Um nome de rua, no centro histórico da Cidade Eterna, que marca a presença de Portugal e a ligação antiga de dois povos e duas culturas.
Nesta outra "Via dei Portoghesi" queremos falar de Portugal em Roma e de Itália em Portugal.
martedì 10 gennaio 2017
Chi era Mário Soares?
Chi era Mário Soares, che riportò la democrazia in Portogallo
È
morto ieri a 92 anni l'ex presidente portoghese che trasformò un paese
reduce da una dittatura di quasi cinquant'anni nello stato europeo che è
oggi
Mário Soares, che combatté contro il regime dittatoriale di Salazar prima
dalla prigione e poi dall’esilio, e divenne il padre della moderna democrazia
portoghese, prima come primo ministro e poi come presidente, è morto sabato in
un ospedale di Lisbona. Aveva 92 anni. La sua morte è stata annunciata dal
Partito Socialista portoghese, di cui fu segretario generale dal 1973 al 1986.
La storia politica di Soares
Soares è stato la più importante personalità politica del Portogallo degli
ultimi cinquant’anni, in particolare nel passaggio dalla dittatura alla
democrazia negli anni Settanta. Fu arrestato decine di volte e dovette
sopportare periodi di esilio senza essere prima processato (come suo padre
prima di lui) per aver condotto una lunga battaglia, a volte solitaria, contro
il potere del dittatore António de Oliveira Salazar. Salazar governò il
Portogallo dal 1932 al 1968, quando fu indebolito da un infarto e si ritirò
dalla scena politica. Nel 1974 ciò che restava del regime di Salazar fu
rovesciato pacificamente con un colpo di stato militare passato alla storia
come “Rivoluzione dei garofani”, perché questi fiori furono messi nelle canne
dei fucili dei soldati.
Tornato dall’esilio in Francia, Soares fece un ingresso trionfante a
Lisbona, dove fu accolto da migliaia di sostenitori. In seguito si impegnò per
ricostruire la democrazia in un paese in cui l’ultimo capo di stato civile era
stato deposto nel 1926. Dopo il colpo di stato del 1974, Soares divenne
ministro degli Esteri in un governo guidato da parti moderate dell’esercito e,
nel giro di un anno, smantellò il sistema coloniale portoghese in Africa, di
cui facevano parte l’Angola, il Mozambico e l’attuale Guinea-Bissau.
Il discorso di
Soares il primo maggio 1974, sei giorni dopo la Rivoluzione dei garofani:
All’epoca sembrava
esserci poca speranza che lui o qualcun altro potesse riportare il Portogallo
al centro della politica e della cultura occidentale. I leader diplomatici
americani, tra cui l’allora segretario di Stato Henry Kissinger, temevano che
il Portogallo sarebbe diventato uno stato satellite dell’Unione Sovietica nella
penisola iberica oppure una nuova dittatura militare. Nel 1972 Soares scrisse:
«I portoghesi si chiedono se gli americani approvino la strategia di sostenere
le dittature. Washington si sbaglia se pensa che politiche di questo tipo
porteranno a una rivoluzione liberale. Accade proprio il contrario: la
dittatura diventa più dura e più sicura di sé; la situazione allora diventa
esplosiva, perché l’opposizione moderata diventa radicale». Kissinger offrì più
volte a Soares un posto da accademico negli Stati Uniti per evitargli un
destino di esilio, o peggio. Ma Soares era determinato a riformare il
Portogallo, che era afflitto da una serie di problemi economici e sociali ed
era tra i più poveri paesi europei.
Durante gli anni
passati in Francia, Soares contribuì a organizzare il Partito Socialista
portoghese, con un approccio più di centrosinistra rispetto ai partiti analoghi
guidati da Willy Brandt nella Germania Ovest, da Olof Palme in Svezia e
François Mitterrand – caro amico di Soares – in Francia. Si diceva socialista,
ma non era marxista. Era contro qualsiasi tipo di totalitarismo. Una volta
disse: «L’insegnamento del comunismo non è stato una rivelazione per me e non
mi ha illuso». Alcuni dei suoi più fieri oppositori politici furono alcuni
membri del Partito Comunista Portoghese, i cui vertici seguivano un
orientamento stalinista. Nel 1975 Soares chiese le dimissioni dell’allora primo
ministro e militare Vasco Gonçalves, preoccupato che i suoi forti legami con il
Partito Comunista potessero far tornare il Portogallo sotto un regime
autoritario. L’anno successivo Soares si candidò a sua volta come primo
ministro.
