lunedì 31 ottobre 2011

Nuovissimo Dicionário Portoghese-Italiano/Italiano-Portoghese Zanichelli



È uscito il nuovissimo Dicionário Portoghese-Italiano/Italiano-Portoghese per l’editrice di Bologna, Zanichelli.

Si tratta davvero di un’opera per molti versi unica nel panorama dell’editoria italiana, che presenta tante novità, una numerosa fraseologia, un’appendice grammaticale e ben 40.000 voci!

Ringraziamo l'informazione a Anabela Ferreira, Docente e traduttrice di Lingua Portoghese, Rappresentante Instituto Camões, Responsabile Centro Esami PLE e Direttrice collana Urogallo.bilingue (http://www.urogallo.eu/.


http://www.zanichelli.it/catalogo/prodotti/9788808068613/anabela-cristina-costa-da-silva-ferreira/portoghese-compatto/



José Sasportes - LA DANZA ITALIANA IN EUROPA NEL SETTECENTO


LA DANZA ITALIANA IN EUROPA NEL SETTECENTO


IL 2 NOVEMBRE 2011 alle 18.00

Presentazione del volume LA DANZA ITALIANA IN EUROPA NEL SETTECENTO

Interverranno la Prof. Flavia Pappacena e il curatore José Sasportes


nella Residenza dell’Ambasciatore del Portogallo

Via Zandonai 84 - Roma


Con il sostegno dell’Ambasciata del Portogallo in Italia.

Ingresso libero.


La danza italiana in Europa nel Settecento
A cura di José Sasportes Bulzoni Editore, Roma 2011 Pag.224

José Sasportes - Presentazione
Knud Arne Jurgensen - II balletto italiano nella Copenhagen del secolo XVIII
Jakob von Stählin - Notizie sull'arte della danza in Russia
Sarah McCleave - Danzatori italiani a Londra nel Settecento
José Sasportes II Settecento portoghese rivisitato all'italiana
Xoan M. Carreira - La ricezione del ballet d'action nella Penisola Iberica (1789-1800)

Note di lettura:
Silvia Carandini - Ornella Di Tondo, La censura sui balli teatrali nella Roma dell'Ottocento
Francesca Falcone - Flavia Pappacena, Il Trattato di danza di Carlo Blasis 1820-1830 * Carlo Blasis Treatise on Dance 1820-1830 / Carlo Blasis, Trattato dell'arte della danza, edizione critica a cura di Flavia Pappacena
Lynn Garafola - Il Balletto Romantico: Tesori della Collezione Sowell, a cura di Madison U. Sowell, Debra H. Sowell, Francesca Falcone e Patrizia Veroli
José Sasportes - The Grotesque dancer on the Eighteenth-Century Stage: Gennaro Magri and his World, edited by Rebecca Harris- Warrick and Bruce Alan Brown


Agradecemos a informação ao Prof. Doutor Paulo Cunha e Silva

mercoledì 26 ottobre 2011

PADIGLIONE 31 - liberamente ispirato al romanzo Cecità di Saramago

http://www.metisteatro.it/page14/page14.php?id=9095248664147435866


PADIGLIONE 31


Liberamente ispirato al romanzo Cecità di J. Saramago


Con


Alberto Bosani, Rossana Boscolo, Tea Brandi, Valentina Caiola, Francesca Consiglio, Caterina De Iacobis, Roberto Di Castro, Angela Di Tuccio, Roberto Giampieri, Giulia Giombini, Lisa Giovannitti, Antonella Lai, Alessandro Lentini, Nicola Ligas, Sandro Luciani, Andrea Mauri, Alberto Meanti, Monica Oddo, Francesca Orsi, Clara Paggi, Valerio Palone, Laura Porzio, Pina Serra, Gea Storace, Simonetta Rossi, Cristina Viscusi, Riccardo Zalla.
Regia Alessia Oteri

VENERDI 28 OTTOBRE Ore 21.30

Padiglione 31 del parco dell’ex manicomio di Santa Maria della Pietà
Ingresso libero




Una città senza nome, un tempo indefinito, un’epidemia improvvisa che si trasmette non si sa come, non si sa in che modo, "forse per contagio diretto, forse a causa di un’agente morboso, forse per iattura, per sfortuna, per maledizione". Un’epidemia di mal bianco, cecità improvvisa che investe prima poche decine poi centinaia, migliaia di persone, fino al paese intero, di cui il microcosmo dell’ex manicomio in cui vengono ricoverati i primi contagiati, rappresenta in nuce quanto accade fuori: perdita graduale di dignità, rispetto, contatto umano, lotta per la sopravvivenza, per lavarsi, vestirsi, per il pane. Una metafora grandiosa e universale, che coglie nella privazione dello sguardo la perdita della ragione, nella consapevolezza che quanto accade tra le mura dell’ex manicomio, sta succedendo ora, in qualunque parte del mondo, come scrive Jose Saramago, "esattamente in questo stesso istante, immersi come siamo nel biancore latteo di un mondo pieno di ciechi vivi".


Agradecemos a informação à nossa leitora e amiga FEDERICA FORTE.

Mostra di Rui Toscano - Universo Parallelo - Out of a Singularity - 28 OTTOBRE 2011 - 18 H


Sarà inaugurata venerdì prossimo, 28 ottobre, alle ore 18,00, la prima mostra personale, a Roma, dell'importante artista portoghese Rui Toscano.

La mostra, intitolata "Universo Paralelo" (Universo Parallelo) resterà aperta presso l'Exelettrofonica, Vicolo Sant'Onofrio, 10, fino al 20 dicembre 2011.

Si tratta di un'iniziativa dell'Ambasciata del Portogallo a Roma e dell'Exelettrofonica, realizzata con l'appoggio dell'Istituto Camões e della Fondazione Calouste Gulbenkian.



Inaugura na próxima sexta-feira, 28 de Outubro, pelas 18horas, a primeira exposição individual em Roma, do importante artista português, Rui Toscano.

“Universo Paralelo” estará patente nas instalações da Exelettrofonica, Vicolo Sant’Onofrio, 10, até 20 de Dezwembro de 2011.

Trata-se de uma iniciativa da Embaixada de Portugal em Roma e da Exelettrofonica, com apoio do Instituto Camões e da Fundação Calouste Gulbenkian.



Rui Toscano - Universo Parallelo, Out of a Singularity

a cura di Gianluca Brogna

Ex Elettrofonica, Vicolo Sant’ Onofrio, 10 Roma

28 ottobre – 20 dicembre 2011


Venerdì 28 ottobre 2011 Ex Elettrofonica presenta nei suoi spazi la prima personale in Italia dell'artista portoghese Rui Toscano, Universo Parallelo - Out of a Singularity, a cura di Gianluca Brogna.

Artista che adopera il potere evocativo delle immagini e dei suoni, Toscano si è misurato, nel corso della sua carriera artistica, con differenti media: dal disegno al video, e dall'installazione alla performance sempre in cerca dello strumento più congeniale al messaggio da veicolare innescando un confronto critico tra procedimento esecutivo e processo intellettuale. Una ricerca che parte dal singolo uomo e procede nell'analisi dei meccanismi sociali al fine di indagare i dispositivi che generano desideri e memoria collettiva.

L'ultima produzione che Rui Toscano presenta a Roma è un'ulteriore sviluppo della sua ricerca sul bisogno di conoscenza insito nella natura dell'uomo. La mostra si presenta come una riflessione sulla teoria del bing bang, in fisica singolarità gravitazionale, che ha generato l'universo nel quale viviamo. Partendo dal Paradosso di Heinrich Wilhelm Olbers, che, assumendo un universo infinito e uniforme, enuncia: “come è possibile che il cielo notturno sia buio nonostante l’infinità di stelle presenti nell’universo?”, l’artista crea un corpus di opere che si riferisce alle teorie che hanno tentato di spiegare questo arcano. In mostra i disegni THE OLBERS PARADOX SERIES partono proprio dalle riflessioni che Olbers fece a partire dal 1823.

L’opera The Right Stuff fa riferimento alle spedizioni spaziali e alla brama dell’uomo di conoscere il cosmo, The Great Curve è solo in apparenza un piccolo telescopio. In realtà, come sottolinea il titolo desunto da una canzone dei Talking Heads sul mistero irrisolvibile del mondo, è una riflessione sull’universo sulla sua conformazione. La curvatura spazio temporale, generata ad una ipotetica velocità superiore a quella della luce, è il limite oltre il quale l'umanità vorrebbe spingersi.


