Em março do ano passado, o nosso
aluno de 1º nível GIANNI POMPEO
escreveu esta história que intitulou “A historinha de Chicco - La storiella di
Chicco”.
Aquilo que era um exercício de
estilo tornou-se depois num exercício de amizade, porque na tradução para o
português, o Gianni contou com a ajuda de LUCIANA
BRITO, da cidade do Porto.
As palavras de amizade que Gianni
lhe dedica merecem ser citadas em parte:
«(Luciana) da me conosciuta alle
Açores ad ottobre passato, dove lavorava come guida-biologa su di una barca per
avvistamento balene, ha cortesemente
offerto la sua collaborazione per la traduzione. (…) Ci tengo in particolar
modo che sia citata Luciana come traduttrice. (…) Quello che più mi ha emozionato è stato il fatto di essere
stato invitato dalla sua famiglia a cena a casa loro a Porto e di avermi fatto sentire come uno di
loro, della lunga chiacchierata con la mamma e la simpatia delle sorelle.»
Depois desta introdução, os
textos:
La storiella di Chicco
(The journey of grain)
un ringraziamento
particolare ad … “A” … musa ispiratrice
Pedro era inquieto, la notte
appena passata lo aveva visto insonne, tormentato dai pensieri.
La sera prima la sua terza moglie
Soledad, gli aveva annunciato sorridendo, ma senza troppa enfasi, di essere
embarazada (incinta); sarebbe il quarto con lei, a cui si aggiungono gli altri
tre avuti con le due precedenti mogli.
Una bocca in più da sfamare aveva
sentenziato nei suoi pensieri notturni, concludendo che dove ce ne è per cinque
ne scappa anche per sei. Certo, se mesi prima fosse andato al Centro de la
Familia quando distribuivano gratis i profilattici, la cosa si sarebbe potuta
evitare, ma quel giorno iniziava la raccolta, proprio non fu possibile.
Il richiamo forte e minaccioso
del Capataz, piccolo capetto del campo, lo distolse definitivamente dai suoi
pensieri; era ora di iniziare. Certo che lui, Pedro, discendente del glorioso
popolo dei Yanomani, più e più volte aveva maledetto il giorno che abbandonò la
sua tribù per avvicinarsi alla civiltà, mai e poi mai ne avrebbe fatto ritorno.
Troppo orgoglioso, troppo cocente la sconfitta.
Il campo era situato nella
fazenda Los Cochinos, di proprietà di una famiglia di origini portoghesi, la
paga era buona, 35 real al giorno, buona in confronto a quanto davano gli altri
fazenderos della zona.
Il metodo di raccolta praticato
era quello del Picking, si raccolgono a mano solo le bacche mature; un sistema certamente
esoso, ma che garantisce una qualità più pregiata.
La Coffea Arabica qui coltivata
costituisce i tre quarti della produzione mondiale, ed è insieme alla Coffea
Robusta una delle miscele più apprezzate. Certo, non come il famoso indonesiano
Kopi Luwak considerato il migliore, frutto della digestione dello Zibello delle
palme, fatto questo, che a molti lascia un pò perplessi
Chicco aveva passato una notte
tranquilla, con il suo gemello si parlava del più e del meno, dell'umidità che era in aumento, dei cugini,
e anche della leggenda che girava sui confratelli che all'improvviso sparivano
senza dare più notizie di alcun genere. Chi diceva che erano emigrati, chi che
li avevano rapiti e altre storie che si tramandavano da fioriture in fioriture.
Certo è che nessuno ha fatto ritorno.
Con i suoi circa otto mesi di
vita Chicco si sentiva pronto ad affrontare il futuro; inconsapevole di quale
fosse, si apprestava a trascorrere la giornata con animo sereno.
Tutto accadde
repentinamente, un misto di violenza,
delicatezza, rapidità. Chicco abbandonò per sempre mamma Coffea Arabica;
insieme al suo gemello e altri confratelli si ritrovò nelle esperte mani di
Pedro, che li ripose nella sacca stretta al suo fianco destro.
Non si sarebbero più rivisti.
