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Il Paese dell’energia pulita
Entro il 2020 in Portogallo si ricaverà il 60 per cento dell’energia da sole, vento e mare. Mentre nel resto d’Europa si arriverà forse al 20 per cento.
Entro il 2020 in Portogallo si ricaverà il 60 per cento dell’energia da sole, vento e mare. Mentre nel resto d’Europa si arriverà forse al 20 per cento.
José Sócrates, 52 anni a settembre, premier portoghese dai 47 e “bambino d’oro” del partito socialista fin dai 24, sta vivendo la sua complicata quinta primavera al governo tra scandali giudiziari, economia in caduta libera, quasi mezzo milione di disoccupati, stampa e tivu ostili ed elezioni generali in vista (il prossimo ottobre).
Ma c’è un campo in cui il premier portoghese gioca astutamente pulito: quello dell’energia rinnovabile. Guadagnandosi l’ammirazione del “Financial Times” che incorona il Paese come il futuro leader mondiale del settore. Le cifre sono impressionanti: entro il 2020 il Portogallo ricaverà dal sole, dal vento e dal mare il 60 per cento dell’energia che gli è necessaria.
Mentre il resto d’Europa spera di arrivare, nello stesso tempo, al traguardo del 20 per cento. Due esempi già in atto riguardano l’eolico e il fotovoltaico. A 15 chilometri dalla costa lusitana, Energias de Portugal, quarto produttore di energia eolica al mondo, sta progettando con la Principal Power di Seattle l’installazione in mezzo al mare di turbine in grado di generare il 50 per cento in più di energia rispetto alle loro gemelle posizionate a terra.
Ad Amareja, a sud est di Lisbona, quasi al confine con la Spagna, uno dei luoghi più torridi della penisola iberica, è invece attiva la più grande centrale fotovoltaica al mondo di proprietà di Acciona, consorte spagnola da poco divorziata dell’Enel. In pratica, 2.520 pannelli solari, un potenziale di 93 milioni di kilowatt all’anno e un investimento di 261 milioni di euro.
Elisabetta Rosaspina
Il servizio completo su “Io donna”, 9-15 maggio 2009
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