RUI TOSCANO, Born in Lisbon, 1970. Lives and works in Lisbon. Solo Exhibitions:
2011: Noches eléctricas, LABoral Centro de Arte y Creación Industrial, Asturias, Espanha. 2010: Out of a Singularity, Cristina Guerra Contemporary Art, Lisboa, Portugal. 2009: The Great Curve, curated by Bruno Marchand, Chiado 8 - Arte Contemporânea, Lisbon, Portugal. Isabella, Voyeur Project View, Lisboa, Portugal. 2008: Cluster, Distrito Cuatro, Madrid, Espanha. 2007: T for Tornado, Cristina Guerra Contemporary Art, Lisbon, Portugal. 2006: Abstrakt, Sintra Museu de Arte Moderna, Sintra, Portugal.2004: The Exorcist, Cristina Guerra Contemporary Art, Lisbon, Portugal. Slow Motion, curated by Miguel Wandschneider, Porta 33, Funchal, Madeira, Portugal. Sampa Works, Espacio Distrito Cu4tro, Madrid, Spain. 2002: Paint it Light, Cristina Guerra Contemporary Art, Lisbon, Portugal. 1, curated by João Fernandes, MACS (Museu de Arte Contemporânea de Serralves), Oporto, Portugal. 2, curated by Miguel Von Hafe Pérez, Teatro do Campo Alegre, Porto, Portugal. 2001: SlowMotion, curated by Miguel Wandschneider, ESTGAD, Caldas da Rainha, Portugal. 1997: Abstrakt (Bild in Motion), Art Attack, Café Flôr de Liz, Caldas da Rainha, Portugal.

DURATA: Dal 28 ottobre al 20 dicembre 2011
SEDE: Galleria Ex Elettrofonica - Vicolo di Sant’ Onofrio, 10 Roma
COME ARRIVARE: a pochi passi dall’ospedale Santo Spirito in Sassia e dall’ospedale Bambino Gesù, vicolo Sant’Onofrio si trova alle spalle di piazza della Rovere, sul Lungotevere.
ORARIO dal martedì al sabato 16.00- 20.00, domenica e lunedì chiuso.
INFORMAZIONI +39 06 64760163 info@exelettrofonica.com www.exelettrofonica.com

lunedì 24 ottobre 2011

Isabel Silveira Godinho em Roma - conferência sobre Maria Pia de Sabóia e Bragança




"Maria Pia, Principessa di Savoia e Regina del Portogallo" é o título da conferência que vai ter lugar amanhã, 25 de Outubro, no Circolo della Caccia, em Roma, pelas 18h45.

A conferencista, Doutora Isabel Silveira Godinho, é a directora do Palácio Nacional da Ajuda e uma estudiosa que, desde há anos, se tem dedicado à figura da rainha de Portugal, filha de Vittorio Emanuele II.

«Na sua pátria de adopção, Portugal, Maria Pia foi como um raio de luz que entrou na
corte enlutada por tantas mortes sucessivas. Durante quarenta e oito anos esteve em Portugal. Até 1889 como Rainha e após a morte de D. Luís, como Rainha-Mãe. O seu porte, a sua figura, a sua generosidade e o seu espírito moderno, quase vanguardista para a época, tornaram-na numa Rainha adorada pelo povo e hoje lembrada por todos como o Anjo da Caridade.»

(da acta da conferência proferida por Isabel da Silveira Godinho na abertura do Ciclo de Conferências "A Rainha D. Maria Pia e o seu Tempo" a propósito do centenário da sua morte, no Palácio Nacional da Ajuda, Outubro 2011.)
in
http://pnajuda.imc-ip.pt/pt-PT/estudos/artigosemlinha/ContentDetail.aspx?id=535


Maria Pia di Savoia nacque a Torino il 16 ottobre 1847, era figlia di Re Vittorio Emanuele II, Padre della Patria e di Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena. Il 6 ottobre 1862 sposò, a Lisbona, Luigi del Portogallo, da cui ebbe due figli: Carlo e Alfonso Carlo di Braganza. Per il suo comportamento nei confronti dei bisognosi, dimostrato in più occasioni, i portoghesi volevano insignirla di una onorificenza che lei rifiutò, rispondendo che con il suo rifiuto desiderava ringraziarli per l’ospitalità offerta al suo avo Re Carlo Alberto nella città di Oporto.

Dopo luttuosi eventi che colpirono la Famiglia Reale e con la proclamazione della repubblica, la Regina Maria Pia rientrò a Torino ed a Stupinigi si spense il 5 luglio 1911.

Filomena Capucho: REDINTER - Rede Europeia de Intercompreensão


Presença portuguesa, com Helena Araújo e Sá (Universidade de Aveiro), no convénio internacional de apresentação do projecto EUROM5 "Attraverso le lingue - L'intercomprensione, in ricordo di Claire Blanche-Benveniste" a Professora Doutora Maria Filomena Capucho (Universidade Católica Portuguesa de Viseu) apresentou a interessante comunicação "L'Intercompréhension: l'innovation déclinée au passé, au présent et au futur", que serviu de mote a várias intervenções ao longo das sessões de quinta e sexta-feiras passadas.

Estudiosa dos aspectos epistemológicos e da aplicação educacional da intercompreensão, Filomena Capucho é também a coordenadora executiva da Rede Europeia de Intercompreensão - REDINTER - que ora convidamos os nossos leitores a conhecer através do site:


Maria Serena Felici: reflexão sobre o "Livro do Desassossego"


Exercício da nossa aluna Maria Serena Felici sobre a leitura de um excerto do "Livro do Desassossego":


A alma humana é vítima tão inevitável da dor...

No trecho do Livro do Desasossego que lemos a semana passada, o semi-heterónimo Bernardo Soares reflete sobre quanto é frágil o ser humano frente à dor. Pode-se dizer que este assunto é constantemente presente na obra de Fernando Pessoa, mas aqui é afrontado directamente, com paixão, parecendo quase uma resposta a uma pergunta que deve tê-lo acompanhado durante toda a vida: porque sofremos tanto?
Gosto de imaginar, sabendo que o Livro do Desasossego se compõe de várias anotações e reflexões, que elas foram escritas em momentos em que a dilaceração interior e a amargura eram demasiado fortes para não serem exprimidas, e que Pessoa, por estar tão só, via na escritura a sua única verdadeira amiga.
Chegámos a outro leitmoitv da literatura dele: a solidão. Mesmo sob nomes e caracteres diferentes, o ser humano que nos apresenta Fernando Pessoa é representado sempre irremediavelmente só no meio dum mundo traiçoeiro; por isso a resposta à pergunta antes citada é que o homem sofre simplesmente por uma ordem natural superior, por um elo inquebrantável entre o ser humano e a dor que faz com que até as pessoas, que teriam as capacidades mentais para enfrentar friamente as situações difíceis as percam e cedam ao sentimento.
O escritor pergunta-se por que motivo mesmo quem conhece muito bem a realidade pode perder completamente o controlo ao encontrar-se de repente diante dos seus lados mais dolorosos: dá o exemplo do homem que conhece a volubilidade da mulher mas fica angustiado quando descobre a traição, e o de quem sofre com a falta de consideração dos outros em relação aos seus escritos, ainda que seja consciente da vacuidade que separa os indivíduos, e que é a causa da impossibilidade deles se compreenderem perfeitamente.
Quem faz isto não é mentiroso: na hora em que fala acredita no que diz, mas encarar a realidade é outra coisa.
O que eu penso é: quantas vezes deve Fernando Pessoa ter constatado a enorme diferença entre o mundo com que ele sonhava, o mundo dos seus heterónimos, o mundo dos amigos que precisava imaginar porque não os tinha na verdade, e o verdadeiro, o que não se interessava com ele, para o qual ele não passava dum número, dum trabalhador qualquer? Um mundo incapaz de reconhecer uma personalidade cheia de sentimento, tumultuosa, um fogo escondido atrás de uma aparência anónima. Apesar de ter certamente reparado nisso inumeráveis vezes desde o seu nascimento, eu imagino Pessoa a sofrer cada vez mais ao receber desilusões da vida: a sua morte também pode ser vista neste sentido, pois o alcoolismo é uma forma de suicídio progressivo.
Na filosofia de Fernando Pessoa há um destino comum entre os seres humanos e a dor, e a vida é formada por esta união de sofrimento: “É isto que se chama a Vida” quer dizer que a verdadeira ciência das coisas da vida não pode existir sem a dor, e a nossa surpresa diante dos acontecimentos tristes é a prova disto: esta frase não é, como poderia parecer, uma simples afirmação de resignação, de quem quer fechar o assunto atribuindo as causas do sofrimento das pessoas a uma dimensão superior e inatingível; pelo contrário, é uma profunda reflexão sobre a natureza humana, que tem como consequência o descobrimento da liberdade de que goza quem vive com “a naturalidade das emoções espontâneas”: pois todos os conhecimentos, até os mais tristes, são liberdade.