Imprigionato, Chicco viene
proiettato in una miriade di eventi sconvolgenti, a Lui incomprensibili, non ne
era preparato. Disteso al sole insieme a milioni di confratelli, decortificato;
e si che questa fu un'esperienza traumatica, si separò dal gemello, insaccato in
un sacco di juta da 60 kg, immagazzinato, imbarcato in un immenso cargo,
solcato l'oceano atlantico, sbarcato a Trieste, immagazzinato nuovamente,
infine trasportato nella città eterna, Roma. Qui di nuovo in un magazzino, che
esperienze, nessuno mai gliene aveva parlato, neanche un accenno. Le sorprese
non finiscono, era ancora di un bel colore verde, ma un accadimento traumatico
lo trasformerà irrimediabilmente; liberato dal sacco di juta, dopo un momento
di timida euforia si ritrova in
compagnia di lontani cugini a lui ignoti, chi Africano, chi Asiatico, una
miscela di razze, tutti insieme in un grande marchingegno. La temperatura sale
a circa 200 gradi e il tutto dura una quindicina di minuti. Una super sauna.
Chicco ne esce traumatizzato e
trasformato, la sua livrea è cambiata, marrone scuro, una camaleontica
metamorfosi.
Su di un rullo trasportato,
impacchettato e di nuovo in magazzino, trasportato; nuovamente approda in un
ambiente apparentemente più tranquillo, piano terra, palazzo a uso uffici, zona
piazza Vittorio.
La giornata era iniziata serena,
meteorologicamente uggiosa, squilla il telefono, non può essere; dall'altro
capo dell'etere una voce femminile scandisce con tono ironico e deciso:
"ma allora questo caffè" lasciando l'interlocutore per una
impercettibile frazione di secondo senza fiato, anche se in effetti la sera precedente c'era stato
una sorta di preavviso, ma la sorpresa, l'emozione per quell'invito furono evidenti. Rapidamente ripresosi
dall'evento concordò il da farsi; al piano terra di un palazzo uso uffici si
convenne di incontrarsi.
Tu che prendi, tu che prendi e
l'ordinazione partì. Una mano femminile prese un pacchetto da un kg,, lo recise al bordo e ne versò distrattamente
il contenuto in un recipiente meccanico.
Finalmente, di nuovo libero
esclamò Chicco, ma un forte rumore gli spaccò i timpani, lamelle taglienti lo
frantumarono riducendole in polvere, e insieme a un centinaio di confratelli
per un magro peso di circa 14 grammi finisce nel portafiltro e pressato,
incastrato nella bocca di una grande macchina e, quando la solita manina aziona
un pulsante, una doccia di acqua calda pressata lo fa precipitare
trasformandolo allo stato liquido, deliziando il palato dei due convenuti.
Buono però esclamò lei, ottimo concordò lui.
Chicco non c'è più.
GIANNI POMPEO
A historinha de Chicco
(a viagem dos grãos)
Pedro estava inquieto; a noite
passada tinha-o visto sem sono, perturbado por certos pensamentos.
Na noite anterior, a sua terceira
mulher, Soledad, tinha-lhe anunciado sorrindo, mas sem demasiada circunstância,
de estar ‘embarazada’ (grávida); seria o quarto com ela, a que se juntavam os
outros três tidos com as duas esposas precedentes.
Mais uma boca para tirar a
fome…tinham sentenciado os seus pensamentos nocturnos, mas acabou por concluir
que, onde há para cinco, há também para seis. Claro que, se meses antes tivesse
ido ao Centro de Família quando distribuíam os anticoncepcionais, a coisa
poder-se-ia ter evitado, mas naquele dia se iniciava a recolha,por isso não foi
possível.
A recordação forte e ameaçadora
do Capataz, pequeno cabecilha do campo, desviou-o completamente dos seus
pensamentos; era hora de começar. Claro que ele, Pedro, descendente do glorioso
povo dos Yanomani, muitas e muitas vezes tinha amaldiçoado o dia em que
abandonou a sua tribo para aproximar-se da civilização, onde nunca e depois
nunca mais voltaria. Demasiado orgulhoso; demasiada intensa a derrota.
O campo situava-se na fazenda
‘Los Cochinos’, propriedade de uma família de origem portuguesa, com um bom salário,
de 35 reais por dia; bom, comparativamente a quanto pagavam os outros
fazendeiros da zona.
O método de recolha praticado era
aquele do ‘Picking’, recolhendo-se à mão só as bagas maduras; um sistema
certamente muito caro, mas que garantia uma melhor qualidade.
