saramago. Premio Nobel per la Letteratura nel 1998, aveva 87 anni; il decesso è avvenuto intorno alle 13,45 nella sua casa nella località di Tias, nelle Isole Canarie. Giulia Lanciani (audio), professore ordinario di lingua e letteratura portoghese e brasiliana presso l'Università degli Studi Roma Tre, ha avuto l'opportunità di conoscerlo di persona, stringendo con il letterato portoghese un'amicizia trentennale: «La sua morte è una grave perdita per il mondo della letteratura. Credo che sia solo un'assenza fisica, resterà tra noi sempre».
«Saramago è stato per la letteratura portoghese una rivoluzione, sia per i contenuti che per lo stile. Utilizzava la punteggiatura in modo particolare, rivoluzionario: i suoi erano pensieri continui, senza argine». Giulia Lanciani, professore ordinario di lingua e letteratura portoghese e brasiliana presso l'Università degli Studi Roma Tre con emozione descrive lo scrittore e amico Josè Saramago, spentosi intorno alle 13,45 nella sua casa nella località di Tias, nelle Isole Canarie.
«Saramago era un autore contro»
«In tutta la sua opera, a cominciare da “Una terra chiamata Alentejo” (saga rurale in cui proseguendo nella lettura, le storie reali si sviluppano in parallelo a quelle ipotetiche) ha tirato fuori il carattere peculiare della scrittura, il suo essere contro un certo modo di pensare, fino ad arrivare alla pubblicazione di “Caino”. So che stava scrivendo un'altra opera, ma credo non l'abbia finita. Era un uomo contro ed ecco perché i portoghesi non lo amavano molto». Il successo italiano arriva subito, sin da “Memoriale del Convento”, che lo rese famoso all'estero, a “L'anno della morte di Riccardo Reis” (omaggio a Pessoa), sino a “Cecità”, storia in cui tutto è vissuto da una serie di persone che, per un'epidemia, divengono cieche evidenziando quanto di irrazionale e suicida c'è nel comportamento dell'uomo.
L'accusa di antisemitismo
Nella sua carriera non sono mancate polemiche e attacchi personali. Con “Il Vangelo secondo Gesù Cristo” Saramago riceve commenti poco lusinghieri dalla Chiesa portoghese, mentre il Vaticano per “Memoriale” e per il suo teatrale “La seconda vita di Francesco d'Assisi” (in cui il santo continua la sua predicazione in un mondo in cui le sue parole non risuonano più) lo definì «vetero-comunista». Per le dichiarazioni sulla situazione palestinese, inoltre, è stato tacciato di antisemitismo. Secondo la Lanciani quello dello scrittore portoghese «non era antisemitismo, era semplicemente un amico dei palestinesi. Non distingueva tra palestinesi terroristi e palestinesi tout court, per lui erano delle vittime. Diciamo che aveva una particolare predilezione verso i palestinesi, senza per questo essere un nemico degli israeliani».
Il ricordo dell'uomo Saramago
«Un uomo di grande generosità - conclude la Lanciani - che si è sempre ricordato di essere scrittore ma anche cittadino. Aveva un particolare senso civico: scriveva sempre pensando all'uomo e alla difesa dei diritti dell'uomo. Difendeva i diritti dell'uomo».
Valentina Venturi
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