MARIA SERENA FELICI

Stefano Valente: reflexão sobre o "Livro do Desassossego"


Exercício do nosso aluno Stefano Valente sobre a leitura de um excerto do "Livro do Desassossego":

O raio petrificado
A estética da guerra e o futurismo sensacionista de Pessoa



No extraordinário corpus textual de Fernando Pessoa (ou melhor: dele e dos seus heterónimos) e, sobretudo, no Livro do Desassossego, não faltam todas as marcas ressaltantes dos que foram os movimentos artístico-filosóficos da época e da formação do escritor. Os rastos do pensamento de Nietzsche, de Kierkegaard, de Bergson, de Whitman – só para citarmos alguns –, assinalam uma vereda não fácil. Uma vereda pisada pelos muitos eus de um universo/alma/mente sempre extraviado – e que sempre consegue reencontrar-se – pelas muitas encruzilhadas que o ar dos seus próprios tempos lhe oferece: aquele decadentismo todo europeu (e francês, maximamente) que nunca conseguirá libertar-se de um simbolismo à Pessanha, e a herança inesgotável do classicismo e do romantismo. E também a ruptura mecânico-sonora do futurismo. Tudo isso é – Pessoa é – de facto a complexidade do movimento que se afirmará com a muito vaga etiqueta do modernismo. Contudo, Pessoa habituar-nos-á a uma contínua revisão e reanálise do que o panorama da crítica literária tem por certo, bem nomeado e colocado.
O (apenas) ajudante de guarda-livros na Rua dos Douradores, Bernardo Soares, mostra bem o andar nunca previsível do pensamento e da estética de Pessoa.
Antes de mais, é preciso notarmos que Bernardo Soares – o “autor” do Livro do Desassossego – ganha imediatamente este bissílabo, semi-, diante do agá de heterónimo: face aos vários Álvaro de Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro etc., ele talvez (temos sempre que usar o talvez com respeito a Pessoa) se torne o Outro por excelência do escritor, o seu – digamos assim – “segundo eu”. Pois (será o próprio Pessoa a afirmá-lo) «não sendo a personalidade a minha, é, não diferente da minha, mas uma simples mutilação dela. Sou eu menos o raciocínio e afectividade».
(Definir sempre por faltas, por ausências e negações. Porque, na constelação-fragmentação dos Pessoas debruçados sobre o imenso espelho da vida e do sonho, é mais simples determinar o que não é.)
Dividido entre a procura da indiferença, da estudada serenidade fidalga e elegante, e a inelutável, humana dependência do sentir (e sentir muito), não pode que ser o semi-heterónimo Bernardo Soares a consertar a colectânea de pensamentos, sonhos, teorizações, desalentos e euforias – de «impressões sem nexo, nem desejo de nexo» – que constitui o Livro do Desassossego.
Nesta obra-não obra (1) Soares/Pessoa, niilista além do niilismo, dá-nos uma estética da guerra que firma o momento terrível da luta, que fixa e bloqueia o momento em que a morte se faz soberana – o instante-triunfo dos futuristas puros, dos fieis sucessores de Marinetti. O raio da destruição, que tanto fascinará muitos povos e regimes desse ’900 mal começado, no periférico Portugal de Pessoa afrouxa-se, gela-se e petrifica-se, até regressa ao seu estádio embrionário: «O lado estético da guerra» – isto é, o que realmente interessa ao ajudante de guarda-livros lisboeta, sempre em busca da não-perturbação, sempre atraído pela miragem de uma lucidez apática – «não está nos combates nem nas campanhas. Está nos preparativos»(2).
Agora, a respeito dessa definição no Livro do Desassossego, surge um dilema. Trata-se, possivelmente, de um conceito que vai muito além da exaltação da violência e do tremendo que «essa Europa desmantelada» da I Guerra Mundial está a conhecer? Ou, pelo contrário é um limite do escritor, tão empenhado no seu espalhar-se, na sua proliferação de si mesmos, que não consegue canalizar a “electricidade” do moderno, desenvolvê-la até às últimas consequências?
Pois o pensamento do semi-heterónimo pára a um nível meramente estético, que cuida somente da estética, diríamos à Benedetto Croce. O fascínio das «sinistras coisas elementares dentro de nós», da mesma «matéria de que as tragédias são feitas» – continua Bernardo Soares – é, sim, «uma coisa grande». Mas, no fundo, o que conta é só o próprio «mistério da Natureza»: «o estético, o elegante das coisas é (…) sempre uma coisa que elas formam e não tem relação nenhuma com a natureza delas».
Talvez a resposta seja que, de qualquer maneira, tudo se renova, se reconstrói, através do eu multiplicado de Pessoa. O verdadeiro futurismo literário português conseguirá encontrar a sua primeira expressão (3) na Ode Marítima escrita mesmo pelo engenheiro naval Álvaro de Campos, o homem da cidade e da máquina, outro heterónimo pessoano. Mas será mesmo a partir dessa Ode, no segundo e último número da revista «Orpheu», que o futurismo lusitano (4) adquirirá a marca específica de sensacionista.
Di-lo-á Alberto Caeiro, o heterónimo-mestre segundo o próprio Pessoa, num texto presumivelmente de 1916:
«1. Todo o objecto é uma sensação nossa; 2. Todo o objecto é uma sensação em objecto; 3. Portanto, toda a arte é a conversão de uma sensação numa outra sensação».

A Grande Guerra e a problemática situação política interior de Portugal marcarão a breve estação do futurismo no extremo Oeste da Europa. Em 1918, com a partida de Almada Negreiros para Paris logo depois dos prematuros falecimentos de Santa Rita Pintor e Amadeo de Souza Cardoso (5) , pelas ruas e vielas sombrias e deslumbrantes de Lisboa só ficam os inúmeros, eternamente desassossegados, Pessoas. O futurismo português, recém-nascido, já acabou. Mas foi logo diferente de todos os outros futurismos. Talvez porque, como ressaltou Luciana Stegagno Picchio, «in mano a Fernando Pessoa anche il Futurismo diviene un’altra cosa» (6) .

STEFANO VALENTE


(1) Editada apenas em 1982, graças ao difícil trabalho de Teresa Sobral Cunha, Jacinto do Prado Coelho e Maria Aliete Galhoz.
(2) O professor da Universidade Federal da Bahia Sandro Ornellas (Poéticas e políticas da desterritorialização: notas de pesquisa) cita «o final do famoso texto de Walter Benjamin sobre a obra de arte e sua reprodutibilidade técnica (Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit, 1936), que trata do surgimento da estética da guerra com o uso da tecnologia vanguardista por parte dos regimes totalitários nos grandes desfiles, no seu traço espetacular, esportivo e guerreiro, nos quais a massa vê seu próprio rosto conjugado à apoteose “fascista da guerra”».
(3) Ou talvez a segunda, se pensamos nas sonoridades redondantes da Ode Triunfal, no n.° 1 do «Orpheu».
(4) O futurismo que é também o do Mário de Sá-Carneiro dos poemas Manucure e Apoteose, dos artistas Santa Rita Pintor e Almada Negreiros (e de todos os outros da Conferência Futurista de 4 de Abril no Teatro República de Lisboa).
(5) O suicídio de Sá-Carneiro é de dois anos antes.
(6) «Dalle avanguardie ai modernismi. I nomi e le cose in Portogallo e Brasile» – in Nel segno di Orfeo, 2004.