A Coffea Arabica aqui cultivada
constitui os três quartos da produção mundial e é, juntamente com a Coffea
Robusta uma das misturas mais apreciadas. Claro, não como o famoso Kopi Luwak
indonesiano, considerado o melhor, fruto da digestão do (Zibello delle palme -
mamífero carnívero das palmeiras?), fato este, que suscita alguma incerteza.
Chicco tinha passado uma noite
tranquila; com o seu irmão gémeo falava um pouco de tudo; da humidade que
aumentava, dos primos, e até da lenda que rondava sobre os camaradas que
improvisamente desapareciam sem dar mais notícias de algum género. Alguns diziam que tinham emigrado,
outros que os tinham raptado e outras histórias em que se transferiam de
floração em floração. O que é certo é que nunca mais ninguém voltou.
Com os seus aproximadamente 8
meses de vida, Chicco sentia-se pronto a enfrentar o futuro; no entanto sem
saber qual fosse, preparava-se para passar o dia com ânimo sereno.
Tudo acontece repentinamente, num
misto de violência, delicadeza, rapidez. Chicco abandonou para sempre a mãe
Coffea Arabica; juntamente com o seu irmão gémeo e outros companheiros
encontrou-se nas experientes mãos de Pedro, que os colocou na saca estreita ao
seu lado direito.
Não se voltariam a ver.
Encarcerado, Chicco é projectado
numa miríade de eventos desconcertantes, para ele incompreensíveis, pois não
estava preparado. Estendido ao sol juntamente com milhões de companheiros,
descascado; e sim esta foi uma experiência traumática; separou-se do seu gémeo;
ensacado num saco de serapilheira de 60 kg, armazenado, embarcado num imenso
cargo, atravessado o Oceano Atlântico, desembarcado a Trieste, armazenado
novamente, e enfim transportado até à cidade eterna, Roma. Aqui novamente num
armazém, onde experiências, nunca ninguém lhe havia falado, ou deixado um
indício. As surpresas não acabam; era ainda de uma bonita cor verde, mas um
acontecimento traumático o transformará irremediavelmente; livre do saco de
serapilheira, depois de um momento de tímida euforia reencontra-se na companhia
de primos distantes a ele desconhecidos; alguns africanos, alguns asiáticos,
uma mistura de raças, todos juntos numa grande engenhoca. A temperatura sobe a
aproximadamente cerca de ¬¬200 oC e tudo dura cerca de quinze minutos. Uma
super sauna.
Chicco sai traumatizado e
transformado; o seu aspecto não é mais o mesmo; castanho-escuro, uma
metamorfose camaleónica.
Sobre um rolo transportado,
empacotado e de novo num armazém, transportado; novamente chega a um ambiente
aparentemente mais tranquilo, num andar térreo de um prédio para escritórios,
na zona da piazza Vittorio.
O dia tinha começado sereno,
meteorologicamente aborrecido; toca o telefone; não pode ser; da outra
extremidade do éter (etere?), uma voz feminina pronuncia com tom irónico e decidido:
“mas e então esse café” deixando o interlocutor durante uma imperceptível
fracção de segundo sem fôlego, ainda que de facto a noite precedente tivesse
existido uma espécie de pré-aviso, mas a surpresa, a emoção para aquele convite
foram evidentes. Rapidamente recomposto do sucedido concordou sobre o que
fazer; no andar térreo de um prédio para escritórios combinaram encontrar-se.
O que tomas, o que tomas e o
pediu saiu. Uma mão feminina pegou num pacote de um quilo, cortou-lhe a borda e
despejou distraidamente o conteúdo num recipiente mecânico.
Finalmente, novamente livre
exclamou Chicco, mas um forte barulho rebentou-lhe os tímpanos, lâminas
afinadas reduziram-no a pó, e junto a uma centena de companheiros por um peso
magro de aproximadamente catorze gramas acaba no suporte de um filtro e prensado,
entalado na entrada de uma grande máquina e, quando a mãozinha do costume
acciona um botão, um duche de água quente sob pressão fá-lo precipitar
transformando-o sob o estado líquido, deliciando o paladar dos dois amigos.
Bom, disse ela; Óptimo, concordou
ele.
Chicco não existe mais.
GIANNI POMPEO , tradução
LUCIANA BRITO
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