«Ciò in cui
crediamo è il socialismo in una società libera», disse, «non nella dittatura
della sinistra e non nella dittatura della destra». Dopo aver vinto con una
maggioranza relativa dei voti, Soares si mise a rafforzare i legami del
Portogallo con gli Stati Uniti e con gli altri paesi dell’Europa occidentale e
sventò un tentativo di colpo di stato comunista. «Se il golpe avesse avuto
successo», disse al New York Times, «ora sarei morto o in prigione o di nuovo
in esilio, quindi sono felice che non sia successo». Il suo governo durò solo
500 giorni: cadde quando il parlamento non gli votò la fiducia, in parte perché
Soares rifiutò di scendere a compromessi con i comunisti.
Il Portogallo
affrontò una situazione di crisi economica e politica negli anni successivi,
fino a quando Soares non tornò primo ministro nel 1983. Dopo di lui divenne
capo del governo il centrista del Partito Social Democratico Aníbal Cavaco
Silva; in quegli anni il Portogallo cominciò a trovare una nuova stabilità. Nel
1986 Soares divenne il primo presidente civile del paese in sessant’anni. Il
suo ruolo fu fondamentale per permettere l’entrata del Portogallo in quella che
poi divenne l’Unione Europea e far ottenere al paese un ruolo più importante a
livello internazionale.
Soares ebbe un
ruolo diplomatico nelle trattative di pace di vari conflitti in Medio Oriente e
in America Latina. Fu amico sia del leader palestinese Yasser Arafat che del
primo ministro israeliano Yitzhak Rabin. Nel 1991 fu eletto per un secondo
mandato di cinque anni come presidente. Poi divenne deputato nel Parlamento
Europeo e nel 2006 si candidò nuovamente come presidente del Portogallo, senza
essere rieletto. Nel frattempo però il Portogallo si era ripreso economicamente
e gli ideali democratici di cui lui era sempre stato promotore si erano ben
assestati.
La vita di Mário
Soares, fuori dalla politica
Mário Alberto Nobre
Lopes Soares nacque il 7 dicembre 1924, a Lisbona. Suo padre fu un ministro
nella prima repubblica del Portogallo (1910-1926) e poi fondò una scuola
privata a Lisbona. Il giovane Soares finì in prigione per la prima volta negli
anni Quaranta, quando era studente all’Università di Lisbona. Lui e sua moglie,
l’attrice Maria Barroso, si sposarono in un carcere nel 1949, mentre lui stava
scontando una pena per sovversione. Si laureò in filosofia nel 1951, dopo aver
dovuto interrompere più volte gli studi. Nel 1957 ottenne una seconda laurea in
legge e studiò diritto alla Sorbona di Parigi, per poi aprire uno studio di
avvocato a Lisbona.
Nel corso degli
anni fu spesso perseguitato per le sue idee politiche e negli anni Sessanta fu
esiliato nella colonia di São Tomé, al largo della costa occidentale
dell’Africa. Fu invitato a tornare in Portogallo dopo che Salazar andò in coma
nel 1968, ma nel giro di due anni tornò in Francia, dove insegnò in varie
università.
Sua moglie morì nel
2015. Ha lasciato due figli, Maria Isabel Soares e João Soares, che in passato
è stato sindaco di Lisbona.
Soares era
notoriamente un amante della bella vita e un bibliofilo: era appassionato di
scotch e aveva una biblioteca personale di più di diecimila volumi. L’obiettivo
di ogni governo, disse dopo essere stato eletto presidente nel 1986, è
«concentrare le proprie energie nella lotta per lo sradicamento della povertà,
dell’ignoranza e dell’intolleranza».
1 commento:
Grazie. Un nome che significa LIBERTA' per il Portogallo !
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