Isabella Mangani: reflexão sobre o "Livro do Desassossego"



Exercício da nossa aluna Isabella Mangani sobre a leitura de um excerto do "Livro do Desassossego": "Conselhos às mal-casadas"




Eis-me, eu sou para ti. Tu que nem tens consciência da minha existência. Como poderias? A minha corporeidade é alheia a mim mesma, ando a viver a minha vida num corpo que meu não é. Tu, minha alma que só te revelas quando estás sozinha e que nenhum espelho – por mágico que seja – é capaz de refletir. O que é que eu vejo, aí? Uma cara de jovem virtuosa, cabelo apanhado e uma certa rigidez de esqueleto que me permitem ser admirada quando ando na rua. Lá estão, os vizinhos, as bisbilhoteiras que tentam dissimular mas falam de mim, pensam em mim... “Olha lá, parece uma bailarina clássica, o chão nem dá pelos seus passos, de tanta delicadeza e suavidade”. Leio os seus pensamentos como os balões de uma história aos quadrinhos e reconheço muito bem aquelas olhadas: eu sou mestra, na arte da dissimulação. E perscruto-os, e dissimulo. O meu apetite, a minha fome de nudez, cores vivas e gestos toscos. Porque ser manifesto é uma grosseria.
Hoje a vítima do meu quotidiano, subtil crime de libertação vai ser... vai ser... a regateira ou o jovem advogado do terceiro andar? Ou até o Nuno, meu eterno amigo? Ainda hei-de pensar.
Às vezes, enquanto descasco batatas na cozinha, ouço rádio ou me visto para ir a um serão de beneficência, fantasio. A sensação de força e poder que me dá o saber que o meu espírito está livre de ir à rédea solta por quanto o meu corpo esteja enjaulado, ou eu o sinta tal, é comparável somente à emoção que me floresce no peito quando vejo as minhas fantasias assumir uma forma concreta.
Escolhi. O primeiro pensamento é sempre o certo. Pouco importa a sua aparência, nem sequer me quero lembrar dos olhos dela. O que me interessa é o contacto. Ou melhor ainda, o que acontece dentro de mim, o embaraço de fios que me entrelaça o estômago quando sei que tudo está pronto e o sonho que sonhei se irá tornar realidade. No instante depois, é já tudo inútil. O truque está em arquitetar logo outro crime. Da janela que dá para a Rua Grande, vejo-a aproximar-se do meu prédio. Como cada dia, o Senhor Pinheiro da Silva chamou-a para entregar alguns víveres para o seu apartamento. Depressa, hei-de sair agora. Enquanto no espelho arranjo uma madeixa, vejo outros olhos espreitar furtivamente para fora dos meus, a luz que sempre me ilumina antes de um dos meus crimes de sensualidade. Precipito-me pelas escadas abaixo, atenta em afrouxar o passo um andar antes de encontrá-la. Um degrau para baixo eu, forçadamente lenta para curtir melhor o instante a vir; um degrau para acima ela, passos pesados pelos andares saídos até cá, maravilhosamente ruidosos, toscos e suados. Tudo acontece nos segundos em que partilhamos o mesmo degrau: a minha espinha dorsal relaxa-se um bocado, só um bocadinho, uma alça desliza para baixo. Nossos ombros tocam de leve. Último detalhe: em continuar a minha descida, viro ligeiramente a cara e olho para acima. Ali estão, os seus olhos, procurando os meus. Um instante que já passou, tal como eu queria. Não se deter, este é o segredo.
E amanhã? Qual vai ser a vítima do meu crime de libertação? Deixa-me pensar...

ISABELLA MANGANI

Elisabetta Bonvino



Concluído com grande sucesso o convénio internacional de apresentação do projecto EUROM5, "Attraverso le lingue - L'intercomprensione, in ricordo di Claire Blanche-Benveniste", o grupo de Português quis homenagear a principal organizadora deste evento, Professora Elisabetta Bonvino, com a leitura pública de uma poesia a ela dedicada.
Para os leitores de Via dei Portoghesi, aqui deixamos a poesia.



Tensão e silêncio em redor do teu gesto
espada e parto e carícia no Universo.

Envolvido por teu gesto – agitar de cabelos –
o Universo pára.
Afastado por teu gesto – compor de páginas –
o Universo espera, atento.
Teu gesto magnético. Magnético.
Silêncio. O Universo suspenso do silêncio.


[teu risco superado, concluído , assimilado
em fruto maduro, dulcíssimo perfume]


Liso vestido longo, liso
grato, assente com inefável graça
no cálido movimento do teu ser mulher.


[desordem, baralhar de livros e cobertas,
campestre, de pratos e perfume, de jóias e de cores…]

Pulsa teu coração, freme teu seio
e tua inteligência de menina, linha recta, cinde em dois o mundo.

Perfuma o ar, colora a cidade,
tua presença que assenta
teu gesto que move.

Lisa e longa a seda longa e lisa
sobre a agitação pressentida
– às vezes palpável –
do teu ser mulher.

Em redor de ti se cumpre de uma certa maneira silenciosa o Universo.






Francisco Maria Leote
Roma, 21 de Outubro de 2011

mercoledì 19 ottobre 2011

Tapeçarias de Portalegre em Roma - 3 Novembro, IPSAR


3 novembre - Galleria IPSAR: “L’Arazzo di Portalegre – Espressione Contemporanea di un’Arte Secolare”

Un pezzo raro di Bruno Munari, un arazzo di Portalegre (Portogallo) del 1985 è esposto per la prima volta a Roma, nella Galleria dell’Istituto Portoghese di Sant’Antonio in Roma.
Integrata nell’esposizione “L’Arazzo di Portalegre – Espressione Contemporanea di un’Arte Secolare”, dal 3 al 27 Novembre 2011, quest’opera di Munari accompagna un insieme di opere dei più importanti artisti plastici portoghesi suoi contemporanei che presentano la loro attività nell’ambito della Manifattura di Arazzi di Portalegre (MTP) nel corso degli ultimi 70 anni.


La Manifattura di Arazzi di Portalegre è uno dei pochi centri al mondo dedicato ad una delle più antiche e ricche forme artistiche della cultura occidentale: l’arazzo murale. L’Arazzo di Portalegre è un’opera d’arte originale che risulta da una sintesi unica tra l’artista plastico, la disegnatrice e le tessitrici. Più di 200 artisti portoghesi e provenienti da altri paesi hanno già collaborato con la Manifattura di Arazzi di Portalegre, tra i quali, oltre a Munari, ricordiamo Jean Lurçat, Le Corbusier, Sonia Delaunay, Almada Negreiros, Vieira da Silva, Álvaro Siza, Cargaleiro, Júlio Pomar, Menez, Lourdes Castro, Graça Morais, Rui Moreira, Rigo 23.



Il Rettore dell’Istituto Portoghese di Sant’Antonio in Roma
Mons. Agostinho da Costa Borges

sotto l’alto patrocinio di S. E. l’Ambasciatore del Portogallo Presso la Santa Sede
Dott. Manuel Tomás Fernandes Pereira

ha il piacere di invitare la S.V.
all’inaugurazione della mostra


“L’Arazzo di Portalegre – Espressione Contemporanea di un’Arte Secolare”

che avrà luogo giovedì 3 novembre 2011 alle ore 18.00


La mostra rimarrà aperta sino al 27 novembre 2011
dal mercoledì alla domenica, dalle ore 16.00 alle ore 19.00

Ingresso libero

Istituto Portoghese di Sant’Antonio in Roma
Via dei Portoghesi, 6 - 00186 Roma
www.ipsar.org



Manufactura de Tapeçarias de Portalegre
www.mtportalegre.pt



« Come opera d’arte e forma di espressione artistica a disposizione dei pittori, l’Arazzo di Portalegre ha sempre accompagnato i movimenti artistici.
Con appena 75 anni di vita l’Arazzo di Portalegre, utilizzando una tecnica specifica di tessitura manuale, conosciuta come “punto di Portalegre”, si è imposta in un paese di grandi tradizioni tessili, ma dove l’arazzo era sinonimo di Francia o Fiandre. Dal Portogallo si è sviluppata nel mondo ed oggi è presente in tutti i continenti.
Con l’inserimento di grandi nomi nell’arte contemporanea la Manifattura di Portalegre mantiene viva una delle più antiche e ricche forme d’arte della civilizzazione occidentale: l’arazzo murale.
Le opere di oltre 200 pittori portoghesi e stranieri sono già state introdotte nell’Arazzo di Portalegre.»

