O
IMPROVÁVEL MUNDO DE ALICE -
L’IMPROBABILE MONDO DI ALICE
alla galleria dell’Istituto Portoghese di Sant’Antonio in Roma
dal 7 al 25 aprile 2016
L’artista portoghese VIOLANTE SARAMAGO MATOS, espone per la
prima volta a Roma nella suggestiva cornice della galleria d’arte dell’Istituto
Portoghese di Sant’Antonio. Una trentina tra i suoi lavori più recenti, in cui forme
schematicamente realiste nella loro apparente semplicità, diventano “realtà
ingannevole” che “gioca sull’equivoco di una rappresentazione messa in
discussione nella sua normalità”,
nelle parole di Giulia Lanciani, autrice del testo del catalogo, disponibile in
galleria.
Un’opportunità per il pubblico
romano di entrare in questo “improbabile mondo” di una Alice che si potrebbe
chiamare Violante: l’opera dell’artista, facendo l’occhiolino alla poesia di Georgina
Garrido – che accompagna didascalicamente la disposizione dei quadri – si sviluppa
in un percorso che cresce d’intensità fino ad arrivare all’ultimo pezzo
esposto, dall’espressivo titolo “Tutto il sentire che si calma”.
La mostra riflette il sentire
profondo dell’artista - biologa per vocazione propria, scrittrice e pittrice
per vocazione famigliare, figlia dell’artista Ilda Reis e del Nobel della
Letteratura José Saramago – ma soprattutto della donna dalle forti e
riconosciute convinzioni sociali e
politiche, che l’hanno portata a intervenire nella vita pubblica portoghese da
prima della Rivoluzione democratica del 1974. Ora un’altra Violante Saramago
Matos si rivela: alla figura impegnata attivamente nelle grandi cause si
aggiunge la fine sensibilità di una profonda coscienza umana, che si rivela
immediatamente nelle parole dell’incipit di
questa esposizione: «Il vero mondo globale è reale soltanto quando rispetta le
differenze. Non basta conoscerle, bisogna saperle interpretare e condividere. Dalle
parti si fa il tutto.»
La serata si concluderà con un
momento musicale offerto a Violante Saramago Matos da DAMIANA LEONE e CARLO
GIACOBBE (voci) FELICE ZACCHEO (chitarra portoghese) e FRANCO PIETROPAOLI (chitarra classica). I suoni del fado, di
Lisbona e di Coimbra, arrivano a via dei Portoghesi attraverso questi quattro
artisti italiani, che negli ultimi anni hanno coltivato con sensibilità e
talento le sonorità lusitane e si associano all’Istituto Portoghese di
Sant’Antonio nel festeggiare la pittrice.
La mostra è prodotta da ANA MATOS, responsabile della Galleria
d’arte Salgadeiras, di Lisbona.
Inaugurazione:
giovedì 7 aprile 2016, alle ore 18.00
Istituto
Portoghese di Sant'Antonio in Roma
Via dei Portoghesi, 6 (centro storico)
La mostra
rimarrà aperta fino al 25 aprile 2016,
da mercoledì a
domenica, dalle 17.00 alle 19.00.
VIOLANTE SARAMAGO
MATOS
Nata a Lisbona nel 1947, abita a
Funchal (Madeira) dal 1980. Laureata in Biologia, aria in cui ha sviluppato la
sua carriera professionale. Da sempre attivista e dirigente della lotta
studentesca contro la dittatura e la guerra coloniale, è stata arrestata il 1º
maggio 1973, avendo fatto 3 mesi di carcere a Caxias, da dove è uscita senza
colpa dichiarata. Dopo il 1974 ha continuato a intervenire nella vita politica,
sai a livello di partito, sia in movimenti civici. È stata deputato all’Assemblea Legislativa di
Madeira tra il 1996 e 2000 e nel 2006. Tra il 1997 e 2001 è stata Assessore del
Comune di Funchal. Durante circa vent’anni è stata collaboratrice regolare con
la rubrica di Opinione nel quotidiano Diário de Notícias di Funchal. È, dal
2007, curatrice della Fondazione José Saramago. Nel 2010 ha fatto la sua prima
mostra individuale presso la Casa di Cultura di Santa Cruz, dal titolo “Do calhau”.
Ha pubblicato nel 2010 “Na Primeira Pessoa”, testemonianza di una storia
personale e nel 2012 “A história num instante – Madeira, 20 de Fevereiro de
2010”, libro che riflette sull’alluvione che nel 2010 ha devastato l’isola di
Madeira. Nel 2011 inizia le “Histórias do Quinas”, per bambini, com la
pubblicazione di “Ganhei uma casa” e di seguito, nel 2015, “À descoberta”.
«Il
forte interesse per l’indagine psicologica delinea le caratteristiche proprie
di questa pittura: vi si scopre una tensione che raggela l’immagine e carica di
un misterioso fremito quella calma, in preda alle sue energie, lasciando
trapelare il filtro emotivo di un animo turbato che medita e si interroga di
fronte a tanta quiete, nell’orrore delle vicende che sconvolgono il mondo attuale,
ma non solo. V’è implicito un senso di rivolta, mai aggressivo, stemperato anzi
da una carica ironica giustappunto nella ricerca di un equilibrio compositivo
delle immagini, dei motivi dominanti
nella sua arte. E se la fantasia dell’autrice si sbizzarrisce nell’incastro di
forme diverse, tutte si caricano di quei messaggi che la muovono a quietare in
quelle forme le sofferenze e le illusioni del genere umano, poiché ella
concepisce sempre le sue figure a misura d’uomo, anche dove la presenza umana è
assente.»
GIULIA LANCIANI, dal catalogo della mostra.
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