Notícia publicada ontem no quotidiano "Corriere della Sera" sobre o novo romance de Romana Petri. De Isabella Bossi Fedrigotti.
Lisbona: incrocio di destini al tempo della dittatura
Romana Petri ha scritto un romanzo di seicento pagine (Ovunque io sia, edito da Cavallo di Ferro, pagine 622, 17,90) per narrare una potente saga familiare che si snoda a Lisbona lungo gli ultimi cinquant' anni del secolo scorso, in un Portogallo ancora arretrato e chiuso. Ma non c' è bisogno di spaventarsi per il volume del libro perché i capitoli corrono veloci grazie alla scrittura, naturalmente, che facilita al massimo la lettura, pulita com' è e veloce, velocissima nei dialoghi, e grazie anche alla vicenda, che tocca il cuore - e che quindi si vuole seguire fino in fondo - delle tre protagoniste, Ofelia, Margarita e Maria do Ceu, tutte e tre sconfitte alla fine della storia, ma le sconfitte, si sa, sono ben più appassionanti delle vittorie. Le eroine, se così le si può chiamare, non hanno nulla di mitico, nulla di straordinario: sono, infatti, donne di modestissima estrazione e il loro destino si concluderà più o meno nello stesso quartiere povero nel quale sono nate. Eppure riescono lo stesso a far sognare il lettore. Ofelia è figlia dei proprietari di un piccolo emporio alimentare, ossessionata per tutta la vita - e perciò condannata all' infelicità - dalle ostinatissime velleità materne di eleganza e signorilità. Ragione per cui niente e nessuno, non gli abiti, non i mobili, non le case, non le frequentazioni, e tanto meno il marito saranno mai giudicati alla sua altezza. Margarita è una trovatella cresciuta nella miseria, bella e innamorata, ma prontamente abbandonata, quando si ritrova incinta, dall' irresistibile Carlos che su due piedi parte per l' America assieme alla sua legittima sposa la cui esistenza aveva accuratamente tenuta nascosta. Ciononostante la bella continuerà ad amare per sempre l' infedele fuggitivo, mandandogli foto sue e della sua altrettanto bella figlia, e aspettandolo, invano, fino alla fine dei suoi giorni: giorni, in verità, via via più difficili, benché Ofelia, della quale diventerà la domestica, un poco, non troppo - perché le antiche velleità materne l' avranno resa un poco scostante - l' aiuterà con la bambina. Maria do Ceu è quella bambina, figlia di Carlos e Margherita, sprezzante, intelligente e combattiva, sfortunata in amore quasi come la madre, e madre lei stessa di straordinaria forza e generosità. Solo che non ci sono forza né generosità e nemmeno intelligenza che possano bastare per resistere a un destino avverso, già scritto e immodificabile, per trasformare il quotidiano, opaco ferro in luminoso argento, o addirittura in oro. Insieme, le tre donne disegnano la saga delle loro esistenze intrecciate, sorelle diseguali sia pure nella comune sfortuna, e il testimone passa dall' una all' altra senza interruzioni, senza fratture, come un fiume che a un certo punto mescola le sue acque con quelle di un altro fiume e poi con quelle di un altro ancora. Né sarebbe credibile un lieto fine per le loro vite: avrebbero, infatti, in tal caso, un gusto da romanzo e non vero, non attendibile e credibile come invece hanno.
Narrativa. La vicenda familiare di tre donne del secolo scorso nel nuovo romanzo di Romana Petri
Lisbona: incrocio di destini al tempo della dittatura
*** L' autrice *** Romana Petri è nata a Roma nel 1955. Tra i suoi romanzi: «Alle case venie» (Marsilio), «Dagoberto Babilonio, un destino» (Mondadori) e «Esecuzioni» (Fazi)
Bossi Fedrigotti Isabella
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