(Vera Fino, Direttrice della Manifattura di Arazzi di Portalegre)


« Accanto ad Almada, alla visione urbana e marittima di Cargaleiro, all’eccelsa Vieira da Silva o alla tellurica Annunciazione di Graças Morais, vediamo il Telegramma Urgente di Bruno Munari, il grande artista, grafico e designer italiano, a sottolineare l’indole internazionale della Manifattura degli Arazzi di Portalegre e il dialogo che l’Istituto Portoghese di Sant’Antonio ha sempre mantenuto ed potenziato in ambito culturale con l’Italia e con Roma. Ha contribuito a questa intensificazione l’inaugurazione della galleria d’arte, nel mese di Dicembre del 2002, insieme ad una vasta programmazione culturale che ha incluso conferenze, corsi di lingua e cultura portoghese e l’apertura della biblioteca e del fondo archivistico. Una programmazione che si distingue, in modo particolare, per la nostra intensa attività musicale, favorita da tre anni dall’inaugurazione di un nuovo e grande organo concepito da Jean Guillou e la cui ricca programmazione è stata sapientemente orientata dal nostro organista titolare, Mº Gianpaolo Di Rosa. É con orgoglio che possiamo dire che Sant’Antonio dei Portoghesi si trova oggi nel circuito della migliore musica europea, offrendo settimanalmente, ad un pubblico sempre più vasto, un concerto di organo eseguito da interpreti di fama internazionale.»

(Mons. Agostinho da Costa Borges, Rettore dell’Istituto Portoghese di Sant'Antonio in Roma)


Ferena Carotenuto: reflexão sobre o "Livro do Desassossego"


Exercício da nossa aluna Ferena Carotenuto sobre a leitura de um excerto do "Livro do Desassossego".


Estética s. f. Ciência que trata do belo em geral e do sentimento que ele desperta em nós; beleza (Dicionário Priberam da Língua Portuguesa).
Bom adj. 1. Que é como deve ser ou como convém que seja. Bem (latim bene) s. m. 1. O que é bom, lícito e recomendável. 2. Conjunto de benefícios. 3. Pessoa amada (Dicionário Priberam da Língua Portuguesa).

“Quando Ele abriu o segundo selo, ouvi o segundo vivente que dizia: «Vem!» 4E saiu outro cavalo, que era vermelho; e ao cavaleiro foi dado o poder de retirar a paz da terra e de fazer com que os homens se matassem uns aos outros. Foi-lhe dada, igualmente, uma grande espada. (...) E, quando Ele abriu o quarto selo, ouvi a voz do quarto ser vivente que dizia: «Vem!» 8Na visão apareceu um cavalo esverdeado. O cavaleiro chamava-se «Morte»; e o «Abismo» seguia atrás dele. Foi-lhes dado poder sobre a quarta parte da terra, para matar pela espada, pela fome, pela morte e pelas feras da terra.” Ap., 6.
O assunto que abre este fragmento do L.do D. segundo o meu ponto de vista é discutível: “todas as coisas deste mundo e do outro mundo podem ser encaradas sob um aspecto (...) elegante (...), quer elas o sejam, quer não. “
É o aspecto que é indiferente à essência das coisas, sejam elegantes ou indecorosas. Então, o autor para diante da realidade superficial das coisas, confessando a impossibilidade ou a recusa de conhecer as coisas como elas são verdadeiramente. Só o aspecto é importante, não o é a verdade. A verdade, ou o falso, desta maneira, são equivalentes: uma garrafa cheia de veneno, com formas bonitas, deve ser melhor do que uma garrafa feia na forma, mas cheia de elixir; ou, pelo menos, equivalente.
Segundo B.S. o mau, o horrível, são dignos de ser representados. Porém o mau, o sórdido não existem em si e por si como conceitos absolutos: eles definem-se como faltas. O mau existe somente como falta do Bem e o horrível define-se só como falta do belo, do maravilhoso. A falta do Bem é causada pela caducidade do mundo ou da Natureza, como o autor reconhece no mesmo fragmento; um mundo limitado, mortal, que decai, desaparece e se desintegra não deveria ser o único parâmetro de juízo, senão deixar-nos intuir a existência de um outro mundo, onde existe o Bem absoluto, ao qual deveríamos aspirar, também na criação artística, e portanto poética. É lógico que a criação artística propende à representação da beleza, ou dito melhor, propende à tentativa de alcançar a perfeição, sabendo que a perfeição absoluta não pertence a este mundo.
Nesse caso, o autor supõe a existência absoluta do mau, admite a falta da presênça divina na nossa vida: “Assim, não sabendo crer em Deus, e não podendo crer numa soma de animais, fiquei, como outros da orla das gentes, naquela distância de tudo a que comummente se chama a Decadência“ (L.do D., 1). Falta-lhe a idéia da imortalidade, rechaça a concepção do homem como criatura filha de Deus, caída do seu estado de felicidade pela sua própria liberdade de escolha entre o Bem e o Mal. Se, como afirma B. S., “o estético (...) não tem relação nenhuma com a natureza das coisas“ (que nós deixa distinguir entre coisas dignas de ser representadas e outras não dignas), será possível admitir praticamente tudo como expressão artística, também excrementos humanos como obra de arte: http://it.wikipedia.org/wiki/Merda_d'artista.
Desde quando, como disse Nietzsche, “Deus é morto“, assunto partilhado parcialmente pelo autor (L.do D., 1)., o Feio, o Mau serão dignos de representação: filmes pornográficos, filmes de pedofilia, filmes feitos pelos terroristas onde se exibem decapitações de prisioneiros inocentes, tudo isto pode pesquisar livremente na web.

O Feio, o Mau, o sórdido são expressões da falta de Bem. O Bem, para os Cristãos, coincide com o Amor. Portanto, o Feio e o Mau são produtos do oposto do Bem, são expressões do Ódio.
Aqui temos uma ligação lógica com o resto da dissertação, com a guerra. O que é a guerra, senão a manifestação de um ódio colectivo, de milhões de pessoas para outros milhões de pessoas? O ódio pode ser estético? Hoje há em alguns países “a jornada do ódio“: será estética também esta? Finalmente o mesmo autor não pode sustentar mais a sua hipótese da beleza da guerra: ela é suja, é furiosa, sinistra, trágica. Nenhuma destas coisas é estética.
Os povos pagãos antigos, mais sábios de que nós, raramente representaram a guerra na arte: representavam a vitória, os triunfos.
Segundo o autor, o lado estético da guerra consistiria nos preparativos. É claro que, nos anos trinta do século passado, B. S. não podia conhecer as teorias de John Nash:
http://en.wikipedia.org/wiki/John_Forbes_Nash,_Jr., ou melhor expresso na ligação matemático-lógica seguinte:
http://en.wikipedia.org/wiki/Cooperative_game: é possível acordar-se com as pessoas a nós hostis de maneira satisfatória para todos. É claro que não é fácil alcançar um acordo, e que isto requer inteligência, paciência e elasticidade mental, porém vale a pena!

Ferena Carotenuto

Vilma Gidaro: reflexão sobre o "Livro do Desassossego"




Exercício da nossa aluna Vilma Gidaro sobre a leitura de um excerto do "Livro do Desassossego".




Pediram-me de reflectir sobre um texto ou sobre um sonho?
Começo interpretando o texto:
É parte do “livro do desassossego” escrito por Bernardo Soares, uma das personalidades de Fernando Pessoa ou o seu heterónimo. Ele escreve sobre a boa maneira de sonhar, com uma linguagem bastante complexa. Acho que neste texto Soares quer dizer que a infelicidade e a tristeza introduzem, como uma escada, ao sonho. Então estes estados de ânimo ajudam a bem sonhar. Pelo contrário não convém utilizar artifícios, físicos ou mentais que sejam. Sonhar é uma arte passiva, continua a argumentar o autor, então é o caso que, quem gosta de sonhar, fique passivo e inerme. Gosto da definição: sonhar é deixar-se possuir por si próprio.
Reflectindo sobre o sonho:
Para mim, sonhar não tem limites, não é possível dar-lhe um rumo e não sei se é o que se deseja ou o que se teme. O sonho vai onde quer e não seria correcto dar-lhe um sentido diferente, opor-se à sua vontade.
O corpo está talvez dentro do sonho, mas não é verdade, não há nada de físico no sonho, se bem, que, às vezes, podem sentir-se emoções também corporais. Um sonho não se pode contrastar, só se pode acordar e acabar, assim, o sonho, mas, sempre, depois de ter acordado, sofre-se imenso, porque não se pode saber o que significava ou o que queria dizer a ti mesmo
Nada de físico no sonho e nada de irreal. Todo o sonho é verdade, mas duma substância diferente, num lugar diferente e talvez num momento da vida que não está nem aqui nem noutro lugar, parte da vida mesma, mas de densidade abstracta.
Inútil desejar um sonho dormindo. Única possibilidade de conseguir sonhar um sonho definido é fazê-lo no estado de vigília.
Mais não sei dizer e para mim é já muito, e é fruto dum sonho estar aqui a reflectir sobre um texto de Fernando Pessoa, porque eu não estaria pronta a fazer isto, com a minha escassa preparação cultural de pequena enfermeira e informática, mas sonhar é a boa maneira de chegar a situações irreais ou extraordinárias.




