«Il mistero di Tomar» è il titolo del nuovo romanzo di Pino Coscetta, che sarà mesoa a disposizione dei lettori in e-book (ordinazioni su Amazon) e in cartaceo (ordinazioni a Feltrinelli) tra la fine gennaio e i primi di febbraio del prossimo 2015.
Amico del Portogallo, e legato famigliarmente al nostro Paese, Pino Coscetta offre adesso ai suoi lettori questo emozionante romanzo, la cui sinossi ha generosamente voluto condividere con i lettori di Via dei Portoghesi.
Prologo
Seduto davanti al fuoco del caminetto nella sala rossa dell'appartamento di via della Scrofa 103, Carlo, colonnello della guardia nobile del papa, osserva l'accartocciarsi dell'ultimo foglio che le fiamme stanno distruggendo: su un lato ancora integro si legge 'Die Nona July 1793... essendo fin sotto li 8 maggio 1749 seguita la decozione della Ragion Bancaria cantante in Michele ed altri Lopez...'...
Tutto era iniziato sei mesi prima quando il padre Michele, anche lui guardia nobile in pensione, in occasione del suo ottantaquattresimo compleanno, lo aveva accompagnato nel suo studio per impartirgli le sue ultime disposizioni. Una confessione laica: il breve racconto di una lunga vita vissuta al disopra delle proprie possibilità per mantenere intatto, almeno al cospetto della società, il decoro che il rango di una famiglia di antiche nobili origini gli aveva imposto. Quella che poteva suonare come tardiva scusa nei confronti dei figli da parte di un giocatore incallito che aveva portato alla rovina economica una famiglia all'apparenza agiata, si rivela tutt'altra cosa.
La storia di famiglia, per Carlo, riparte da lì, da quel 16 febbraio del 1865 quando, dopo aver sepolto il padre torna in via della Scrofa per prendere i documenti che sei mesi prima Michele gli aveva indicato dove fossero custoditi, suggerendo al figlio di mantenerli segreti.
Il viaggio
Il romanzo prende le mosse dal viaggio in Portogallo che Michele Vaz Lopes de Castro Xeres, guardia nobile di papa Leone XII, intraprende nel 1824 per consegnare la berretta cardinalizia al vescovo di Évora Patricio da Silva.
Michele, ospite nel palazzo del vescovo futuro cardinale, apprende che il re è assente e farà ritorno a Lisbona tra venti o trenta giorni. L'assenza del re al quale spetta il diritto di imporre la berretta al neoeletto Cardinale, consente a Michele di approfondire le ricerche sulla sua nobile famiglia che, per motivi oscuri, sul finire del 1600 aveva lasciato il Portogallo per trasferirsi nella Curia di Roma. Ma, soprattutto, dovrebbe consentirgli di riempire l'incomprensibile 'buco' riscontrato nella nutrita genealogia dei Vaz Lopes de Castro Xeres in suo possesso dove, partendo dal re Pedro de Cantabria El Visigoto, si arriva ad una lontana ava del 1440, Catharina de Castro Xeres, poi l'elenco si interrompe per riprendere, come nulla fosse accaduto, nel 1660 con João Vaz Lopes de Castro Xeres e da lì, senza ulteriori intoppi, arriva fino alla sua stessa persona.
Giunto a Lisbona, Michele si reca presso lo studio di araldica al quale nel settembre del 1756, l'anno dopo il devastante terremoto, si era rivolto suo nonno per avere notizie sull'archivio dell'Armeiro Mor, cercando di capire in buona sostanza se gli incendi causati dal terremoto avessero mandato in fumo oppure no, il cartorio da nobreza e, di conseguenza, i suoi diritti derivanti dai titoli riconosciuti alla famiglia. Le carte si erano salvate e i diritti erano stati confermati. Per Michele restavano da chiarire i duecento anni di voragine genealogica.
Luís Ribeiro da Costa, nipote del genealogista che si era occupato di quella lontana ricerca, accoglie Michele e in breve risolve il mistero di quell'inspiegabile vuoto nella genealogia dei Vaz Lopes de Castro Xeres. Mentre il genealogista legge, foglio dopo foglio, documento dopo documento, nella mente di Michele si materializza il peggiore degli incubi e davanti ai suoi occhi scorrono duecento anni di matrimoni combinati tra cristiani vecchi e cristiani nuovi, figli bastardi riconosciuti o disconosciuti, ricchezze acquisite e poi predate, violenze inaudite e storie agghiaccianti perpetrate nel nome di Cristo per mano della Santa Inquisizione, processi, torture e condanne al rogo. Ma il peggio deve ancora venire: a conclusione della sua ricostruzione, Luís Ribeiro da Costa legge a Michele una nota allegata da suo nonno alle carte del 1756: “estendere le ricerche a Beja, ad Évora e soprattutto a Tomar dove -sempre secondo la nota- sul finire del 1600 sarebbe accaduto qualcosa di misterioso che riguardava i Vaz Lopes de Castro Xeres”.
Approfittando dell'assenza del re, Michele, accogliendo il suggerimento del genealogista, parte per l'Alentejo seguendo gli spostamenti dei suoi avi: da Beja ad Évora e da lì a Tomar dove, grazie ad una fortuita ma determinante conoscenza fatta proprio ad Évora, viene accolto nella villa di donna Violante marchesa di Caldeiro.
La marchesa, da molti anni felicemente vedova, si rivela libertina impenitente, grande viaggiatrice, amante di Roma ma, soprattutto, gelosa custode delle carte che conservano il vero mistero di Tomar. Un mistero che Michele, per motivata decisione della marchesa, potrà conoscere soltanto al termine di cinque giorni da dedicare a Tomar, visitando i luoghi dove si è dipanata e consumata la vicenda della sposa bambina. Una torbida vicenda che più di un secolo e mezzo prima cambiò la vita della sua famiglia...
Pino Coscetta, Roma 1940, giornalista e scrittore, entrato al Messaggero a 22 anni, ha concluso la sua carriera lavorativa con la qualifica di Redattore capo centrale. Nella lunga permanenza nella redazione di via del Tritone, ha ricoperto per molti anni il ruolo di redattore capo delle Regioni realizzando, tra l'altro, il tabloid "Abruzzo", un modello che ebbe il merito di aprire le porte all'idea di un giornale locale autonomo dalla testata nazionale.
Tra le pubblicazioni ha iniziato con "Scirocco", raccolta di racconti giovanili e unica escursione nella narrativa, e proseguito con saggistica e libri di storia locale e viaggi: "Il Messaggero durante la repubblica di Salò", Gabrielli Editore, numerose guide ragionate (Lazio, Abruzzo, Umbria e Marche, l'Appennino) per la De Agostini, insieme ad altri autori ha collaborato alla stesura di due volumi strenna, "Abruzzo" e "Lazio", per Editalia Poligrafico dello Stato. Con il professor Ermanno Grassi ha pubblicato "Il paese della memoria - storia di San Sebastiano dei Marsi".
Nel 2007, con Vittorio Emiliani, ha scritto il libro bianco sulle origini dell'Italia "Mille borghi, cento città, un Paese".
Ha collaborato per undici anni alla realizzazione di "Arrivederci", rivista di bordo dell'Alitalia.
Come consulente editoriale, ha ristrutturato e rilanciato "Il Quotidiano del Molise", ha dato vita a quattro mensili tematici e al trimestrale di arte e cultura "Terzo Occhio".
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