venerdì 7 dicembre 2007

O Natal de Agustina Bessa-Luís


Nas vésperas da sua partida de Roma em fim de missão, o Conselheiro Cultural da Embaixada de Portugal junto do Estado Italiano, Dr. João Nuno Alçada, enviou-nos em circular este excerto de Agustina Bessa-Luís, traduzido em Italiano e relativo à quadra natalícia que se avizinha. Achámos oportuno, pois, publicá-lo.




Ah, chi non ha ascoltato la messa del mattino nel Monastero di Travanca, in quel vecchio tempo del Natale! […] La pietra era fredda, l’atrio era freddo; il sole illuminava soltanto i bordi del cimitero, tutto chiuso da lapidi con iscrizioni nere. Ma a me tutto sembrava d’oro, promettente, giovane come il sole che se ne stava al riparo, colorando di luce i “conchilhos” e le bacche morte del sambuco. Non usava adornare la casa con cedri e cardi e spighe dipinte. Si raccontavano delle storie, con quella feconda lentezza orientale, venuta dalla Mecca o da Arzila. Tra i capelli delle donne curve sul camino, io vedevo risplendere la piccola fiamma ovale, come se una lingua di fuoco discendesse su di loro. Servi e balie, tutti avevano questo segno distintivo dello Spirito Santo.


A volte, nelle ore della più profonda e più gradita solitudine, io mi intrattengo in quel Natale oscuro, delicato, popolato da gente coraggiosa e indifferente alla felicità. E penso che mi abbiano trasmesso un poco di quel sapere di maghi, simboleggiato dall’ oro, dall’ incenso e dalla mirra. L’oro fu la grande forza motrice del volere, l’incenso la conversione della morte in lode, la mirra rappresentò l’onore di possedere la terra e di liberarsene senza orgoglio, né tristezza, ed anche senza oblio.

Agustina Bessa-Luís in A Alegria do Mundo




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