Vilma Gidaro

martedì 18 ottobre 2011

Rita Marnoto em Roma para "Il Risorgimento visto dagli altri"





http://www.uniroma1.it/sapienza/archivionotizie/il-risorgimento-visto-dagli-altri

A grande italianista portuguesa, docente na Universidade de Coimbra, Profª Doutora Rita Marnoto, vai estar em Roma na próxima sexta-feira para o convénio internacional "Il Risorgimento visto dagli Altri" promovido pela Università degli Studi di Roma La Sapienza.

Rita Marnoto vai intervir pelas 15.00 horas de 21 de Outubro, na segunda sessão científica do congresso (Edificio di Lettere, Aula Odeion).



A sua comunicação intitula-se «Être à l’extrémité de l’Europe. Il Risorgimento visto dal Portogallo»




MAIS INFORMAÇÃO:
venerdì 21 ottobre 2011 ore 9.30
aula magna – palazzo del Rettorato
venerdì 21 ottobre ore 15.00
aula Odeion – edificio di Lettere
piazzale Aldo Moro 5, Roma
sabato 22 ottobre 2011 ore 9.30
aula Levi della Vida, ex vetreria Sciarra
via dei Volsci 112, Roma

Venerdì 21 e sabato 22 ottobre si terrà il convegno Il Risorgimento visto dagli altri, evento che farà il punto su come le culture europee e americane hanno seguito, recepito, interpretato il processo risorgimentale, dai primi decenni dell’Ottocento fino ai giorni nostri. Studiosi provenienti da tutto il mondo (Stati Uniti, America latina, Portogallo, Spagna, Francia, Inghilterra, Germania, Austria, Ungheria, Grecia, Polonia, Russia, Cina) esporranno il modo in cui intellettuali, letterati e storici del proprio Paese hanno rappresentato nel tempo il Risorgimento italiano.
Il coordinamento scientifico dell’iniziativa, inserita nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità, è a cura di Giulio Ferroni, Beatrice Alfonzetti e Silvia Tatti, docenti di Letteratura italiana della Sapienza. Alla giornata inaugurale parteciperanno il rettore Luigi Frati, la preside della facoltà di Filosofia, lettere, scienze umanistiche e studi orientali, Marta Fattori; il direttore del dipartimento di Studi greco-latini, italiani, scenico-musicali, Leopoldo Gamberale; il presidente della Società Dante Alighieri, Bruno Bottai.
L’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti. È necessario iscriversi al convegno inviando una mail a cerimoniale@uniroma1.it entro lunedì 17 ottobre.
Coordinamento organizzativo: Cerimoniale T (+39) 06 49910291-0385-0541 cerimoniale@uniroma1.it
Relazioni con i media:Ufficio stampa e comunicazione T (+39) 06 49910035 – 06 49910034
Info
Beatrice Alfonzetti
beatrice.alfonzetti@uniroma1.it
Giulio Ferroni
giulio.ferroni@uniroma1.it

Esta semana: Eurom5 - convénio em Roma Tre



http://viadeiportoghesi.blogspot.com/2011/09/20-21-ottobre-convegno-attraverso-le.html

Convegno Internazionale

Roma, 20 – 21 ottobre 2011
Università degli studi Roma Tre
Aula Magna - Facoltà di Lettere e Filosofia
Via Ostiense, 236 - Roma

Attraverso le lingue
L'intercomprensione, in ricordo di
Claire Blanche-Benveniste







Il convegno Attraverso le lingue si propone di ricordare Claire Blanche-Benveniste invitando vari specialisti a discutere i temi cui la grande linguista ha dato un cruciale contributo, tra i quali soprattutto l’intercomprensione.
Il convegno è anche l’occasione per presentare l’ultima versione del volume EuRom5. Leggere e capire cinque lingue romanze edito da Hoepli e la sua versione on-line. Di EuRom5 verranno illustrati i presupposti concettuali e verranno offerti resoconti di esperienze e dimostrazioni pratiche.




PROGRAMMA

Giovedì 20 ottobre 2011

8.30 – 9.00 REGISTRAZIONE

9.00 - 9.45 SALUTI
Guido Fabiani Rettore dell’Università Roma Tre; Pierre Janin Rappresentante della DGLFLF; Franca Orletti Direttrice del Dipartimento di Linguistica; Guillaume Blanche e Manuel Blanche

9.45 -10.00 PRESENTAZIONE
Raffaele Simone (Università Roma Tre) e Elisabetta Bonvino (Università Roma Tre)

10.00 -10.45 PLENARIA
Filomena Capucho (Universidade Católica Portuguesa de Viseu) L'Intercompréhension: l'innovation déclinée au passé, au présent et au futur

10.45 -11.15 Paolo Balboni (Università Ca’ Foscari, Venezia) Coordinate epistemologiche ed etiche della didattica dell'intercomprensione
11.15-11.30 Coffee break

11.30-12.00
Dolores Álvarez & Claudia Pietri («Union Latine - Direction Promotion et Enseignement des Langues») L’Intercompréhension, un outil incontournable pour le plurilinguisme

11.30-12.00 Doina Spița (« Al.I.Cuza » Iaşi e Université Sorbonne, Paris IV) L'Intercompréhension: retour sur sa définition dans la perspective de Blanche-Benveniste

12.00-12.30 Pierre Escudé (I.U.F.M. Midi-Pyrénées, Université Toulouse Le Mirail) L'Intercompréhension et le CLIL: les enjeux de l'intégration disciplinaire

12.30 -13.00 Isabel Uzcanga Vivar & Araceli Gómez Fernández (Universidad de Salamanca) Les inférences lexicales dans l'intercompréhension
13.00 -14.00 Pausa pranzo
14,00- 15.00 ATELIER EUROM5 Dimostrazione e applicazioni

15.00- 16.30 LA METODOLOGIA EUROM: CONFRONTO DI ESPERIENZE
Elisabetta Bonvino (Università Roma Tre), Sandrine CADDÉO (Université de Provence), Salvador Pippa (Università Roma Tre) Presentazione « EuRom5 » metodologia, manuale e sito
Elisa Fiorenza (Università Roma Tre) EuRom5 on-line: osservazione delle strategie
Mathilde Anquetil (Università di Macerata) Quale inserimento istituzionale per l'intercomprensione nell'università italiana?
Serena Faone & Giulia de Santis (Università Roma Tre) EuRom a scuola: sperimentazioni con bambini
Diego Cortés Velásquez (Università per Stranieri di Siena) Dalla comprensione scritta alla comprensione orale: una sperimentazione in Colombia
16.30-17.00 Coffee break

17.00-17.30
Eric Castagne (Université de Reims) Dynamique des inférences et intercompréhension des langues voisines : des langues apparentées aux langues non apparentées

17.30-18.00 Marie Pierre Escoubas Benveniste (Sapienza Università di Roma) Intercompréhension des langues proches spécialisées et textes techniques


Venerdì 21 ottobre 2011

9.00-9.30 SALUTI
Francesca Cantù Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Roma Tre

9.30-10.00 Manuel Tost Planet, (Universitat Autònoma de Barcelona) Les perspectives multimodales de l’intercompréhension aujourd’hui

10.00-10.30 Christian Ollivier (Université de La Réunion) Quelle place pour la perspective actionnelle dans la didactique de l'intercompréhension?

10.30-11.00 M. Helena Araujo e Sa (Universidade de Aveiro) C’est un thème qui me tient à cœur! : sujets de discussion dans une formation à l’intercompréhension par l’intercompréhension
11.00-11.30 Coffee break
11.30-12.00
Maddalena De Carlo (Università di Cassino) Oltre l'intercomprensione: i benefici di una formazione collaborativa, a distanza, plurilingue
12.00-12.30 Antonella Benucci (Università per Stranieri di Siena) Intercomprensione e intercultura
12.30-13.00 Yasmin Pishva & Christian Degache (Université de Grenoble) Démarche réflexive sollicitée et incidente dans une formation en ligne à l'intercompréhension
13.00 -14.30 Pausa pranzo
14.30-15.00
Marie-Christine Jamet (Università Ca’ Foscari, Venezia) Oral et intercompréhension: états des lieux et perspectives
15.00-15.30 Esteve Clua (Universitat Pompeu Fabra, Barcelona) Universals lingüístics i intercomprensió oral entre les llengües romàniques
15.30-16.00 Ruggero Druetta (Università di Torino) Sul valore euristico di "machin": un ponte tra "approche pronominale" e intercomprensione
16.00-16.30 Coffee break

16.00 - 18.00
TAVOLA ROTONDA I temi di Claire
Coordina Raffaele Simone (Università Roma Tre)
Marie-José Béguelin (Université de Neuchâtel), Emanuela Cresti (Università di Firenze), José Deulofeu (Université de Provence), Philippe Martin (Université Paris 7), Dominique Willems (Université de Gand)

18.00 – 18.30
Chiusura dei lavori


Informazioni e registrazione
Sito: www.eurom5.com

e-mail:
eurom5@uniroma3.it
eurom5.infoconvegno@gmail.com

Festival Liszt em Santo António dos Portugueses




FESTIVAL LISZT
2, 9, 16, 22, 23, 30 Ottobre 2011

Franz Liszt (Raiding 22 ottobre 1811 – Bayreuth 31 luglio 1886).
Compositore, pianista, organista, direttore d’orchestra di origine ungherese.
Musicista colto e virtuoso d’eccezione, viaggia in Europa presentandosi trionfalmente in concerto, ed innovando la relazione comunicativa con il pubblico.
Sviluppa ed esprime la sua concezione musicale soprattutto nel genere del poema sinfonico, creando pagine magistrali per il repertorio organistico, oltre che pianistico e orchestrale, nonché un numero enorme di trascrizioni di ogni tipo, anche di musica popolare.
Ormai al termine della sua vicenda terrena riceve gli ordini minori della Chiesa Cattolica.
La produzione musicale del mese di ottobre 2011 della Chiesa di Sant’Antonio dei Portoghesi in Roma, in un cammino ideale tra pianoforte e organo, e non escludendo altri compositori, è dedicata in particolare a lui, per ricordarne, con molte sue opere, il bicentenario della nascita.


Sabato 22 ottobre 2011, ore 19.00
Giorno del bicentenario della nascita di Franz Liszt

Concerto di pianoforte
Filipe Pinto-Ribeiro, Portogallo

PROGRAMMA:


Franz Liszt (1811-1886)


“Années de Pèlerinage”
- Première Année (Suisse): I. Chapelle de Guillaume Tell
- Deuxième Année (Italie): VI. Sonetto 123 del Petrarca
- Troisième Année: VII. Sursum corda (“Erhebet eure Herzen”)

Rapsodia ungherese n. 12, S 244

Sonata in si minore, S 178





Filipe Pinto-Ribeiro

Filipe Pinto-Ribeiro è considerato fra i maggiori pianisti portoghesi della sua generazione, concertista nelle maggiori sale europee.
Studi svolti al Conservatorio Tchaikovsky di Mosca con la Professoressa Liudmila Roshchina, con una borsa della Calouste Gulbenkian Foundation, conseguendo il dottorato in performance musicale con votazione massima.
Ha partecipato a master classes internazionali, con Eliso Virsaladze e Dmitri Bashkirov.
È concertista solista con orchestra (Slovak Philharmonic Orchestra, Armenian Philharmonic Orchestra, Orquestra Nacional do Porto, Orquestra Metropolitana de Lisboa, Kremlin Chamber Orchestra, Orquestra Clássica da Madeira e Camerata de la Caja Duero) sotto la direzione di Roman Brogli-Sacher, Gérard Caussé, Luis Izquierdo, John Nelson, Charles Olivieri-Munroe, Misha Rachlevsky e Marc Tardue.
Ha eseguito molte prime nazionali in Portogallo, fra cui la Ciaccona di Sofia Gubaidulina, i 24 Preludi e fughe di Schostakovich, il Concerto per piano e orchestra di Dvorák, il quintetto con pianoforte di Korngold e la versione pianistica delle Ultime Sette Parole di Haydn.
In formazioni cameristiche suona insieme a rinomati musicisti quali José Van Dam, Gérard Caussé, Pascal Moraguès, Alexander Kniazev, Eldar Nebolsin, Gary Hoffman, Ramón Ortega Quero e Christian Poltéra.
È membro dell’Archino Piano Quartet (in Bruxelles) e direttore artistico del DSCH - Schostakovich Ensemble, ensemble residente nel Centro Cultural de Belém in Lisbona.
Ha registrato innumerevoli dischi dedicati ai maggiori compositori classici e contemporanei, anche in duo con la pianista Rosa Maria Barrantes.
Il suo ultimo disco "Bach: Piano Transcriptions" è pubblicato dalla Companhia Nacional de Música.
È professore dell’Università Cattolica Portoghese.

www.filipepinto-ribeiro.com


Domenica 23 Ottobre 2011, Ore 18:30

Concerto di Organo

Giampaolo Di Rosa
Organista titolare Sant’Antonio dei Portoghesi in Roma


PROGRAMMA:


Franz Liszt (1811-1886)


Poema sinfonico « Orpheus »


Improvvisazione in forma di sonata ciclica sul nome di Bach

Fantasia e fuga sul corale “Ad nos, ad salutarem undam”





Giampaolo Di Rosa
Pianista, organista, clavicembalista, direttore artistico, compositore, improvvisatore, ricercatore.
Studi svolti in Italia, Germania, Francia e Portogallo, conseguendo sette titoli e diplomi, tra cui il Master in performance (2002) e il Dottorato in analisi musicale, entrambi approvati all’unanimità (2007).
Nel 2006 ha eseguito il ciclo integrale delle Sonate per pianoforte di W. A. Mozart e nel 2008 i grandi cicli organistici di O. Messiaen.
Il suo repertorio comprende compositori di ogni epoca, oltre all’improvvisazione, alle proprie opere e alla musica contemporanea.
Nel 2010/2011 a Sant’Antonio dei Portoghesi in Roma interpreta l’opera organistica di J.S. Bach in 15 concerti.
Nel 2012, a Porto (Chiesa del Seminario maggiore di cui è organista ad honorem) e a Roma (Sant’Antonio), eseguirà l’integrale di J. P. Sweelinck, oltre che, in quest’ultima sede, parteciperà nuovamente all’integrale organistica di O. Messiaen.
Attivo in numerosi ambiti di ricerca, con un ampio catalogo di opere, discografia e pubblicazioni, è professore di improvvisazione e analisi del Dipartimento di Musica dell’Istituto di Lettere e Umanistica dell’Università del Minho (Braga).
Nel 2010 è artist in residence della nota città organistica di Ratingen (Germania), sede di un prestigioso festival internazionale.
Già organista titolare dei monumentali organi iberici della Cattedrale Primaziale dell’Arcidiocesi di Braga, è direttore artistico di innumerevoli festivals organistici.
È nominato dal Rettore Mons. Agostinho Borges nel 2008 organista titolare del nuovo Grand’organo Mascioni della Chiesa di S. Antonio dei Portoghesi in Roma, avendo costituito uno dei maggiori festival organistici e di musica sacra internazionali a carattere permanente.
Il Presidente della Repubblica Portoghese lo ha insignito nel 2010 con il grado di Ufficiale dell’Ordine dell’Infante D. Enrico il Navigatore.
www.giampaolodirosa.org

Stefano Di Maggio em Coimbra



O nosso aluno, leitor e amigo Stefano Di Maggio está neste momento a fazer o seu programa Erasmus na cidade de Coimbra, mas não só...


O Stefano é árbitro e já está inscrito na Federação Portuguesa de Futebol!
http://www.afcoimbra.com/portal/page/portal/PORTAL_FUTEBOL/COIMBRA/COIMBRA_ASSOCIACAO/CONS_ARBITRAGEM/ARBITROS?amb=fpf&area=&sexo=&futebol=&categoria=&clube=&prova=&agente=998845&dia=&mes=&ano=&ant=&seg=&accao=ficha&linkclube=N&tipototal=JR&tipoagente=A
Ele escreveu-nos:
«Estou em Coimbra desde o dia 2 de Setembro e as aulas começaram a 12. Aqui já fiz muitos amigos. A cidade é pequena mas sempre tenho coisas para fazer.»



Muitos parabéns ao Stefano! E até breve!

lunedì 17 ottobre 2011

Tolentino de Mendonça - "Oração pelos Amigos"

mais uma escultura de Bela Silva



Uma nossa leitora e amiga enviou-nos este belíssimo texto do sacerdote e poeta José Tolentino de Mendonça, tão e por tantas vias ligado a Roma e à cultura portuguesa em Itália.




Aqui a publicamos com grande alegria.








ORAÇÃO PELOS AMIGOS






"Obrigado, Senhor, pelos amigos que nos deste. Os amigos que nos fazem sentir amados sem porquê. Que têm o jeito especial de nos fazer sorrir. Que sabem tudo de nós, perguntando pouco. Que conhecem o segredo das pequenas coisas que nos deixam felizes. Obrigado, Senhor, por essas e esses, sem os quais, caminhar pela vida não seria o mesmo.
Que nos aguentam quando o mundo parece um sítio incerto. Que nos incitam à coragem só com a sua presença. Que nos surpreendem, de propósito, porque acham mal tanta rotina. Que nos dão a ver um outro lado das coisas, um lado fantástico, diga-se.
Obrigado pelos amigos incondicionais. Que discordam de nós permanecendo connosco. Que esperam o tempo que for preciso. Que perdoam antes das desculpas. Essas e esses são os irmãos que escolhemos. Os que colocas a nosso lado para nos devolverem a luz aérea da alegria. Os que trazem, até nós, o imprevisível do teu coração, Senhor".

José Tolentino de Mendonça

martedì 11 ottobre 2011

Bela Silva - novo site



A artista portuguesa Bela Silva, cuja obra foi apresentada e muito apreciada em Itália há algum tempo atrás, comunica-nos o funcionamento do seu novo site:





Muitos parabéns... e até breve, de novo, em Itália!

"Cronaca di Rua 513.2" di João Paulo Borges Coelho - Edizioni Urogallo



Il libro

Una strada di una città coloniale africana, dall’insolito nome numerico di Via 513.2 fa da sfondo ai mutamenti sociali e politici della recente storia mozambicana. I nuovi arrivati si avvicendano infatti ai vecchi coloni portoghesi creando una nuova situazione urbana. Ma il fantasma del colonialismo, neppure tanto rarefatto, si manifesta quasi fisicamente nella figura degli spiriti dei vecchi coloni nella coscienza dei nuovi arrivati.
Il nuovo Paese, però, quello che sarebbe dovuto scaturire dall’indipendenza dal potere coloniale e dalla successiva Rivoluzione popolare, e che avrebbe finalmente fornito ai propri cittadini stabilità, prosperità e libertà, si divincola in mezzo a mille problemi, in situazioni nelle quali “things fall apart” – tutto il sistema crolla. Alla fine del libro, infatti, in un’economia stagnante e in un’atmosfera di sfacelo sociale, la Rua 513.2 vedrà “cadere” uno a uno anche i suoi nuovi abitanti, sotto le pesanti mazzate del fallimento economico privato o pubblico, della guerra o del carcere.
João Paulo Borges Coelho, in questo modo ci mostra con grande efficacia e senza filtri ideologici di alcun tipo, libero da schemi precostituiti, il fallimento del sogno dell’indipendenza del Mozambico, e il fallimento del nuovo stato nell’assicurare le condizioni indispensabili di vita ai propri cittadini.


L'autore

João Paulo Borges Coelho, nato a Oporto nel 1950, ma trasferitosi fin dall’infanzia in Mozambico, a Maputo, che allora si chiamava Lourenço Marques, è uno di quei discendenti di coloni che hanno scelto di rimanere in Africa e di abbracciare la cultura e la cittadinanza “attiva” del Mozambico.
Professore universitario all’Università Eduardo Mondlane di Maputo, tiene corsi di Storia dell’Africa Australe anche come guest professor all’Università di Lisbona, in Portogallo.
Disegnatore e sceneggiatore di fumetti fin dagli anni ’80, è poi entrato nel mondo della narrativa. Ha al suo attivo i romanzi Crónica da Rua 513.2 (2006), As Visitas do Dr. Valdez (2004), As Duas Sombras do Rio (2003), Campo de Trânsito (2007) e O Olho de Hertzog (2009), per il quale ha ricevuto il premio Leya. Si è dedicato anche al racconto, con le due raccolte Índicos Indícios – Setentrião e Meridião (2006), in via di traduzione in italiano, e alla “novela burlesca”, come viene definita nella stessa copertina, con Hinyambaan (2007).
Questo volume è il primo libro di João Paulo Borges Coelho pubblicato in Italia.


Il primo paragrafo del libro

La Rua 513.2 ha un nome aritmetico. Come se fosse il risultato di un conto preciso: 513,2 metri di lunghezza dal bosco fino al mare o 5,132 metri di larghezza nel caso in cui lasciassimo danzare la virgola. Come se avesse un’altitudine di partenza di 0,5132 metri sopra il livello del mare o fosse la cinquantunesima via virgola trentadue, contata, a partire da un misterioso centro, da una segreta “via numero zero” stabilita da un anonimo, ma potente progettista.


Contatta Edizioni Urogallo per ordini e prenotazioni!

Marco Bucaioni
Edizioni dell'Urogallo
Corso Cavour, 39
I-06121 Perugia
+39 075 5720560
+39 392 7129345

lunedì 10 ottobre 2011

"Bastardia" di Hélia Correia nella Casa delle Traduzioni - 12 ottobre, ore 18



Nonostante la fama di grandi navigatori, nella seconda metà dell'Ottocento per la maggior parte dei portoghesi il viaggio più lungo era quello che andava, tutte le domeniche, dalla propria casa alla chiesa. Ma il destino del giovane Moisés Duarte lo chiamava lontano. Nato nella provincia povera e rurale, Moisés incontra per la prima volta il mare nei racconti dello zio venuto dalla città. Da allora [leggi tutto ...] il ragazzo non smette di immaginare quell'immensa distesa d'azzurro, il canto delle sirene. E l'effetto del sortilegio con cui la madre lo ha fatto nascere. Il ragazzo parte. Dalla campagna alla città, verso l'oceano. Tra le miserie, le meschinità e le malelingue di quel piccolo mondo, Moisés continua ostinatamente a desiderare l'incontro con il mare. Attraverso una scrittura materica e al contempo lirica, Hélia Correia racconta una storia di superstizione e povertà che via via si fa magica. In una trama dai tratti impressionistici la scrittrice tesse una favola azzurra e universale come l'oceano.




Titolo del Libro: Bastardia
Autore: Correia Hélia
Editore: Caravan Edizioni

Data di Pubblicazione: 2011
Traduttore: Barca V. - Magi S.
ISBN: 8896717043 9788896717042



Casa delle Traduzioni – Istituzione Biblioteche Comune di Roma
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lunedì 3 ottobre 2011

"Il Covile": LA COMPASSIONEVOLE STORIA DI INES DE CASTRO





Il Covile continua a proporre opere poetiche che hanno allo stesso tempo incontrato il favore popolare ed ispirato generazioni di artisti, i quali quelle stesse opere hanno illustrate, musicate, messe in scena (si vedano i NN. 557, 581, 621, 644). Oggi è la volta della parte del canto III dei Lusiadi di Camões (su questo oggi politicamente scorrettissimo capolavoro contiamo di ritornare a breve) che narra la storia immortale di Ines e Don Pedro. Come sempre il testo è presentato nella traduzione in rima; tra le tante disponibili abbiamo scelto quella ottocentesca di Felice Bellotti, noto anche per avere collaborato con Vicenzo Monti alla sua insuperata traduzione dell'Iliade.

http://www.ilcovile.it/scritti/COVILE_659_Ines_De_Castro.pdf